Evasione della Tassa di Soggiorno, gli operatori sono “agenti contabili di fatto”
Com’è possibile che in Penisola Sorrentina tanti titolari di attività imprenditoriali redditizie quali lo sono alberghi, case vacanza, B&B si sono appropriati illegalmente dell’imposta di soggiorno (o versata parzialmente o in ritardo) pagatagli dagli ospiti delle loro strutture? La notizia è scaturita dall’inchiesta della GdF coordinata dalla Procura di Torre Annunziata ed ha svelato un diffuso malcostume oltre ad essere un reato penale (peculato) assolutamente ingiustificabile e che danneggia le casse municipali. Inoltre froda anche chi ha regolarmente versato l’imposta pensando in buona fede di aver assolto all’obbligo pagando il corrispettivo insieme all’importo del soggiorno. A conti fatti si corre il rischio di incappare in una contestazione da parte dell’Ente (anche se per l’esiguità dei singoli importi è poco conveniente per il Comune instaurare il contenzioso) scoprendosi incolpevolmente evasore col rischio di dover spiegare la presunta inottemperanza rendendo testimonianza in sede giudiziaria sull’accaduto visto il risvolto penale dell’inchiesta!
Non ne parliamo poi del danno d’immagine che l’intero comparto dell’accoglienza turistico ha inferto alla Penisola Sorrenina dove un certo establishment cerca di affermare le proprie ragioni richiamando a ogni piè sospinto il sostanzioso apporto che dall’economia turistica deriva al PIL campano, senza mai interrogarsi seriamente su questi e altri diffusi malcostumi posti in essere da taluni operatori anche rispetto alla gestione del personale che non riesce più a soffocare il malessere che tracima da ogni poro per abusi e vere e proprie vessazioni cui si sente sottoposto. Dal 1° luglio è stato fatto obbligo al datore di lavoro di tracciare il pagamento dei salari corrisposti al personale per arginare il fenomeno delle false buste paga la cui regolarità, se non accompagnata dal coerente tracciamento bancario, non è più sufficiente per dimostrare il regolare pagamento di stipendi e contributi. Il tentativo di contrastare pagamenti in nero e ridotti rispetto al dovuto, ma anche su questo fronte gli escamotage non sembrano mancare denunciano i sindacati dei lavoratori.
Sulla “imposta di soggiorno” gli accertamenti devono necessariamente estendersi anche agli altri Comuni dell’area e a tutte le strutture che ormai compongono il variegato arcipelago dell’ospitalità extralberghiera. I Comuni dispongono di programmi informatici specifici per il calcolo dell’imposta e archivi aggiornati su tutte le attività in esercizio che hanno l’obbligo di notificare le presenze (le stesse che vanno dichiarate alla Polizia di Stato) per cui la contestazione agli interessati circa il mancato versamento prescinde anche dall’inchiesta giudiziaria che persegue i reati. Tra l’altro la Corte dei Conti ha analizzato la posizione dei gestori delle strutture ricettive sotto l’aspetto della responsabilità contabile “….specificatamente perchè l’art. 93 del TUEL individua la responsabilità patrimoniale in capo all’agente contabile che “abbia maneggio di pubblico denaro o sia incaricato della gestione dei beni degli enti locali, nonchè coloro che ingeriscano negli incarichi attribuiti a detti agenti”; – gli agenti contabili, a denaro ed a materia, di diritto e di fatto, sono pertanto tenuti a rendere il conto della loro gestione nelle forme e nei modi stabiliti dall’art. 233 del TUEL e sono soggetti alla giurisdizione della Corte dei conti. Alla luce di queste considerazioni il Collegio della Corte ritiene che i gestori delle strutture ricettive, relativamente alla riscossione dell’imposta di soggiorno, possano essere considerati agenti contabili “di fatto”, stante che il maneggio e la custodia di denaro o di valori di pertinenza dell’erario pubblico, anche al di fuori di una legittima investitura, implica comunque l’assunzione della qualifica di agente contabile e l’assoggettamento alla relativa disciplina da parte di chi li svolge”.