Sulle criticità all’Ospedale di Sorrento interviene anche l’Unità Pastorale sorrentina
“L’Unità Pastorale di Sorrento, che raccoglie tutte le parrocchie della città, esprime preoccupazione per le recenti notizie che riguardano la chiusura del reparto di rianimazione dell’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Sorrento. Notizie che fanno il paio con le criticità della sanità locale, già rilevate nei presidi ospedalieri di Vico Equense, Castellammare di Stabia e Gragnano, che hanno portato ad un inaccettabile ridimensionamento delle prestazioni sanitarie, accompagnato da un’altrettanta inaccettabile e insufficiente – almeno per il momento – contromisura in termini politici, a tutti i livelli. Anche la legittima preoccupazione “popolare” è sembrata circoscritta, flebile, quasi tendente alla rassegnazione. La stessa rassegnazione che, negli anni scorsi, ha accompagnato l’allontanamento dei servizi del Sert, dell’Igiene mentale e di tante altre prestazioni sanitarie essenziali, fuori dai confini della Penisola sorrentina. Per noi, non è normale.
In tal senso, accanto alle irrinunciabili luminarie (che decorano le nostre città), la festa del Natale, che ricorre ogni anno, non può essere ridotta solo all’arco temporale di un giorno o di un periodo. E’ una mentalità, una visione della vita, un orizzonte di senso per le nostre scelte, dalle più piccole alle più grandi. E’ un invito a “nascere” nelle vite degli altri, per custodirne tutta la dignità; dal punto di vista politico-sociale, per salvaguardarne tutti i diritti fondamentali.
Per questo, come comunità parrocchiali della città di Sorrento, sentiamo l’esigenza di non far passare come “normale” o “comprensibile” la recente e provvisoria chiusura del reparto di rianimazione all’Ospedale Civile di Sorrento.
Avvertiamo la necessità di sollecitare le autorità preposte ad intervenire al più presto per la sua riapertura, affinché sia ripristinato il fondamentale diritto, ad oggi purtroppo negato, della salvaguardia della salute pubblica. In un tempo in cui dilaga la paura di ammalarsi di Covid-19, di doversi proteggere e proteggere gli altri da un possibile contagio, non è pensabile che si debba aggiungere anche l’ulteriore paura di non poter essere curato nel modo opportuno in caso di tante altre possibili patologie, dalle più lievi alle più gravi.
Siamo disposti a condividere eventuali forme di sensibilizzazione o di protesta, ideate dalla nostra gente, ovviamente da svolgersi in maniera pacifica e nel rispetto delle attuali norme restrittive, che possano portare ad un buon esito di questa vicenda”.