L’Italia ha bisogno di un “governo serio e all’altezza delle sfide” e i Partiti si devono riformare
Se, com’è probabile, Mario Draghi diventerà il nuovo presidente del consiglio col sostegno di gran parte del Parlamento con l’obiettivo di presentare il recovery plann aggiornato alla Commissione Europea e fronteggiare la stagione vaccinale anti-covid per scongiurare la ripresa della pandemia e ristabilire una “normalità” di vita, l’Italia sicuramente ne trarrà beneficio come Paese avendo espresso il personaggio più autorevole, riconosciuto e apprezzato a livello internazionale. Diverso sarà l’impatto che le politiche di Draghi produrranno sul paese reale perchè qui si tratta di ricostruire uno stato sociale e dare risposte concrete alle fasce più deboli e colpite dalla pandemia, quindi rimettere in moto i settori produttivi trainanti e bonificare il sistema sanitario nazionale che ha mostrato gravi pecche a prescindere dalle eccellenze che c’erano e che restano, ma che non sono sufficienti a operare quel salto di qualità necessario a recuperare tempo e terreno perduto e disporre di un’organizzazione sanitaria pubblica, ospedaliera e territoriale, degna di questo nome.
Uno dei temi su cui si potrà misurare la “novità” di Draghi premier è quello della messa in sicurezza dell’Italia sul piano dell’assetto idrogeologico del territorio: un paese che frana ovunque e che presenta ampie aree a rischio per svariate ragioni, è un paese che non può conseguire una reale modernizzazione e competitività perchè essa dipende anche dalla sicurezza generale e dall’ottimale funzionamento del trasporto pubblico che, lo stiamo vedendo, sconta handicap decennali e non è riuscito a garantire quell’efficienza indispensabile a permettere la mobilità del mondo della scuola e, più in generale, dei lavoratori. Si tratta di sfide epocali che fuor di dubbio Draghi potrà affrontare con la “botte piena” dei miliardi europei, ma ci riuscirà? Il problema è rappresentato dalle interferenze di partiti che, dimostratisi del tutto inadeguati ad elevarsi a classe dirigente nel momento più critico della storia del paese dal dopoguerra ad oggi, continueranno a imperversare con gli stessi uomini e donne nelle istituzioni e nel sistema di sottogoverno ambìti per soddisfare appettiti insaziabili. Una obbligata astensione, per loro, dall’esercizio del governo sarebbe auspicabile e nello stesso dovrebbe essere impiegato almeno quest’anno che ci separa dall’appuntamento per eleggere il nuovo capo dello stato, per riformare profondamente il sistema partitico italiano con regole chiare, trasparenti, eliminazione dei conflitti di interesse, finanziamento della politica, revisione delle norme sulle incompatibilità che devono essere stringenti anche per quanto concerne il rispetto del voto degli elettori che, puntualmente, viene impiegato dagli eletti a esclusivo proprio uso e consumo!
Una riforma della politica rappresenta un passaggio vitale per il futuro della democrazia nel nostro Paese così come lo è quello dell’informazione che deve recuperare la funzione di “cane da guardia” del potere, non di complicità che ormai ha raggiunto (e anche altrepassato) i limiti della connivenza eanche del malcostume.