Sorrento, polemiche per la “divise” alla Scuola Tasso…Le perplessità di un genitore!
SORRENTO – Sta facendo discutere la decisione della dirigente scolastica della Scuola “T. Tasso”, Marianna Cappiello, di introdurre l’obbligo per gli studenti di indossare dal corrente anno scolastico la divisa griffata dell’Istituto. Con una nota pubblicata sul sito web della scuola e inviata alle famiglie degli studenti e a 3 ditte di Sorrento (Kreo Grafica – CW Dima Workwear – Harmony Kids) che commercializzano le divise, la Cappiello ha provocato un dibattito che oppone favorevoli e contrari all’adozione dell’abito unificato nella scuola. Pubblichiamo la riflessione di un genitore che ha voluto esprimere la propria opinione a riguardo e un interessante video che tratta l’argomento su analoghe iniziative all’estero.
“La dirigente scolastica della Tasso ci fa sapere che i nostri figli per frequentare la scuola pubblica da quest’anno dovranno indossare la divisa con il logo dell’Istituto adeguandosi alla direttiva adottata nel Consiglio d’Istituto e acquisita nel regolamento della scuola. All’improvviso mi è sembrato di capire che i nostri figli debbano trasformarsi tutti in piccoli balilla indossando una divisa abolita sin dagli anni ’70 come, tra le altre, una conquista del Movimento Studentesco. L’idea che ispira questa scelta può anche essere nobile e diretta a ridurre le disuguaglianze o a contrastare pregiudizi di varia natura sollecitando di fatto lo sviluppo di uno spirito di appartenenza che, a mio avviso, appare più di natura estetica e non si addice alla scuola pubblica! La quale piuttosto dovrebbe saper contrastare le differenze di natura sociale ed economica sul piano culturale e formativo piuttosto che ricorrendo a un processo di omologazione dell’abbigliamento che appare più consono alla scuola privata, assolutamente non a quella pubblica.
L’obbligo della divisa si trasforma inoltre in un gravoso onere finanziario aggiuntivo per le famiglie visto che per ciascun studente se ne dovranno acquistare almeno 2, se non 3, per assicurare l’intercambiabilità nel corso della settimana. Un guardaroba che automaticamente raddoppia se teniamo presente che l’anno scolastico inizia il 14 settembre, praticamente d’estate, passa per l’autunno-inverno e si conclude in primavera-estate, esattamente il 9 giugno 2018. Quindi per ciascuno studente una famiglia dovrà dotarsi minimo di 2 divise invernali e di 2 divise estive. I più previdenti opteranno per la soluzione 3 + 3. In una famiglia con due o tre figli la spesa si raddoppia o si triplica senza considerare che restano quelli che sono i costi per l’acquisto degli abiti extra-scolastici per i nostri ragazzi oltre a quelli per le attività sportive visto che, per fortuna, gran parte di loro pratica sport.
Insomma un vero e proprio salasso che, a mio modesto avviso, risponde esclusivamente a una logica narcisistica di cui si vorrebbe e si potrebbe fare a meno, concentrando di più gli sforzi sul piano della didattica e della formazione civica da tempo espulsa dalla scuola. Mi auguro che la Dirigente scolastica voglia rivalutare questa decisione in virtù di queste poche considerazioni, peraltro condivise con tantissimi genitori, a conferma che certe iniziative di sensibilizzazione e di responsabilizzazione collettiva non hanno bisogno di manifestazioni esteriori che, lo ripeto, restano una prerogativa di appartenenza a determinate istituzioni com per esempio la Nunziatella, ma che dal mio punto di vista non si addicono alla scuola pubblica dove le presunte differenze devono essere colmate dai docenti attraverso adeguati processi di formazione consoni alle età dei nostri ragazzi e al loro modo di confrontarsi col mondo che li circonda. Grazie per l’attenzione che vorrete riservare a questa breve lettera e al problema esposto”. (Red. PinP)