Meta

Meta, Il WWF denuncia alla Procura: “riparte boxlandia”. Nel mirino le due autorimesse su corso Italia

Stampa
Tabella inizio lavori - Foto WWF
Tabella inizio lavori – Foto WWF

META – Alla fine il WWF ha deciso di rivolgersi alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata per verificare la regolarità dell’intervento edilizio in corso di attuazione su Corso Italia con la realizzazione di due autorimesse. “Avevamo interloquito con il responsabile dell’UTC del Comune di Meta arch. Diego Savarese – dichiara Claudio d’Esposito presidente del WWF Terre del Tirreno – e dopo essere riusciti a visionare gli atti del progetto, non senza difficoltà e perdita di tempo a causa di un primo pretestuoso diniego in quanto non veniva riconosciuta nella richiesta del WWF alcun nesso e/o attinenza con l’ambiente (?), avevamo scritto al Comune e alla Soprintendenza chiedendo la revoca e/o in subordine di sospendere in autotutela l’efficacia dei permessi di costruire rilasciati.  Nulla di fatto! Non abbiamo ricevuto alcun riscontro alla nostra lettera ma abbiamo documentato, in questi giorni, l’apertura di uno dei due cantieri per la realizzazione dei garage con l’inizio dei lavori.

Area di realizzazione opere - foto WWF
Area di realizzazione opere – foto WWF

Poiché riteniamo che quelle opere non siano compatibili col PUT (lo stesso che in questi giorni, mentre l’Italia brucia, si sta tentando con un colpo di mano di modificare per lasciare via libera al cemento!) abbiamo interessato la Procura della Repubblica di Torre Annunziata chiedendo di effettuare tutti gli accertamenti del caso. Inoltre dalla visione degli elaborati progettuali abbiamo potuto constatare una discordanza sostanziale tra le quote reali e quelle dichiarate”.

I parcheggi interrati pertinenziali in violazione della L.R. 35/87 nel comune di Meta sarebbero ben due, autorizzati con Permesso di Costruire n° 2 e Permesso di Costruire n° 3, posti in terreni adiacenti e che comporteranno la distruzione di un fondo agricolo di circa 1500 mq con la presenza di residui alberi di agrumi.

autorim1Attualmente si è aperto il cantiere per 33 box auto da farsi nell’appezzamento di terreno di 936 mq identificato al catasto col Foglio 7 plla. n. 183, con Permesso di Costruire n° 3 rilasciato il 30.09.16 alla Società SO. GE. PA. s.r.l il cui rappresentante legale è il sig. Cacace Giovanni, fratello del vicesindaco di Meta con Delega al Corso Pubblico, cosa non di poco conto visto che l’accesso ai famigerati garage è posto proprio sul Corso Italia: un’arteria stradale ad altissima intensità di traffico veicolare, nonché l’unica via di accesso, in entrata ed uscita, alla penisola sorrentina!

Tale area, inoltre, è sita nelle immediate adiacenze di un’altra mega-autorimessa pertinenziale già realizzata a monte in via Ponte Orazio (quest’ultima in difformità dal progetto autorizzato e occupando in modo illegittimo la previsione di standard pubblici) e, qualora si realizzasse la nuova autorimessa, si rischierebbe di sconvolgere l’ennesimo tassello del fragile territorio agricolo del comune metese andando a costituire, senza soluzione di continuità, una conurbazione di parcheggi che unirebbe il Corso Italia al Ponte Orazio, posto al confine del Vallone Lavinola nel Parco Regionale dei Monti Lattari.

Cosa contesta il WWF?

Aranceti a rischio - foto WWF
Aranceti a rischio – foto WWF

Dall’analisi degli atti progettuali gli interventi urbanistici autorizzati appaiono in contrasto con la destinazione d’uso dell’area così come inquadrata nel P.R.G. del Comune di Meta.  Gli interventi infatti si andranno a realizzare in zona territoriale “4” del P.U.T. dell’area Sorrentina-Amalfitana, ovvero, di riqualificazione insediativa ed ambientale di 1° grado e, in ambito del P.R.G. vigente, nella zona territoriale “E” , inquadrata come “agricola” nella quale, a ben leggere i dettami della Legge 35/87, non è concessa la facoltà (impropriamente però inserita nel P.R.G. di Meta alla lettera “f”) di realizzare: “infrastrutture di mobilità: percorsi pedonali, percorsi ciclabili, percorsi carrabili, parcheggi … ecc.”

In sintesi: chiarito che il PUT vigente ha valenza paesaggistica, una volta individuata la zonazione del PRG, coerentemente alle prescrizioni del PUT, non è più possibile derogare alle disposizioni dello stesso. In particolare è la deroga paesaggistica a non essere consentita!!!

Nel caso in discussione i box autorizzati ricadono, come detto, in zona 4 del PUT e in zona E del PRG, ovvero in zona individuata come “agricola”. Tale sotto-destinazione deve obbligatoriamente essere rispettata ai sensi del PUT. L’eventuale deroga alla zonazione del PRG dovrà, necessariamente, seguire l’iter e la procedura di variante al PUT che la legge impone.  Desta perplessità che negli elaborati progettuali dei privati non si faccia mai esplicita menzione alla conformità al PUT e, nelle stesse relazioni tecniche prodotte, tra gli allegati dell’inquadramento territoriale, non è presente la pagina del PUT che riguarda la zona “E” dove si comprende cosa sia possibile o meno fare.

Infine balza agli occhi il fatto che entrambi i permessi di costruire (n° 2 e n° 3) sono stati (stranamente?) rilasciati alla CONDIZIONE SPECIALE che vengano perfettamente osservate le disposizioni di cui alla Legge Regionale n°35/1987. Tale condizione speciale di fatto NON appare osservata!!! Alla luce di molteplici decisioni del TAR Campania e del Consiglio di Stato ci appare evidente la illegittimità dei permessi di costruire in discussione in quanto contrastanti con il PUT. Per tali motivi i suddetti parcheggi qualora realizzati sarebbero da ritenersi privi di idonei titoli abilitanti.

Infine secondo il WWF sembrerebbe esistere una discrepanza con la realtà nelle quote del terreno rappresentate nello stato dei luoghi degli elaborati progettuali, che vorrebbe tra la prop. Canale e la prop. Cacace nel punto di confine, una differenza di quota di circa 1 m. Tale sbalzo, delimitato da un muretto in tufo con rete, appare tuttavia di appena 40 cm. La vicenda è stata oggetto anche di una recente interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle (Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 407102). Per tali motivazioni il WWF ha chiesto alla Procura della Repubblica di promuovere indagini atte ad accertare la legittimità degli atti autorizzativi rilasciati ed ogni eventuale responsabilità civile e/o penale anche di carattere omissivo”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*