Sonia Bernardo: contro la violenza sulle donne dobbiamo educare le nuove generazioni
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. Anni di battaglie, di campagne di sensibilizzazione, di iniziative e…..siamo ancora a dover ricordare e parlarne Nel triennio 2017-2019, secondo le risultanze dell’analisi condotta dal ministero della Salute e dall’Istat sugli accessi delle donne in Pronto soccorso, rilevati dal Sistema informativo per il monitoraggio dell’assistenza in Emergenza-Urgenza (EMUR), per approfondire la conoscenza del fenomeno della violenza di genere, le donne che hanno avuto almeno un accesso in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza sono 16.140 per un numero totale di accessi in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza nell’arco del triennio pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite).
Laddove le famiglie sono più a stretto contatto e trascorrono più tempo assieme, come avvenuto durante l’attuale pandemia, aumenta il rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza soprattutto se in famiglia vi sono gravi perdite economiche o di lavoro. Man mano che le risorse diventano più scarse, possono aumentare anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner. Quindi non bisogna mollare ma anzi tenere alta l’attenzione e riflettere sulle azioni necessarie per cambiare la cultura alla base delle violenze di genere: quella sulle donne, sulle persone LGBTQI+, sulle persone straniere o quelle con disabilità. Occorre lavorare fin dall’infanzia sulla creazione di relazioni positive e paritarie per educare alla non violenza. L’esercizio della cooperazione e della condivisione, l’abitudine all’ascolto partecipe, all’empatia, al rispetto, soprattutto se promossi sin dalla tenera età, incentivano lo sviluppo di un clima di accoglienza, prevengono fenomeni di discriminazione ed esclusione e favoriscono la capacità di stare in una relazione in cui la forza personale non si traduce e non si esprime nel dominio sull’altro.
E’ necessario affrontare con bambini, bambine e adolescenti i temi dell’educazione al rispetto, fornendo la possibilità di sperimentare un ambiente accogliente e non giudicante. Un altro aspetto fondamentale è poi quello di sviluppare la capacità di costruire relazioni basate sui principi di parità, equità, rispetto, inclusività, nel riconoscimento e valorizzazione delle differenze, così da promuovere una società in cui il libero sviluppo di ciascun individuo avvenga in accordo col perseguimento del bene collettivo.
Dobbiamo educare i nostri figli, i nostri studenti, ma a partire da noi stessi, da tutti noi. Occorre tenere alta l’attenzione, certo, e questo è un primo passo, ma la Giornata Internazionale serve se diviene memoria, attenzione e prassi di ogni giorno. Solo così possiamo dire che diveniamo e restiamo tutte e tutti umani.
*Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Massa Lubrense