Napoli

Gioco d’azzardo: lo scollamento tra le politiche locali e le strategie nazionali

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ludopatiaIn Italia sembra davvero ci sia una grande confusione rispetto a come trattare il settore del gioco d’azzardo.  Da un punto di vista nazionale le normative attualmente vigenti qualificano il gioco come legale quando viene offerto entro i limiti e le autorizzazioni rilasciate dal Monopolio di Stato. Lotto e lotterie, scommesse sportive, apparecchi slot e casinò online costituiscono quindi non solo un settore economico redditizio ed in grande sviluppo ma anche un’importante e regolare fonte di entrate erariali. In un passato piuttosto recente il gioco è stato inoltre utilizzato come fonte di raccolta fondi per sostenere le aree terremotate e solo pochi mesi fa è stato pubblicato un bando per il rilascio di 120 licenze, al costo di 200.000 euro l’una, che consentissero la creazione di altrettanti casino online italiani autorizzati.

Sembra quindi che la politica nazionale abbia fino ad ora assunto una posizione orientata alla promozione di questo importante settore economico, con un costante ampliamento e differenziazione dell’offerta.
Le amministrazioni locali di tutta la Penisola, e anche il Comune di Napoli, paiono invece aver imboccato una direzione opposta che tenta di controllare e/o limitare l’offerta. Questo scollamento tra nazionale e locale pare giocarsi soprattutto sul tema della protezione dei cittadini e sui rischi sociali che il gioco patologico comporta, tematiche chiaramente più sentite da chi è a diretto contatto con i cittadini ed il territorio che dai banchi del parlamento.
Recentemente Enrico Panini, Assessore al Bilancio del Comune di Napoli, ha offerto un aggiornamento in merito all’attuazione dell’ordinanza sul gioco approvata lo scorso ottobre. La giunta De Magistris ha infatti introdotto misure di limitazione dell’orario di funzionamento delle sale da gioco (massimo 8 ore al giorno) con la possibilità di scegliere tra due classi di fasce orarie, A o B, e il divieto a qualsiasi forma di pubblicità del gioco, sia essa diretta o indiretta.

Il piano prevede anche azioni positive a favore dell’educazione ad un approccio consapevole verso il gioco con la creazione di materiale informativo da distribuire nelle sale giochi e l’organizzazione di workshop e corsi di formazioni rivolti agli esercenti. Per la messa in pratica di queste misure il Comune ha scelto la via della collaborazione con gli operatori del settore che possono volontariamente scegliere di aderire a queste nuove regole. Come dichiarato da Panini, l’Amministrazione sta ora predisponendo gli atti applicativi, terminati i quali si potranno raccogliere le adesioni degli esercenti autorizzati e vedere come queste misure influenzeranno il fenomeno delle ludopatie. Seppure l’ordinanza pone alcune limitazioni all’offerta di gioco, è importante notare che l’approccio napoletano si differenzia da quello adottato da altre amministrazioni locali, proprio per la sottolineatura rivolta alla collaborazione con i titolari delle sale da gioco.

Nell’ordinanza si legge infatti “Questo provvedimento conferma che l’orientamento del Comune di Napoli rispetto al gioco d’azzardo non si configura in una logica di proibizione ma di regolamentazione, orientata a mettere in condizione il cittadino di potere scegliere in modo consapevole, riducendo al minimo influenze e condizionamenti tipici di un’offerta capillarizzata e invadente”.
E forse Napoli da questo punto di vista è stata più lungimirante di altri Comuni. Se infatti si guarda in modo globale al mercato dell’azzardo, i dati del 2017 ci dicono che il gioco online è cresciuto del 34%, portando nelle casse dello Stato 320 milioni di euro nella forma di trattenute dirette. Con un tasso di crescita del genere ci si può solo attendere che presto i casinò online, i siti di scommesse e le sale da bingo virtuali saranno le forme di intrattenimento preferite dagli italiani ed il gioco “terrestre” diventerà un fenomeno residuale. Se la preoccupazione dei politici è quella della protezione dei cittadini, non il proibizionismo ma piuttosto l’educazione e l’informazione saranno le azioni su cui puntare.

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