L’Italia sul Baratro/Consultazioni Bis: inizia la guerra politica…
di Raffaele Lauro
La novità emerse dal primo giro di consultazioni non riguardano soltanto, per la prima volta nel processo di comunicazione della Presidenza della Repubblica, l’utilizzo, da parte del Quirinale dei Social per narrare, attraverso i tweet, il calendario delle convocazioni, l’accoglienza degli ospiti arrivati trafelati dopo la scalata a piedi del Colle e le immagini dei protagonisti a consulto con il Capo dello Stato, nello Studio alla Vetrata (di interesse, la graziosa collocazione sui divani e poltrone dei membri delle delegazioni).
IL QUIRINALE 2.0 E LA CHIAREZZA DI MATTARELLA
Questo Quirinale 2.0 potrebbe sembrare un dettaglio irrilevante, un semplice allineamento alle esigenze di trasparenza e di velocità comunicazionale, ad uso dei media, ancorché una rottura rispetto allo stile di Sergio Mattarella ritenuto (a torto) come “ingessato”, mentre in effetti non lo è. Si tratta, innanzi tutto, di una risposta persino ironica ai cantori acritici (M5S e Lega) della democrazia digitale decisi a rompere con i riti del passato e a disvelare, in nome di una trasparenza assoluta, gli arcani segreti del Palazzo da trasformare in una casa di vetro. Come a dire: i nostri colloqui potrebbero essere trasmessi anche in streaming, a perderci non sarebbe tanto l’arbitro, quanto i partecipanti alla gara per il governo.
Si tratta, ancor più, di un segnale anticipatore di una gestione del tutto innovativa della situazione post elettorale, pur nel rispetto della Costituzione e della prassi, che caratterizzerà l’operato dell’arbitro costituzionale poco incline a lasciarsi suggestionare dalle blandizie (e dalle provocazioni, in primis quelle del Capo Politico del M5S) e deciso, nel secondo giro di consultazioni, prima di affidare un qualsiasi incarico, ad ottenere delle precise garanzie su alcuni pilastri di interesse nazionale: maggioranza parlamentare, alleanze occidentali, vincoli europei, rispetto dei trattati, deficit di bilancio e debito pubblico. Specie dopo le novità negative comunicate da Eurostat sui costi reali dei salvataggi bancari che, associati alle clausole di salvaguardia, costringeranno il nuovo governo, nel 2018, ad una manovra correttiva di non meno di 20 miliardi di euro.
Quanto sopra è risultato evidente dalle dichiarazioni, rese da Mattarella alla stampa, a conclusione delle consultazioni numero 1:
– non si è registrata alcuna possibilità di formare un nuovo governo;
– nessun “vincitore” delle elezioni ha a disposizione una maggioranza parlamentare, in entrambe le Camere;
– i partiti hanno chiesto più tempo per valutare possibili intese o alleanze;
– si rende necessario, quindi, un nuovo giro di consultazioni, numero 2, con l’intervallo di almeno una settimana, per verificare eventuali passi avanti.
Colpiscono, nelle parole di Mattarella, due espressioni: la “nessuna possibilità”, ad oggi, di una soluzione; il tempo richiesto dagli interlocutori per tentare di trovare un’intesa e la necessità di garantirsi una maggioranza parlamentare, da parte di chi invoca incarico e premiership, sulla base del proprio risultato elettorale.
LA DURA REALTÀ: NESSUN VINCITORE
La dura realtà ha rivelato subito che di veri vincitori delle elezioni non esista nessuno, come risulta dalle novità politiche emerse dalle dichiarazioni dei leader:
– la diversa e contrapposta prospettiva di governo rappresentata da Silvio Berlusconi (mai con il M5S!) e da Matteo Salvini (si con il M5S, costi quel che costi!), preludio di una rottura insanabile, che frantumerà l’alleanza elettorale di centrodestra alle prossime consultazioni: la dichiarazione di Berlusconi, che è inequivocabile, in risposta al veto di Di Maio e alle trattative sotterranee di Salvini, una dichiarazione di rango europeista (sembra dettata dalla Merkel), anti populista e anti sovranista;
– la vittoria della provocazione di Luigi Di Maio nei confronti del centro destra, che ha contribuito a spaccare e il fallimento della stessa tattica nei confronti del Partito Democratico che sembra uscito dallo stato confusionale post sconfitta, non ha licenziato definitivamente Renzi (non lo poteva), ha illustrato con il reggente Martina, futuro segretario, la filosofia dell’opposizione dei democratici nei confronti di qualsiasi governo di cui facciano parte il M5S e la Lega e ha rifiutato (giustamente) qualsiasi incontro (strumentale) con Di Maio, se non da presidente incaricato. Come a dargli una lezione di galateo istituzionale e a sottrarsi alle iniziative propagandistiche inventate a tavolino da Rocco Casalino: con più del 32% di voti non sei istituzionalmente nessuno, rappresenti il tuo elettorato, non il popolo italiano, ti incontreremo, da potenziale opposizione solo se presidente incaricato e alla luce del sole.
Da queste premesse si può dedurre che i giorni che ci separano dalle nuove consultazioni presidenziali non saranno tranquilli, piuttosto potrebbero essere caratterizzati da un clima di guerra politica con ulteriori provocazioni, ricatti incrociati, tradimenti, dossier e campagne di fango.
IL GIOCO DI ANTICIPO DI BERLUSCONI
La presa di posizione di Berlusconi, un classico gioco di anticipo, non appare tattica, ma strategica, e parte da una serie di convincimenti ormai acquisiti che lo hanno spinto a far saltare il banco della “liasion dangereuse” tra Di Maio e Salvini, prima della prossima settimana:
– anche in caso di nuove elezioni, a giugno, dopo le regionali parziali, la Lega non andrà mai sopra il 18%, anzi perderà i voti sottratti a Forza Italia, in quanto i moderati forzisti torneranno a casa;
– non ci sarà alcun smottamento di massa dai gruppi di Forza Italia verso i gruppi leghisti, come auspicato da Di Maio e sognato da Salvini;
– Salvini, senza Forza Italia e i gruppetti di Giorgia Meloni, diventerebbe il “valletto” di Di Maio;
– il ricatto di elezioni a giugno o di far passare una legge sul conflitto di interesse anti-Berlusconi non funzionerà, in quanto i programmi cinquestelle e leghisti sono alla lunga inconciliabili e, se anche si arrivasse malauguratamente ad un governo sovranista, non durerebbe che pochi mesi;
– il fallimento anche del secondo giro di consultazioni porterà ad un governo del Presidente in grado di garantire gli equilibri internazionali, europei e finanziari.
LA CAMPAGNA DI FANGO IN ARRIVO
Non si può escludere che, in questi giorni, inizi una campagna di stampa anti sovranista, con dossier e rivelazioni di cui l’inchiesta dell’Espresso sui conti segreti di Salvini e sui finanziamenti occulti alla Lega, anche di provenienza estera, appaiono soltanto un piccolo assaggio.
Continuerà ad allearsi con un leghista delegittimato il “giovin signore” di Pomigliano d’Arco, resistendo alla “canea” del suo “Colosseo digitale” che lo tiene sotto controllo, giorno e notte?
Neppure si può scartare l’ipotesi che tra Salvini e Berlusconi, il primo ceda e che, venerdì prossimo, saliranno al Quirinale con un’unica delegazione del centrodestra fingendo di aver superato i loro dissidi. I contrasti, tuttavia, riemergeranno di nuovo nelle trattative con il M5S.