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L’allarme di Raffaele Lauro (Unimpresa): a rischio usura migliaia di PMI in Italia

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la-cittaROMARaffaele Lauro, segretario generale di Unimpresa, ha suonato il campanello d’allarme (per la verità è da tempo che ha evidenziato il problema) sul rischio incombente per il sistema delle PMI di ritrovarsi nelle mani della criminalità organizzata per l’impossibilità di accedere ai finanziamenti attraverso il sistema bancario che, a dispetto delle garanzie fornite dallo Stato per fronteggiare la crisi di liquidità derivante dalla pandemia covid-19, non eroga denaro ai piccoli imprenditori se alle garanzie statali non aggiungono quelle proprie. Esattamente il contrario della finalità che ha ispirato il provvedimento del Governo-Conte che ha dato una copertura di garanzie fino a 400 miliardi di euro per assicurare soprattutto alle PMI l’accesso al credito. E’ un’analisi nuda e cruda quella che fa Lauro forte di una pluridecennale esperienza vissuta ai vertici istituzionali fra cui, è bene ricordarlo, come commissario nazionale antimafia, osservatorio privilegiato dei fenomeni economici legati alle mafie e alla loro penetrazione nel tessuto socio-economico legale.

Raffaele Lauro
Raffaele Lauro

Il provvedimento del Governo si è tramutato in erogazione di credito in misura inferiore al 14% del monte garantito, spiega Lauro, e per lo più in favore di grandi imprese. Per tutte valga il caso della FCA degli Agnelli che in un batter d’occhio si è vista riconoscere un credito di 5 mld di euro. Eppure il sistema delle garanzie statali, o come avviene attraverso i Confidi finanziati da Regioni e Camere di Commercio, è stato concepito con l’obiettivo di non mettere in difficoltà le imprese che, per affrontare la crisi di liquidità e sopravvivere ad essa, necessitano di disponibilità straordinarie quantificate dal governo in 25/30mila euro, soldi che le banche avrebbero dovuto erogare quasi a vista ai richiedenti proprio in virtù delle garanzie prestate dallo Stato.

Neanche a parlarne perchè la stragrande maggioranza degli Istituti di Credito non solo ha scoraggiato i richiedenti dall’accedere a questa misura straordinaria frapponendo la solita jungla documentale, ma addirittura ha preteso che a fronte del credito richiesto gli interessati prestassero personali garanzie aggiuntive che, nella stragrande maggioranza dei casi, non erano in condizioni di farlo. A questo punto è lecito chiedersi, come evidenzia Lauro, a che cosa è servito varare un tale provvedimento se risulta inaccessibile alle imprese che non ne hanno potuto usufruire secondo le modalità con cui è stato concepito e presentato dal Governo? Che le banche abbiano “boicottato” la misura è qualcosa di più di un sospetto, col risultato che le piccole e medie imprese italiane boccheggiano e il rischio di un collasso è più che concreto, anzi imminente.

Eppure non è una novità questo atteggiamento del sistema bancario se si considera, per esempio, che anche il sistema dei Confidi concepito dal legislatore per “garantire” quelle imprese che hanno bisogno di liquidità e vi accedono attraverso questi consorzi privati finanziati dal pubblico sono costrette ugualmente a prestare proprie garanzie alle banche erogatrici nonostante il ruolo dei Confidi. Insomma una presa in giro che richiederebbe una drastica rivisitazione del sistema e delle regole che lo governano, a cominciare dai vincoli di Basilea 3 che, non essendo stati rimossi dal Governo per questa emergenza, hanno fatto da scudo agli istituti di credito legittimati a procedere secondo consuetudine alla valutazione del rischio nell’erogazione di prestiti alla clientela.

Così davvero non si va da nessuna parte e il rischio paventato da Lauro di consegnare le imprese in mano agli usurai e quindi alle mafie che dispongono di enormi capitali liquidi è più che concreto. L’alternativa per un piccolo imprenditore con l’acqua alla gola è quello di suicidarsi, denunzia Lauro, se non vuole finire nelle maglie perverse dell’usura. Esiste una “rete di protezione” per le vittime dell’usura finanziata dallo Stato che però viene poco utilizzata e soprattutto opera nella quasi indifferenza delle istituzioni locali che dovrebbero svolgere una vitale funzione di controllo sull’economia locale per intercettare bisogni e crisi che possono evolvere in tragedia. Ecco per esempio come un’Opposizione qualificata e intelligente potrebbe svolgere una funzione vitale per il sistema produttivo italiano: sposare una causa del genere per mettere alle corde il sistema creditizio e la stessa maggioranza di governo con lo scopo di rendere concrete misure altrimenti destinate a restare nei cassetti!

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