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Il prof. Giampieri al Sindaco Coppola e all’Amministrazione: “E’ ora di dedicare un museo al Tasso”

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“Mi chiamo Giampiero Giampieri e vivo in Toscana, a Monsummano Terme patria di Giuseppe Giusti.  Ammiro immensamente Torquato Tasso, che è, secondo me, un genio assoluto, uno scrittore incomparabile. E non sono il solo a pensarla così, dato che il Tasso fu, dal Portogallo alla Russia, il poeta europeo più letto, tradotto, imitato dal ‘500 a tutto l’800. Bruno Bayen, scrittore francese, dice che fino al ‘700 il capolavoro del nostro poeta ebbe una diffusione “incredibile, inaudita”, paragonabile soltanto a quella novecentesca di Topolino e Paperino, i personaggi che resero Walt Disney famosissimo e ricchissimo.
Ho sempre letto e studiato Torquato Tasso. Nel 1995 pubblicai due libri: “T. Tasso. Una psicobiografia” (per Le Lettere di Firenze) e “Il battesimo di Clorinda” (edizioni dell’Erba). Ho pubblicato anche vari articoli e saggi su parecchie riviste. Soprattutto però mi premono i tre saggi che ho scritto su Torquato Tasso. In essi sostengo che la sua immensa fama europea ci porta a riconoscere, tra l’altro, nel poeta di Sorrento il vero ispiratore di “Hamlet” di William Shakespeare.

Chi non ha familiarità con questi argomenti, probabilmente non si rende conto di chi è stato nei secoli, di che cosa ha rappresentato per l’Europa il Tasso. La sua poesia ci conduce, molto prima di Freud, nelle zone più profonde dell’anima, negli abissi della nostra coscienza di cristiani e di Europei. A Sorrento avete piazza Tasso, col monumento del poeta, la casa di Cornelia, l’Associazione Studi Storici Sorrentini (fondata da Antonino Cuomo nel 1985), l’Istituto di cultura “T. Tasso” (che nacque nel lontano 1923 per volontà del sindaco di allora Lelio Cappiello, del poeta Saltovar e dello storico Manfredi Fasulo), il magnifico Museo Correale di Terranova… Ma l’Italia pare essersi fatta sorda alla gloria del Tasso. Nelle nostre scuole non viene studiato né apprezzato quanto merita. Sì, escono numerosi studi su di lui, ma i critici universitari scrivono in modo troppo difficile. La troppa dottrina li allontana dal cuore dei lettori d’oggi, i quali non vengono guidati a capire chi è il Tasso. Il nostro poeta ha smesso di essere il “cuore che parla ai cuori”, come lo definì Benedetto Croce. Mi domando se mai potrà rinascere l’enorme popolarità dei secoli passati. Ora che stiamo assistendo al revival di Dante – mi chiedo – possiamo sperare (e contribuire a prepararla) in una risurrezione nazionale di Torquato Tasso?

Prima di tutto, mi viene da chiedervi perché Sorrento non abbia ancora un museo interamente dedicato al Tasso. Lasciamo stare la (ricostruita) casa natale di Shakespeare che nella lontana Stratford on Avon richiama turisti di tutto il mondo. (Inglesi e americani sanno sempre come fare soldi.) Io penso alle case-museo dove nacquero i nostri sommi: Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Alfieri, Manzoni, Leopardi, Pascoli, D’annunzio, Verga, Pirandello ecc. ecc. E penso che anche noi, a Monsummano, abbiamo il Museo Nazionale di Casa Giusti. A Valdicastello c’è quello della casa natale di Carducci. A Bosisio, quello di Parini. In Romagna ci sono: a Cesena, la casa-museo di Renato Serra, a Cesenatico, la casa di Marino Moretti. Ne esistono altri ancora. So che a Nuoro, c’è il Museo di Grazia Deledda. A Anacapri io visitai la casa dove visse Axel Munthe. A Chiampo (Vicenza), sta per nascere non so quale iniziativa per il poeta Giacomo Zanella…. Di chissà quante iniziative mi dimentico, chissà quante cose non so!
E Sorrento? Il sogno sarebbe rimenare “l’ondata della vita” (come dice Montale) nel reliquiario del Tasso, e trasformare il “morto viluppo di memorie” in una resurrezione nazionale. Non c’è solo Dante! Altri grandi poeti vivacchiano in disparte. Bisognerebbe aiutare i Sorrentini, gli Italiani in genere, a uscire dalla passività della nostra ignavia. Inaugurare un Museo tassesco renderebbe indimenticabile l’attuale Amministrazione comunale di Sorrento. Sarebbe un segnale, l’indizio e l’inizio di una rinascita: dalla vostra bella città potrebbe espandersi, allargarsi, dilatarsi. Come dice Dante:
Dal centro al cerchio, e sì dal cerchio al centro
movesi l’acqua in un ritondo vaso
secondo ch’è percosso fuori o dentro…

