Meta, il riesame “salva” Tito che continua a fare il sindaco strizzando l’occhio al PD
L’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di arresto del PM Silvio Pavia nei confronti del sindaco di Meta Giuseppe Tito, coinvolto in un’inchiesta che risale al 2012 e giunge fino all’inizio del suo mandato da sindaco, conferma quello che, come abbiamo scritto il 22 aprile scorso, era stato il nostro auspicio: “Tito non merita l’arresto”. Troppo lontane nel tempo le contestazioni mossegli, nonostante la gravità, per giustificare un provvedimento restrittivo come gli arresti domiciliari per cui ora sarà il PM eventualmente a fare ricorso in Cassazione sulla richiesta di arresto e a formulare la richiesta al G.I.P. di rinvio a giudizio che praticamente sancisce il passaggio dalla fase procedimentale a quella più strettamente processuale con relativo cambio di status degli indagati che diventano imputati e con la possibilità di costituzione di parte civile che, nel caso, dovrebbe essere lo stesso Comune di Meta.
L’impianto accusatorio resta tutto in piedi e viene convalidato nell’ordinanza del riesame per cui si comprende la contenuta reazione di Tito con la dichiarazione di aver piena fiducia nella magistratura. Un po’ poco forse per i sostenitori del Sindaco che probabilmente si aspettavano maggiore euforia per quest’ordinanza che ha tenuto con il fiato sospeso Tito e il resto degli indagati, ma il basso profilo scelto rappresenta la strada migliore per affrontare il prosieguo della vicenda che, col rinvio a giudizio, rischia di essere lungo, tortuoso e condizionante soprattutto per il futuro politico e amministrativo di Tito. Con le elezioni politiche alle porte e con la traballante prospettiva di potervi concorrere a pieno titolo, Tito si vede forse costretto a fare un passo in dietro e probabilmente ad accantonare per sempre il sogno di diventare parlamentare. Forse per questo ha messo in campo l’ipotesi di una candidatura dei colleghi Giuseppe Cuomo (Sorrento) e Piergiorgio Sagristani (Sant’Agnello) che difficilmente, però, potrebbero indossare la casacca PD per un eventuale collegio uninominale che sembra invece ritagliato a misura per Luca Mascolo, sindaco di Agerola e fedelissimo di Renzi.
E’ chiaro che il caos sulla legge elettorale impedisce ancora a tutti di compiere una scelta, con l’aggiunta che Sagristani a Sant’Agnello andrà alle urne nel 2018 per la scadenza del mandato amministrativo e potrebbe trovarsi nella scomoda posizione di dover concorrere per entrambi gli obiettivi (politico e comunale), circostanza che gli complica non poco la vita. Non è detto però che vada tutto come sognano Sagristani&Cuomo, perchè Tito non lo si può considerare definitivamente escluso dalla corsa per la candidatura parlamentare in un PD dove conta molto l’appartenenza al filone giusto. E in questo Tito ci sta tutto! La decisione, poi, di fare chiarezza anche sugli abusi dell’hotel di famiglia (Giosuè a Mare) lascia trapelare l’intento del Sindaco di volersi scaricare un po’ di problemi per avere mani più libere in questa fase molto delicata della vita politica locale e nazionale.
Un commento
Alberto Albertoni
Commento equilibrato come sempre