Sulle parole del Vescovo Alfano non può calare un “silenzio colpevole”
La lettera aperta che Mons Francesco Alfano, arcivescovo di Castellammare e Sorrento, ha rivolto agli Imprenditori della diocesi e alla politica che governa il territorio tocca al cuore uno dei problemi più scottanti dell’area, il lavoro, divenuto un’emergenza sociale ed economica. Quella di Mons Alfano è però anche una denuncia degli abusi e dei soprusi di cui sono vittime tanti lavoratori sempre più subordinati agli interessi e ai ricatti dei propri datori di lavoro che impongono le loro regole che non sono quelle previste dalla legge e tutelate dall’Inps.
Forse deve passare ancora qualche giorno prima che si alzi qualche voce di riscontro alle parole del Vescovo. Il rischio però è che le sue parole e le sue accuse cadano nel vuoto, che restino inevase perchè è questo il modo più semplice per sfuggire al confronto negando le responsabilità! Nessuno si sarebbe aspettato da Mons Alfano un intervento tanto chiaro quanto duro e circostanziato: evidentemente la situazione è critica per cui la voce del Pastore ha parlato per un gregge di anime spaesato, senza coraggio e senza la forza di far valere i propri diritti perchè consapevole delle diffidenze e delle difficoltà a uscire allo scoperto, di mettersi in gioco, di tutelare i propri diritti! Vista l’autorevolezza della voce e la sua terzietà rispetto a qualunque altro interesse, sarebbe il caso che le Autorità competenti, quella giudiziaria e quella ispettiva sul lavoro, la Guardia di Finanza, approfondiscano la questione con priorità assoluta visto anche l’interesse che la stampa nazionale ha dedicato al tema già da alcuni giorni con gli articoli-intervista di Vincenzo Iurillo per Il Fatto Quotidiano che oggi ritorna sull’argomento riferendo anche dell’iniziativa del Vescovo. Di questi problemi per la verità se n’è occupata anche PinP a proposito del bonus stagionali e delle problematiche connesse ai sussidi per questi lavoratori a causa della pandemia.
E’ evidente a questo punto che la questione della diffusa irregolarità nei rapporti di lavoro in particolare nel comparto turistico chiama direttamente in causa l’imprenditoria locale che almeno attraverso la voce dei suoi rappresentanti ha un obbligo, innanzitutto morale, di riscontrare le parole del Vescovo, se fosse anche per contraddirle! Ne va del buon nome della città e della costiera, degli stessi imprenditori e di un sistema economico che, al di là della crisi pandemica, ha goduto stagioni dorate che non possono giustificare eventuali comportamenti illegali come si evince da alcune testimonianze e denunce che proprio la crisi sta facendo emergere. E i danni che ne potrebbero derivare al sistema imprenditoriale possono essere gravi come o più della pandemia stessa!