Io non conoscevo (e ancora non conosco) tanti aspetti della storia della fortuna di Torquato Tasso. Ho provato una gran soddisfazione nel leggere il saggio della brava professoressa Annunziata Berrino (dell’Università Federico II) intitolato “La casa del Tasso a Sorrento: monumentalità e immaginario tra Decennio francese e Restaurazione borbonica” Non sapevo nulla dell’interesse che, per il Tasso e per Sorrento, “si accese durante la breve esperienza della Repubblica napoletana del 1799.” Ai tempi di Napoleone si scatenarono intorno al poeta e alla sua terra conflitti incredibili. Quando la vostra città si ribellò ai Francesi e fu sul punto di essere messa a sacco, il generale Sarazin la risparmiò proprio perché patria del Tasso. Poi venne Giuseppe Bonaparte e, dopo di lui Gioacchino Murat re di Napoli: entrambi si interessarono alle spoglie del poeta. Ma, a Parigi, Napoleone non volle che Murat trasferisse da Roma a Sorrento le ossa gloriose. Si creò, tra Napoleone e il cognato, una tensione causata dalle aspirazioni autonomistiche del nuovo Regno di Napoli. Non vorrei tediarvi soffermandomi troppo sul bel saggio della professoressa Berrino. Ma da lei ho imparato che, mentre ai Sorrentini importava poco poco del loro poeta, tra i Francesi si stava affermando “un progetto culturale politico e identitario …carico di valore ideologico e simbolico.” I Sorrentini, come sempre noi italiani, stavano dietro alle loro beghe private, si preoccupavano di soddisfare i loro piccoli bisogni personali. E intanto, intorno ai resti mortali del poeta, si accendeva una disputa la quale fa venire in mente la lotta che nell’Iliade di Omero si scatena intorno al corpo di Patroclo.

I Sorrentini sapevano poco della gloria del Tasso, che si era affermata nel corso degli anni lontano dalla loro città. Noi italiani siamo sempre stati lasciati a affondare nella miseria del nostro (semi)analfabetismo culturale. Per quanto tempo fummo dei poveracci, condannati al buio dell’ignoranza! Gli stranieri invece già lo sapevano chi era Torquato Tasso. Meno male che dopo il Congresso di Vienna l’escursione da Napoli a Sorrento divenne una “pratica irrinunciabile”. Il momento culminante dell’appassionato vagare dei colti turisti di allora fu la casa del Tasso, che diventò pure uno dei soggetti preferiti dal romanticismo pittorico nascente. Basta un nome tra tutti: Sil’vestr Scedrin! Che punto di vista – su quel mare, su quel golfo – offriva la casa del Tasso! Gli stranieri ammiravano, amavano… Ecco, mi toccherà ribaltare i versi de “La terra dei Morti”, di Giuseppe Giusti e dire di quei bravi nordeuropei (mi si perdoni il toscanismo): “Lassù erano grandi, / e noi non s’era nati”.
Arrivando nella piccola, meravigliosa cittadina, via mare oppure da una scomoda mulattiera, e sentendo che i Sorrentini parlavano del Tasso con “si peu d’admiration”, gli stranieri rimanevano perplessi, il loro entusiasmo restava mortificato. Dopo il 1848, quando fu inaugurata la strada da Castellammare a Sorrento, le cose presero a cambiare. I giornali esteri evocavano la bellissima patria del poeta, la ”jolie petite ville”. Coi suoi famosi “aranci, limoni, frutti, fiori, vigne, aloe e fichi d’India…”. La casa natale del poeta divenne “un’attrazione canonizzata e redditizia”. E velocemente il binomio Tasso-Sorrento si fece largo “nel vorace e incontenibile immaginario turistico”.

Oggi anche il Tasso dovrebbe avere, come hanno tanti altri poeti italiani, un Museo tutto suo. Il gigante di Sorrento! Uno dei massimi protagonisti della moderna poesia europea… Che dico? Non della poesia e basta: anche della musica, anche della pittura…. Può darsi che noi italiani siamo davvero pronti, ora, a riappropriarci di ciò che è nostro. Siamo stati per secoli “calpesti, derisi”! Sempre “divisi”, mai un popolo! Oggi lo siamo? Gentile signor Sindaco, gentili assessori di Sorrento, mi servo ancora un po’ della retorica di Goffredo Mameli e vi dico: “Uniamoci, amiamoci..” (con tutto quel che viene dopo). Quando sarà finita questa pandemia, e anche Sorrento tornerà a vivere, come sarebbe bello che ciò avvenisse nel nome anche di Torquato Tasso!
Da Monsummano, terra del patriota Giuseppe Giusti, mi viene da dirvi: contribuite a “rendere l’Italia agl’Italiani”. Ridateci il grande figlio della “terra delle Sirene”! Voi di Sorrento, amministratori pubblici, responsabili dell’Istituto “Torquato Tasso”, dell’Associazione Studi Tassiani, delle varie istituzioni culturali, fate “e bella e santa … al peregrin la terra che … ricetta” se non le ossa, lo spirito immortale di Torquato! Il sommo Poeta! Fu pensando a lui, alla sua esistenza tormentata, che Chateaubriand scrisse: “Le génie est un Christ”! A Sorrento ci dovremmo venire in pellegrinaggio, non da semplici turisti. Costà “eterno splende a’ peregrini un loco…” Sorrento è un “phare allumé sur mille citadelles” che per secoli ha orientato i più grandi navigatori dell’anima. Coloro che, in questo buio mondo, cercarono la ‘grande bellezza‘ della poesia tassesca. Mai il vostro concittadino, “cuore che parla ai cuori”, smetterà di illuminare il nostro dolore. L’infelicità dell’uomo, che è eterna, “ha una voce e non varia”.
Sulla porta del Museo da dedicare a Torquato Tasso, dovrebbe stare scritto (come si legge sulla tomba di Machiavelli): “Tanto nomini nullum par elogium”.

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