Tassa di soggiorno: gli operatori che non la versano ai Comuni rischiano la denuncia per perculato!
Quasi tutte le Amministrazioni locali dell’area peninsulare hanno aumentato la tassa di soggiorno, quel balzello introdotto per legge nel 2011 e che i clienti delle strutture ricettive di qualunque tipo pagano al gestore e che questi è tenuto a versare al Comune. Una voce, quella della tassa di soggiorno, che per le realtà a spiccata vocazione turistica rappresenta una voce consistente d’entrata per il bilancio dell’ente locale. Per tutti vale l’esempio di Sorrento che, a seguito del raddoppio della tassa, vede raddoppiate le proprie entrate specifiche per un importo che si aggira intorno ai 5 mln di euro l’anno. L’ultimo in ordine di tempo ad aumentare la tassa è stato il Comune di Sant’Agnello.
Se si considera la tendenza in atto in tutta la Penisola ad adibire gli immobili per uso case vacanze, B&B, resort etc… per i Comuni diventa essenziale contrastare in modo efficace l’evasione della tassa che, attenzione, non riguarda la clientela delle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere, quanto i proprietari/gestori che omettono di corrispondere al Comune la tassa incassata. I recenti controlli avviati dai Comuni congiuntamente alla Guardia di Finanza stanno facendo emergere il fenomeno che, soprattutto in alcune realtà, è piuttosto consistente. Come evidenzia il sito web “La Legge per tutti” ecco cosa rischia il gestore che non paga la tassa di soggiorno: “…la struttura rischia una sanzione amministrativa pecuniaria da 25 a 500 euro in caso di tassa di soggiorno non pagata al Comune, o pagata solo in parte oppure di infedele dichiarazione (dico di avere incassato 50 ma in realtà ho incassato 100). Ma rischia anche di commettere reato di peculato. Come stabilito in una sentenza del Tribunale di Firenze del 2016, infatti, «l’albergatore che, dopo aver incassato l’imposta di soggiorno, ne omette il versamento all’ente competente commette il delitto di peculato in quanto egli opera come agente della riscossione, ossia come incaricato di pubblico servizio». La pena prevista per il reato di peculato è la reclusione da 4 a 10 anni e 6 mesi. Se il colpevole (in questo caso il gestore della struttura ricettiva) ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo di quei soldi e poi li restituisce immediatamente, è punibile con la reclusione da 6 mesi a 3 anni”. (Red. PinP)