Gioco d’azzardo. Raffaele Lauro: autoriforma del sistema o rivoluzione sociale?
A seguito della pubblicazione del rapporto sulla piaga del gioco d’azzardo in Italia e del “volume d’affari” che si realizza Comune per Comune nel nostro Paese, si è sviluppato una vivace discussione su facebook promossa da Michele Gargiulo, priore dell’Arciconfraternita “Morte e Orazione” di Piano di Sorrento (di cui pubblichiamo un ampio stralcio). Dallo scrittore ed ex Parlamentare Raffaele Lauro riceviamo una crudissima testimonianza che ci deve indurre a riflettere su questo dramma italiano.
GIOCO D’AZZARDO, AUTORIFORMA DEL SISTEMA O RIVOLUZIONE SOCIALE
“Mi verrebbe la voglia di dire, meno male che ci sei tu, caro Vincenzo, che hai testimoniato in più di cinque anni la mia battaglia (perduta) contro il gioco d’azzardo. Perduta dal nostro Paese. Sarebbe necessario ripartire proprio da dove io ho lasciato a livello parlamentare, da quelle proposte di regolamentazione, emerse in antimafia, da approvare con legge, senza lasciare, da soli, i pochi amministratori locali coraggiosi.
Il gioco d’azzardo rimane il più potente strumento di corruzione e di corruttela di un paese già corrotto, a monte (concessioni statali poco trasparenti, vedi caso Fini) e a valle (sale gioco, slot e gioco on line). Da dove ripartire e con chi? Con Berlusconi che rischia di rivincere le elezioni per l’insania altrui, dopo aver fatto insabbiare tutte le mie proposte di legge sul gioco d’azzardo? Con una sinistra spappolata che, sul tema, a cominciare da Renzi premier, si è mostrata timida e senza alcuna consapevolezza sulla gravità della situazione? Con i 5stelle, i quali, agli inizi, sembravano pronti a sfidare tutte le lobby del gioco, che tengono, tuttora, a libro paga (in contanti) molti parlamentari, ma, in seguito, non sono andati oltre pochi sbraiti in assemblea, del tutto inutili?
Ricandidarmi per riprendere una battaglia sacrosanta con l’aiuto di chi, sul piano mediatico? Dal momento che, in questi ultimi cinque anni di mio forzato silenzio, il ricatto della pubblicità (o meglio dei contratti pubblicitari) si è esteso a tutte le aree della comunicazione, carta stampata (in crisi), radio, televisione, new media e internet, travolgendo le poche voci libere rimaste, singole e isolate, anch’esse pronte ad essere zittite con le minacce esplicite di cassa integrazione o addirittura di licenziamento, senza escludere il servizio pubblico radiotelevisivo.
Nessuno vuole guardare in faccia alla realtà e, tranne qualche rara eccezione, sempre più rara, i politici, gli amministratori locali e persino le associazioni del volontariato e della solidarietà, girano la faccia dall’altra parte, limitandosi, di fronte a dati sempre più allarmanti sul fenomeno-piaga sociale del gioco d’azzardo, oramai cronicizzato ed esteso, a lanciare proclami ininfluenti, cercando soltanto di salvarsi l’anima e la faccia. Il mostro ha vinto, l’inquinamento morale delle coscienze pervade tutto il tessuto sociale: i pensionati portano il loro obolo quotidiano al moloch del gioco, facendo la fame e impegnando anche la casa di proprietà; i minorenni spacciano la cocaina per andare a giocare alle slot e intere famiglie, rovinate da familiari malati da gioco patologico, fanno ricorso alla Caritas per poter mangiare.
Uno spaventoso intreccio di aree criminali e criminogene fatto di racket, di usura, di spaccio di droga e di gioco d’azzardo, fintamente legale e clandestino, inquina e domina la società italiana. E condiziona i pubblici poteri, politici e amministrativi, peggio del narcotraffico in Colombia. Quanti dolori, quante sofferenze, quante tragedie, anche di sangue, lacerano le famiglie italiane!
Chi paga per questa malattia, più feroce e più tenace di un cancro? Mi chiedi, senza chiedermelo, di vestire, di nuovo, i panni di don Chisciotte e di lanciarmi contro i mulini a vento, quando ormai penso che solo un’autentica rivoluzione potrebbe cambiare una situazione, per me, allo stato, del tutto irreversibile? Ma avrà la nostra gioventù la forza, il coraggio e la determinazione di farla una rivoluzione, vera, persino sanguinosa, nonostante la mortificazione quotidiana di sopravvivere senza lavoro, di vegetare senza prospettive future di vita dignitosa e di rimanere assuefatta e narcotizzata dai Social e dalla fogna della subcultura digitale? Mi interrogo, mi tormento a poche settimane dal ritorno alle urne per il rinnovo del Parlamento! L’abolizione del gioco d’azzardo, non più la disciplina e la regolamentazione, ma l’abolizione, perchè di questo ormai si tratta, entrerà nei programmi dei partiti, se ne parlerà nei confronti televisivi, nei dibattiti tra i candidati nei collegi o sulle piazze, anche mediatiche? Vedo il Tuo volto incresparsi di sottile ironia e di scetticismo! Autoriforma totale del sistema o rivoluzione sociale? Non mi resterà che nutrire questa duplice, alternativa e folle illusione, se dovessi scegliere di ritornare in campo! Una follia tutta pascaliana, prima di rifugiarmi, magari, nella scrittura di un nuovo romanzo.