A proposito di “camorra turistica” in Penisola Sorrentina!
Le dichiarazioni di un pentito di camorra rivelano agli inquirenti che un importante albergo della Penisola Sorrentina è di proprietà della camorra dei D’Alessandro e che a gestirlo è praticamente un prestanome. La notizia sembra aver suscitato stupore quasi si trattasse di una novità inaspettata, imprevedibile! Piuttosto è la scoperta dell’acqua calda nel senso che di infiltrazioni camorristiche in loco se ne parla da decenni in tutti i rapporti sulla criminalità organizzata, in interrogazioni e atti parlamentari dove si fanno pure nomi e cognomi di imprenditori presunti camorristi o di prestanomi di clan che da sempre dominano sul territorio stabiese-sorrentino (Imparato – D’Alessandro), in inchieste e articoli di stampa anche recenti dove sarebbe sufficiente una più approfondita conoscenza dell’identità dei protagonisti e delle relazioni familiari e di business che intrattengono per individuare altri soggetti e anche qualche colletto bianco che rappresentano quegli interessi criminali sul territorio.
Una vera e propria contaminazione del tessuto socio-ecomico penisulare, non solo, ma anche di quello amministrativo a ben leggere in certe operazioni soprattutto in campo edilizio, ma anche commerciale in diversi settori, che hanno consentito e ancora consentono di realizzare business di milioni e milioni di euro. Quello che poi è successo di recente a Vico Equense, la città della costiera che confina direttamente con Castellammare di Stabia e il suo hinterland condividendo anche il Faito, è la conferma non solo di una presenza, quanto di una consolidata attività che spazia dal settore alberghiero a quello ristorativo, dai traffici di droga all’usura e all’edilizia, al commercio, al gioco d’azzardo più o meno legale, alle frodi in svariati settori ivi incluso quello alimentare.
Insomma non ci si fa mancare davvero nulla e ben lo sanno gli inquirenti che da sempre indagano su questi fronti. Per rendersene meglio conto basta consultare archivi di giornali, atti parlamentari, cercare su google informazioni che sono praticamente alla portata di tutti, ma anche soltanto conoscere i cognomi di titolari di attività che richiamano famiglie conosciute e apprezzate nell’ambito malavitoso. Insomma un quadro assolutamente scoraggiante di come questo territorio nel corso dei decenni si sia lasciato penetrare da personaggi e interessi direttamente riconducibili alle cosche camorristiche dominanti che hanno stretto patti, acquisito partecipazioni in attività, imposto prestanomi, affidati incarichi col coinvolgimento di professionisti che sono stati in grado di accreditari presso un ceto politico-amministrativo e tecnico permeabile a qualunque forma di condizionamento.
E’ storia di ieri e di oggi quella delle commistioni affaristiche tra imprenditoria e camorra, tra colletti bianchi e politica! Chi ha cercato e cerca di contrastare questi interessi e certe connivenze nella maggioranza dei casi si scopre isolato essendo peraltro venuta meno qualunque interferenza concreta di parti politiche che storicamente costituivano un argine a questi fenomeni e oltre alla denuncia erano in grado di garantire solidarietà agli “eroi da prima fila” nel contrasto alla camorra, quella che non spara ma che realizza straordinari business verso i quali c’è scarsa, sporadica o nessuna attenzione.
Ora che un pentito dichiari a verbale che un importante albergo della Penisola sia di proprietà dei D’Alessandro di per sè è quasi insignificante e mortificante per chi ha occhi per vedere, orecchie per sentire e sa leggere quanto avviene nei paesi attraverso ambigui personaggi che si ammantano pure di onorabilità e la loro azione, forti di esuberanti disponibilità economiche, in alcuni casi è anche incentivata dal consenso elettorale.