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Il Tribunale per i Diritti del Malato denuncia la situazione di criticità sanitaria. Chi deve dare le risposte…le dia!

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Ospedale “S.M. La Misericordia”

Il Natale 2020 oltre che all’insegna della pandemia-covid si è caratterizzato per la sopraggiunta crisi della sanità ospedaliera in Penisola Sorrentina a seguito dell’interruzione dell’attività del reparto di Rianimazione dell’Ospedale Civile di Sorrento diretto dalla dottoressa Matilde De Falco. Una situazione sconcertante che ha determinato una situazione di forte criticità causa l’indisponibilità di personale medico da destinare al reparto onde scongiurarne l’inattività. Che la Rianimazione vivesse uno stato di fibrillazione a causa della mancanza di sanitari non è scoperta di oggi risultando in servizio solo 8 medici-anestesisti rispetto ai 16 previsti in organico.

Matilde De Falco

Circostanza che ovviamente si è aggravata allorquando si è deciso di attivare un predisio-covid in una struttura ospedaliera oggettivamente inadeguata a far fronte all’emergenza sanitaria del covid. Non c’è voluto molto tempo per rendersene conto, ma questa scelta in aggiunta alla cronica deficienza di personale medico disponibile ha mandato letteralmente in tilt il reparto e quindi tutti i servizi connessi che hanno determinato la sospensione delle attività anche di chirurgia e ortopedia.

Sulla sospensione delle attività assistenziali è intervenuta “Cittadinanza-Attiva Sezione Tribunale per i diritto del Malato” che ha presentato una denuncia al Procuratore Capo del Tribunale di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, per “interruzione di pubblico servizio” con la richiesta di individuare e perseguire gli eventuali responsabili di questa situazione divenuta insostenibile per un territorio come la Penisola Sorrentina dove i ritardi nell’attuazione di una politica sanitaria adeguata alle esigenze dell’area e dell’utenza sono ormai datati. Una denuncia che si fa carico di far proprio il diffuso e forte disagio popolare nei confronti di una gestione della sanità ospedaliera nel distretto sorrentino da tempo accusata di essere inadeguata sul piano della fatiscenza delle strutture e soprattutto della carenza cronica di personale sanitario.

E’ evidente che occorre porsi alcune domande sul caso specifico del reparto di rianimazione e più in generale sull’organizzazione sanitaria territoriale dove le “buone intenzioni” della politica regionale, che insieme ad alcuni interventi urgenti effettuati e da effettuarsi sugli Ospedali, ha dato avvio al progetto di realizzare il nuovo Ospedale a Sant’Agnello (Ospedale Unico della Penisola Sorrentina), marca nello stesso tempo notevoli ritardi nel dare risposte esaustive al fabbisogno di unità lavorative nell’attuale rete ospedaliera con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

L’opinione pubblica (e anche una parte della politica) incalza i Sindaci dei Comuni peninsulari ad affrontare il problema per uscire dalla crisi. Ma va anche detto che i Sindaci hanno ben poco o nulla influenza sull’organizzazione e gestione dell’Azienda Ospedale che è diretta da un manager scelto dalla Regione e dai vari direttori che sovrintendono al funzionamento dei servizi amministrativi, tecnici e sanitari per finire ai direttori di reparti da cui dipende il coordinamento e la gestione delle singole attività. Le Amministrazioni locali sono tecnicamente estranee a questo processo e la loro funzione si limita a dar voce al disagio delle comunità locali per il protrarsi di una situazione la cui gravità non li può certamente vedere estranei o lasciare indifferenti, restando però oggettivamente impotenti a determinare scelte cui è preposto per legge chi amministra la sanità. La competenza dei primi cittadini in materia di tutela della salute pubblica è altra cosa dalla gestione della sanità territoriale anche se certi interventi di natura “politica” concorrono a confondere ulteriormente le idee.

Le prime risposte a questa emergenza dell’organizzazione sanitaria dovrebbero fornirle gli addetti ai lavori in un ordine gerarchico di competenze e responsabilità partendo da chi sta in prima linea, in questo caso il direttore di reparto (ex primari) e di seguito il direttore sanitario, quello di distretto fino al direttore generale. Sono loro che devono spiegare le cause della mancanza di medici nella rianimazione (nel caso specifico) e perchè fino a oggi non sono stati in grado di assicurare la dotazione di specialisti previsti in organico. Stando a dichiarazioni anche ufficiali, nonostante siano stati banditi concorsi per assunzioni ad hoc, questi siano andati deserti: cioè non si sono presentati aspiranti ad occupare i posti in organico. Qual è la ragione di questo disinteresse? Se fosse davvero questo il problema e non altri ci troveremmo innanzi a una criticità quasi irrisolvibile per cui c’è bisogno di fare chiarezza una volta per tutte.

Confondere le acque non giova a nessuno, ma danneggia soltanto l’interesse pubblico per cui bene ha fatto il Tribunale per i Diritti del Malato a rivolgersi alla Procura per fare una volta per tutte luce su disfunzioni e ritardi, inadempienze e criticità di cui chi ha responsabilità deve finalmente rispondere e di riflesso la politica che eventualmente ha avallato o avalla situazioni insostenibili. Solo così si può uscire dagli equivoci e si possono dare risposte serie alla legittima domanda dei cittadini di disporre di una sanità ospedaliera all’altezza del compito, lasciando da parte tutte le questioni di campanile che, queste si, chiamano in causa sindaci e amministratori alcuni dei quali cavalcano politiche demagogiche utili al proprio borsino elettorale piuttosto che agli interessi ad avere una struttura ospedaliera degna di questo nome e dove oltre a curarsi perbene ci si lavori anche con dignità e orgoglio.

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