Se Tito “flirta” con la Lega e si prepara a una trionfale riconferma elettorale nel 2019…
A distanza di 48 ore dalla notizia di Metropolis sull’avvicinamento del sindaco Giuseppe Tito alla lega di Matteo Salvini non c’è stata una smentita da parte dell’interessato e da ambienti del PD metese, nonostante Tito sia un esponente di primo piano del PD peninsulare e partenopeo vista anche il suo incarico di consigliere metropolitano. Un malessere che Tito nutrirebbe nei confronti del suo partito per avergli negato la candidatura alle politiche del 4 marzo. Ciò a causa della vicenda giudiziaria che lo vede inquisito dal Tribunale di Torre Annunziata dove, fra qualche settimana, il sindaco tornerà per completare le “spontanee dichiarazioni” con cui confida di dimostrare la propria innocenza e scongiurare così il rinvio a giudizio a meno di un anno alle amministrative.
Se un personaggio del calibro di Tito sta coltivando l’idea di lasciare il PD per approdare alla Lega, allora vuol dire che ci sono davvero poche speranze di una rinascita del partito uscito ulteriormente penalizzato dall’ultima tornata amministrativa nazionale. A Meta il PD ha una sua identità e uno storico radicamento elettorale rispetto ad altre realtà peninsulari dove invece la sua rappresentanza politico-istituzionale è pressochè marginale! L’intento di smarcarsi dal PD da parte di Tito potrebbe anche essere funzionale rispetto alle elezioni del 2019 quando Tito si ricandiderà per il secondo mandato da sindaco e all’orizzonte non emergono candidature concorrenti in grado di impensierirlo. Non è un caso che il Sindaco affermi di avere già definito la propria lista e di avere candidature in abbondanza per cui non teme alcun confronto vista anche l’inconsistenza dell’opposizione che in questa consiliatura si è praticamente liquefatta come neve al sole.
Ad eccezione della consigliera Susanna Barba che, però, proviene dalla lista di Tito e oggi rappresenta la sola oppositrice accreditata sul piano elettorale. Se e che cosa potrà aggregare è ancora presto per dirlo anche se in diversi ambienti si parla di lei come dell’unica alternativa a Tito e al suo entourage. Il PD di Paolo Trapani rischia perciò di restare al palo l’anno venturo, a meno che non si decida a mollare Tito e a correre in proprio. Eventualità che non impensierisce il primo cittadino che, anzi, non vede all’orizzonte un concorrente in grado di sbarrargli la strada della rielezione, figurarsi un PD ridotto alle condizioni di oggi. Secondo i soliti bene informati prima delle ferie d’agosto potrebbero maturare novità rilevanti destinate a ridisegnare la fisionomia politica metese e peninsulare.