La scomparsa di Peppino Iannuzzi, il ricordo di Raffaele Lauro
La scomparsa di Peppino Iannuzzi conclude un’epoca gloriosa di Sorrento. L’amicizia cinquantennale con Lucio Dalla e il contributo alla mia trilogia biografica sul grande artista.
di Raffaele Lauro
Carissima Adele, la scomparsa di Tuo fratello Peppino, dopo quella dolorosissima, anche per me, del Tuo adorato marito e mio fraterno amico, Giannino, ha aperto un’altra ferita profonda nel mio animo, ormai lacerato, da mesi, per la dipartita prematura, improvvisa e luttuosa, di tante persone care, presenti nella mia vita, fin dalla prima giovinezza. Ma la notizia che il mitico Peppino Iannuzzi ci abbia lasciato per sempre, mi ha letteralmente stravolto, nella commozione, con un uragano di inediti ricordi, fatti di preziose rivelazioni e di segreti, che Peppino, sempre così discreto, riservato e parco di parole, aveva custodito per anni e che mi volle affidare, bontà sua!, otto anni addietro, quando, su mia insistita preghiera, si prestó a diventare, insieme con Giovanni Russo, Angelo Leonelli, Gianfranco Villa, Gerardo Gargiulo, Antonino Siniscalchi e tanti altri, una delle fonti principali dei miei tre romanzi romanzi biografici su Lucio Dalla: “Caruso The Song – Lucio Dalla e Sorrento“, “Lucio Dalla e Sorrento Tour” e “Lucio Dalla e San Martino Valle Caudina“.
Una trilogia che ha restituito, a Sorrento e a San Martino Valle Caudina, il ruolo, ignorato tuttora dalle biografie ufficiali, che queste due località hanno avuto, nell’avventura artistica e umana, del grande artista bolognese, nonché nella vera matrice creativa del suo piu famoso capolavoro, “Caruso“. Peppino mi consentì anche di registrare le nostre lunghe conversazioni, che custodisco gelosamente, e che, in queste ore, ho riascoltato, non senza soggiacere ad un’intensa emozione. Un testimone unico, attendibile e illuminante non solo della sua amicizia fraterna con il grande artista, quasi cinquantennale, dal 1974 al 2012, ma di un’intera epoca, gioiosa, della Sorrento di quegli anni: una Sorrento spensierata, seduttrice e innamorata della vita, della musica, della bellezza, dell’amore, dell’arte, della seduzione, del sole e del mare. Quel clima meraviglioso, panico e luminoso, animato da Franco e da Peppino Iannuzzi, i Tuoi giovani e amatissimi fratelli, i due bellissimi dioscuri sorrentini, con il baricentro diurno, a Piazza Tasso, sulla terrazza del Bar Fauno o in barca, sul “Sant’Antonio”, a pesca o al sole sulla rotta di Capri, della Baia di Ieranto, di Positano e dei Li Galli, e con il baricentro notturno, nelle indimenticabili serate musicali della band dei “Flippers”, al Fauno Notte Club.
Quel clima galeotto, che stregó il piccolo e irsuto “clown” bolognese, allora sconosciuto, maestro nello “scat jazz“, legandolo a Sorrento e agli amici sorrentini, anche quando divenne una star mondiale della musica pop e un poeta unico della canzone italiana! Un amore sempre ricambiato dai sorrentini, da tutti i sorrentini, a partire dalla Famiglia Iannuzzi. Ciò che mi colpí di Peppino, ascoltandolo allora (ed oggi riascoltandolo!) fu la nitidezza entusiasta della sua generosa narrazione e la capacità coinvolgente di rendermi partecipe di una storia, umana e familiare, veramente straordinaria. La storia della Tua industriosa famiglia, cara Adele, guidata dalla Tua indimenticabile madre, Donna Assunta. Un gloriosa pagina familiare, come quelle di molte altre famiglie imprenditoriali sorrentine, appartenente di diritto alla storia turistica di Sorrento e alla sua fama di ospitalità nel mondo! Il Peppino orso, il Peppino silente e ombroso, il cui fascino misterioso seduceva l’universo femminile, si era dissolto. Chi mi narrava di Lucio e di quell’epoca, era un Peppino, sconosciuto ai più, euforico della vita, dell’amicizia, della bellezza e dell’amore! Per me, cara Adele, fu, quella, un’autentica rivelazione! E lo voglio ricordare, in questo triste distacco terreno, insieme con un forte abbraccio a Te, a Tua sorella Paola e ai Tuoi fratelli, Vittorio e Alberto, cosi, mentre mi raccontava come, lui e Franco, convinsero i Tuoi genitori, specie Tuo padre che era contrario, ad aprire il primo night club di Sorrento, i lavori manuali per l’allestimento del locale, le magiche notti con Lucio, che gli fregava il motorino per scorrazzare in giro, la gara per le conquiste amorose delle “straniere” e le pizze, fino all’alba, sempre con Lucio, alla “Ripetta“, la pizzeria by night, sulla Marina di Cassano.
Per me resta imperitura una sua considerazione finale, che serberò come particolare ricordo: “Prof, senza il nostro Fauno Notte Club, voluto fortemente da me e da Franco, forse Lucio non sarebbe mai arrivato a Sorrento e, nell’estate del 1986, senza il mio soccorso della sua barca in avaria nel porto di Capri, con il soggiorno obbligato all’Excelsior Vittoria e, poi, al Sorrento Palace, forse non sarebbe nata la sua canzone-capolavoro, ispirata anche dai racconti che mia madre Assunta gli faceva sul soggiorno e la morte a Sorrento del grande tenore Enrico Caruso. Un piccolo merito, forse, in questa vicenda che ha arricchito la storia turistica di Sorrento e la cultura musicale italiana, l’abbiamo avuta anche noi. Che ne pensi?“. Gli rispondo oggi, pubblicamente, come gli risposi, privatamente, nel 2013: “Senza nessun forse, fu un gran merito, quello Tuo e di Franco, e di questo Sorrento dovrebbe esserVi sempre grata!“. Certamente grato, lo sono stato e lo sarò sempre io! Grazie, caro Peppino!