Nuovo DPCM, basta andare in ordine sparso…Si adeguino e si condividano scelte e decisioni
Il Premier Conte, ieri sera, ha annunciato le nuove misure restrittive adottate dal governo per fronteggiare l’emergenza. Si stanno venendo a creare situazioni a dir poco incresciose nella gestione di alcune criticità legate all’emergenza covid-19 per le decisioni scoordinate assunte un po’ a tutti i livelli, ivi incluso quello peninsulare. E’ necessario e urgente mettere un po’ d’ordine e inquadrare i problemi per quelli che sono dando risposte univoche, coerenti e legittime. L’allarme scatenato dal rientro a casa, cioè nei Comuni di residenza, dei marittimi imbarcati sulle compagnie di navigazione deve essere correttamente valutato: perchè non si tratta di untori del virus, ma di persone che allo stato di sbarco non presentano sintomatologia e quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti sani.
Hanno l’obbligo di sottoporsi all’osservazione sanitaria obbligatoria domiciliare, circostanza per la quale non si presenta la necessità di doverli ospitare in strutture come alberghi o altro che, peraltro, sono chiusi. Ospitare in albergo non significa soltanto dar loro una stanza e un letto, ma tutti i servizi annessi e connessi, ivi inclusa la vigilanza dell’immobile, quella di tipo sanitario, i rifornimenti alimentari e la loro preparazione, le pulizie. Per fare questo una qualunque struttura deve essere attiva al 100%, dotata di personale e mezzi e per di più di sanitari che svolgano i controlli obbligatori. Quindi l’appello a rendere disponibili strutture per ospitare i marittimi non serve a nulla visto che i marittimi rientrano individualmente e vanno nelle proprie abitazioni. Una volta giunti a casa non ha alcun senso obbligarli a spostarsi in una struttura per la quarantena. Qualora ci si trovasse di fronte a una molteplicità di casi allora potrebbe scattare la necessità di disporre di una struttura specifica, ma questo prescinderebbe dall’arrivo dei marittimi.
Questo argomento va sottratto all’emotività social e gestito in modo corretto per non ingenerare allarmismi inutili e ghettizzare questa tipologia di lavoratori che, come tutti gli altri, sono tenuti a rispettare regole socio-sanitarie già attive e che vedono anche in Penisola persone in quarantena presso le proprie abitazioni, anche in casi di contagio accertato, ma gestito a livello domiciliare come previsto dai protocolli.
In secondo luogo le ordinanze di chiusura al pubblico di certe attività, in primis quelle di rifornimenti alimentari, cioè supermercati. Ieri il Comune di Sant’Agnello ha ordinato la chiusura dei supermercati nel tardo pomeriggio. In tarda serata il Premier Conte ha ribadito che i supermercati devono restare aperti senza limiti di chiusure di giorni e orari. Allo stato quindi l’ordinanza santanellese non ha più ragion d’essere, piuttosto sta inducendo chi deve fare la spesa a spostarsi fuori comune per recarsi a Piano o a Sorrento dove i supermercati sono aperti. Il ragionamento vale anche per altri comparti. Per gestire correttamente le criticità è necessario, a prescindere se si è daccordo o meno con i provvedimenti governativi e regionali, rispettarli e uniformare il proprio operato a tali disposizioni. Altrimenti l’anarchia amministrativa che ne consegue è soltanto fonte di ulteriori, gravi problemi che hanno conseguenze su diversi piani e che non possono essere sottovalutati. La rete di comando dev’essere unitaria, i provvedimenti devono essere condivisi, pressochè uniformi e coerenti senza scaturire da sollecitazioni social nè lasciarsi suggestionare dal consenso by like! Solo in questo modo si possono ottenere risultati e rendere efficaci, insieme ai provvedimenti, anche le azioni repressive ad esse connesse nell’interesse di tutti.