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Quant’è difficile e rischioso il “mestiere di sindaco”: il mito della sicurezza assoluta!

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Una volta fare il sindaco di una città, piccola o grande, era quasi un passaggio obbligato per chi nutriva ambizioni di ascesa politica: l’esperienza di governo di una città rappresentava e rappresenta un momento formativo importante, anzi fondamentale, per comprendere le dinamiche che sovrintendono alla gestione della cosa pubblica nel nostro Paese. Oggi un sindaco rischia di perdere ogni chance futura per i rischi connessi al suo mandato comunale. L’ANCI, associazione dei comuni italiani, ha riacceso i riflettori su un tema di sempre più scottante attualità e che riguarda i “rischi” connessi alla funzione di sindaco e che investono l’aspetto civile, economico e penale in rapporto alle responsabilità insite nella carica. Oggi il quotidiano “Repubblica” dedica un ampio servizio al tema con gli interventi di Antonio Decaro, presidente nazionale dell’Anci, e di sindaci che fanno i conti con le conseguenze di vicende che, con la vigente legislazione, li chiamano in causa e li vedono indagati e anche condannati e di conseguenza sospesi dalla carica (legge Severino) per reati addebitatigli unicamente in rapporto alla carica ricoperta.

Stefania Bonaldi

Clamoroso il caso recente della sindaca di Crema Stefania Bonaldi finita sott’inchiesta per il cattivo funzionamento di una porta ignifuga in una scuola. Prima di lei la sindaca di Torino, Chiara Appendino, condannata in primo grado per gli incidenti di Piazza San Carlo. Una premessa è d’obbligo: la discussione che sta animando l’Anci e sta agitando le acque delle amministrazioni locali intende richiamare il legislatore sulla necessità e urgenza di adottare modifiche nell’ordinamento amministrativo affinché vengano introdotte garanzie a tutela dei primi cittadini i quali non possono rispondere, sul piano giudiziario, per qualunque vicenda e incidente che si verifichi sul proprio territorio e che non dipendono direttamente da loro. E’ il caso dell’Appendino a Torino, della Bonaldi a Crema e com’è accaduto a Fara San Martino in Abruzzo dove il sindaco è stato condannato per omicidio colposo a causa della caduta di un masso che ha ucciso una turista.

Marco Fiorentino

Non bisogna andare tanto lontano per capire di cosa stiamo parlando visto che proprio in Penisola Sorrentina, esattamente a Sorrento, nella tragica domenica dell’1 maggio 2007 la caduta del carrello di una gru che lavorava su una chiesa, provocò la morte di due donne cui è seguita una lunghissima vicenda giudiziaria (ancora in corso) che ha visto condannato per omicidio colposo il sindaco dell’epoca, Marco Fiorentino, con uno strascico giudiziario ancora in corso che ne ha oggettivamente e pesantemente condizionato la vita, sul piano personale e su quello politico.

Analoghe, tragiche vicende si sono verificate a Napoli: nel 2013 il crollo di un pino secolare a Via Aniello Falcone uccise una quarantenne alla guida dell’automobile e ancora prima, nel dicembre 2006, fu la caduta di un lampione a uccidere un’altra donna che in quel momento transitava sul suo motorino. Per queste vicende però i sindaci dell’epoca non furono chiamati a risponderne in sede giudiziaria per valutazioni legate all’impossibilità di addebitare al sindaco di una grande città la diretta responsabilità di tali incidenti. E’ assolutamente evidente che tali decisioni debbano essere sottratte alla valutazione del singolo giudice, ma essere inquadrate in un ambito normativo specifico che individui e rapporti le eventuali imputazioni alle effettive e dirette responsabilità di un sindaco e non piuttosto al semplice fatto di essere in quel momento il sindaco della città.

Giancristiano Desiderio

Ovviamente il ragionamento, per tutte queste vicende e soprattutto per quelle dagli esiti tragici, prescinde dall’umana pietà dovuta alle vittime e ai loro familiari. Esse rientrano in quello che lo scrittore Giancristiano Desiderio definisce il “mito della sicurezza assoluta” che, essendo praticamente impossibile da realizzarsi, richiede di essere riportato alla realtà e quindi a una rivisitazione delle responsabilità in capo al sindaco di una qualunque città italiana.

Alla vigilia delle amministrative d’autunno un po’ tutti i partiti stanno incontrando notevoli difficoltà a individuare i candidati sindaci anche per tutti i problemi che su di loro ricadono: come per esempio sottolinea Repubblica il “peso dei debiti” con cui i futuri primi cittadini dovranno fare letteralmente i conti. Infatti una recente sentenza della Consulta ha definito incostituzionali le leggi che hanno permesso di spalmare nell’arco di 30anni i debiti accumulati. Si parla di 1400 amministrazioni interessate da questo problema delle quali ben 1/3 sono campane.

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