Stefania Astarita commenta l’esito delle primarie a Meta e invoca unità!
di Stefania Astarita
leggo solo ora il pezzo “Meta – I risultati delle primarie aprono la strada al “redde rationem” nel PD” e devo confessare di essere a dir poco sconcertata dall’analisi del voto e dal commento che ne fa il sindaco. Domanica 3 marzo, infatti, si è votato per il segretario nazionale del PD, non per quello locale! E’ stato un appuntamento importante per voltare pagina, ritrovare tanti amici che si erano allontanati e iniziare insieme un nuovo corso nell’interesse del Paese. Attenzione: il Paese è l’Italia, non Meta!!! Non era un derby tra Angela Aiello e Stefania Astarita, ma una partita tra chi voleva la continuità con Renzi e chi invece invocava la discontinuità.
E questo in un momento storico preciso, in cui la destra al governo è quella guidata da un ministro degli Interni che viola il silenzio elettorale, in Abruzzo e in Sardegna, all’insegna del peggior “Me ne frego”! Un momento insomma in cui c’è da preoccuparsi per la tenuta delle regole democratiche su cui si fonda la nostra comunità. La posta in gioco, insomma era leggermente più significativa della dialettica interna a un piccolo circolo locale.
Che il sindaco e la sua amministrazione abbiano invece voluto leggerla diversamente per me è molto grave, indice di una miopia politica che non porta lontano. Le primarie nazionali sono state infatti strumentalizzate per uno scontro interno al Pd metese, un fatto vergognoso da cui prendo fermamente le distanze. Sono stata al seggio dalla mattina alla sera e ho assistito personalmente alla grande mobilitazione dell’intera amministrazione. Alcuni amici mi hanno detto espressamente che non credevano in Martina, eppure lo hanno votato nella logica localistica, che quindi ha falsato chiaramente il voto. Mi dispiace che una giornata di grande partecipazione e democrazia in tutta Italia si sia tinta a Meta di connotazioni del tutto estranee alle primarie nazionali. Agli amici del partito dico: lavoriamo insieme per rafforzare il PD. Non è tempo di redde rationem, ma di unità, come hanno sostenuto Martina e Zingaretti in tutta la campagna elettorale.