Campania,  Italia

Le 18 assoluzioni di Antonio Bassolino

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Antonio Bassolino
Antonio Bassolino

Pubblichiamo l’intervista che Antonio Bassolino, ex sindaco di Napoli ed ex governatore della Regione Campania, ha rilasciato a giornalista Luca Rocca de “Il Tempo“.

«Io. assolto 18 volte. Ma non dal Pd»
Parla Bassolino «Sono contento dell’ennesimo processo finito in nulla Tuttavia mi resta l’amarezza per il silenzio dei miei colleghi di partito»
Felice per l’ennesima assoluzione, certo, ma «amareggiato», molto amareggiato, per il silenzio scelto dal «suo» Partito democratico in questi anni di battaglie giudiziarie. È questo l’umore di Antonio Bassolino, ex sindaco di Napoli ed ex presidente della Regione Campania, dopo l’ennesima assoluzione nell’inchiesta che lo vedeva imputato, in qualità di commissario al dissesto idrogeologico, per peculato. I pm gli contestavano l’ordinanza commissariale con la quale l’allora governatore dispose, secondo l’Accusa, un maxi aumento delle indennità dei dirigenti della struttura creata dopo l’alluvione di Sarno, con l’obiettivo di scongiurare altre calamità nelle zone a rischio della regione. In sostanza, i circa due milioni di euro destinati alla prevenzione sarebbero stati erogati oltre il budget prestabilito per pagare straordinari e indennità. Una ricostruzione ora cassata dal Tribunale di Napoli, che ha assolto Bassolino con formula piena, nonostante i 7 anni di carcere chiesti dalla pubblica accusa. Antonio Bassolino, ancora un’assoluzione. Ormai sono diciotto.

«Così hanno detto i miei avvocati, Massimo Krogh e Giuseppe Fusco. Ad essere sincero, io nemmeno le avevo contate. Quando mi hanno chiamato per comunicarmi la notizia, ho sentito dentro di me un intreccio di sentimenti diversi. Da una parte, ovviamente, una comprensibile soddisfazione per il peso tolto, ma dall’altra anche una grande tristezza, perché ho sofferto in questi anni, anche per via dei tempi lunghi del processo, che sono tali per i colpevoli ma pure per gli innocenti». Ma non è questo il processo che più l’ha ferita. «No, è quello sui rifiuti. È durato otto anni, trascorsi i quali, in primo grado, c’è stata una sentenza di piena assoluzione, pur essendo i reati ipotizzati tutti prescritti. Ecco perché è stata una sentenza importante. I giudici avrebbero potuto anche prendere semplicemente atto della prescrizione, e invece hanno voluto esprimersi nel merito». Lei, in un post su Facebook scritto dopo l’assoluzione, ha parlato di “amarezza”. Si è sentito abbandonato dal suo partito? «Sono stato per lungo tempo nel gruppo dirigente del partito, prima il Pci, poi Pds, Ds e Pd, di cui sono uno dei fondatori, e penso che, in certi momenti, sarebbe stato giusto dire due cose: la prima, “fiducia nella magistratura”, verso la quale io ho sempre avuto rispetto; ma poi mi sarei aspettato anche che dicessero “fiducia in Antonio Bassolino».

E invece il suo partito ha scelto di schierarsi con le toghe invece che con lei? «Questo no, non mi sento di dirlo, ma si è scelto il silenzio, uno star fuori. Un silenzio accompagnato dal “fuoco amico“, perché è evidente che queste vicende, poi, possono essere utilizzate all’interno dei partiti e del mondo politico». Senza queste inchieste, tutte finite nel nulla, forse gli elettori non l’avrebbero abbandonata. «Io non credo che lo abbiano fatto. Guardi, ho fatto il sindaco, lo divenni per la prima volta nel 1993, il presidente di Regione e anche il ministro. Poi, due anni fa, mi è venuta voglia di tornare a fare il sindaco, e così ho partecipato alle primarie del Pd a Napoli. Ma in quel caso le scorrettezze sono avvenute sotto gli occhi di tutti gli italiani. Sono certo che se quelle primarie si fossero svolte correttamente, sarei potuto andare al ballottaggio, e penso che fra me e De Magistris sarebbe stata una bella battaglia. È difficile dire come sarebbe andata a finire, ma penso che avrei potuto avere i voti di tante persone di sinistra che non votano e anche di tanti cittadini della destra classica napoletana. Sì, sarebbe stata una bella battaglia, e invece De Magistris vinse senza neppure sudare». Tornando indietro, farebbe qualcosa di diverso? Cambierebbe qualche scelta? «Difficile dirlo. Io mi sono candidato due volte a sindaco di Napoli, lo avrei fatto una terza volta se non ci fosse stata la legge sul limite dei due mandati consecutivi, ma credo di aver commesso l’errore di candidarmi in regione per la seconda volta, nel 2005. Il problema è che l’anno dopo si votava per le politiche, perciò tantissimi esponenti delle forze politiche del centrosinistra decisero di ricandidarmi, per dargli una mano anche con le elezioni del 2016. Riflettendoci, quello fu un errore. Avrei dovuto fermarmi e fare altro, come volevo in realtà fare».

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