Meta,  Napoli

Opinioni/Il PD è un partito in evidente stato confusionario!

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di Francesco Paolo De Ponte

Tito a NapoliLa vicenda del Sindaco Tito è singolare, di sicuro rivelatrice dello stato di confusione in cui versa il Partito Democratico. Alle vicissitudini giudiziarie che hanno colpito il Sindaco hanno dato ampio risalto i giornali, alle conseguenze politiche un po’ meno. Da più parti si è enfatizzata la circostanza che il Sindaco non abbia rinnovato la tessera in occasione della recente convocazione degli iscritti organizzata dal segretario cittadino Paolo Trapani alla Casina dei Capitani. E’ difficile comprendere quale possa essere il significato politico di tale scelta ammesso che ve ne sia uno. Infatti credo sia irrilevante se Tito abbia rinnovato o meno la tessera del PD di cui, in ogni caso, resta rappresentante ed addirittura capogruppo in seno all’Assemblea della Città Metropolitana di Napoli.

Un aspetto non sufficientemente valutato dalla stampa e per molti versi assurdo. Che significato dare al mancato rinnovo del tesseramento ad un partito quando di quel partito si è, quanto meno a livello provinciale, un esponente di spicco!? Come è conciliabile la volontà di non tesserarsi per il PD con quella di continuare a rappresentarlo (peraltro in posizione politica apicale) all’interno di una assemblea amministrativamente considerevole qual è l’Assemblea della Città Metropolitan?
E peraltro è arduo cercare di comprendere le ragioni per cui gli organi direttivi del PD accettino che a rappresentarli possa essere un soggetto politico neppure tesserato. Nel vecchio PCI è certo che una roba del genere non sarebbe stata minimamente concepibile.

Le luminarie del montatore abusivo
Le luminarie del montatore abusivo

Ma vi è un’altra circostanza che non riesco facilmente a intendere. Di tutti i fatti che sono venuti fuori dall’inchiesta e di tutte le contestazioni mosse al Sindaco di Meta ve ne è una che, anche a sforzarmi, mi sembra difficile da credere. Anzi ho idea che la Procura nel contestarla sia caduta in errore. Parlo della vicenda delle luminarie approntate in Piazza Casale nell’ottobre del 2014, ben tre mesi prima del periodo natalizio.

Riassumerò sinteticamente i fatti per chi non li conoscesse abbastanza. Agli inizi di ottobre del 2014, ben prima che si svolgesse la relativa gara d’appalto fissata per il successivo 3 novembre, “ignoti” (almeno secondo la versione ufficiale fornita dall’Ente) si prodigavano ad allestire gli addobbi luminosi in Piazza Casale. La cosa non passava inosservata e giungevano all’Autorità Giudiziaria denunzie sia da parte di cittadini che dell’opposizione in Consiglio Comunale. Nei giorni successivi le luminarie venivano smontate (a questo punto c’è da chiedersi  da chi!?) e partiva dal Comando della Polizia Municipale una informativa di reato contro ignoti responsabili di aver lasciato fili elettrici scoperti sospesi in Piazza Casale.

La Procura della Repubblica ha ravvisato nell’episodio una serie di reati ed anche quello, che ritengo gravissimo, che fossero stati falsamente denunziati quali autori dell’installazione di materiale elettrico ignoti che invece, secondo le prospettazioni accusatorie, sarebbero stati noti.
Converrete che non sia tanto normale montare luminarie natalizie ad ottobre ma quel che mi lascia maggiormente confuso è l’accusa del P.M.  Questi ipotizza che, una volta scoperto il fatto, a qualcuno nell’ambito comunale sia venuto in mente di rappresentare all’Autorità Giudiziaria che gli autori ne fossero ignoti. Non è questa la sede per accertare chi abbia materialmente proceduto all’operazione né chi l’abbia autorizzata. Ma mi chiedo: è possibile essere tanto ingenui e sprovveduti da immaginare che sconosciuti benefattori, a loro cura e spese, potessero aver provveduto all’allestimento del materiale elettrico per le luminarie natalizie!?

E già, perché unicamente rispondendo positivamente alla domanda, sarebbe comprensibile il successivo rapporto di denunzia contro ignoti autori della pubblica beneficenza. Muovendo dal presupposto che, allo stato, non sia stato accertato alcun reato tantomeno quello di aver falsamente denunziato una circostanza non veritiera (anche perché è reato tutto da dimostrare nel processo) si pone un interrogativo politico. Gli organi direttivi del PD avranno anch’essi appreso dalla stampa della vicenda. Se così fosse è possibile che nessuno dei vertici democratici si sia posto il problema se sia opportuno continuare a farsi rappresentare nell’agone provinciale dal Sindaco Tito. Almeno fino a quando questi non abbia chiarito in chiave politico-amministrativa (e non giudiziaria) e, nella maniera più convincente, di essere estraneo a fatti del genere !?
Sono certo che il Sindaco, se convenientemente interpellato dai suoi organi di partito e dall’opposizione, sarà in grado di fornire, sul piano istituzionale,olitico ed amministrativo (a quello giudiziario attenderanno i Magistrati), spiegazioni credibili e tali da consentire di riporre nel cassetto ogni ragionevole dubbio su un episodio che è riduttivo definire sconcertante. E però fino ad oggi nessuno, tantomeno l’opposizione, che pure ha avuto il merito a suo tempo di denunziarla, ha chiesto al Sindaco di dare adeguate risposte su questa che di tutte (mi riferisco a quelle oggetto dell’avviso di garanzia diffusamente pubblicizzate dalla stampa) è la vicenda più inverosimile ed imbarazzante tanto da indurmi a credere che la Procura abbia preso un grosso abbaglio. Credetemi sembra di una di quelle storie uscite dal Corriere dei Piccoli o dai giornalini di Disney dove protagonisti di scene inverosimili e improbabili nella vita reale erano Topolino, Paperino ed il Commissario Basettoni.

Insisto nel dire che l’episodio è così grottesco e goffo che non può essere vero e che il Pubblico Ministero sia caduto in errore. Se, poi (francamente da cittadino mi auguro di no) la ricostruzione di questa vicenda operata dalla Procura risulterà acclarata e comprovata nella successiva fase processuale per i cittadini (non solo di Meta ) sarà raccapricciante dover prendere atto che in Comune c’è qualcuno a cui piace giocare in tal modo. Niente di male se non fosse che il gioco ha coinvolto istituzioni dello Stato quali Polizia ed Autorità Giudiziaria. A questo punto non appare neppure di particolare peso se i fatti saranno ritenuti di rilevanza penale o meno, sarà bastevole che risultino veri per porsi più di un interrogativo sulla bontà della selezione attraverso la quale viene scelto il personale politico ed amministrativo in questo sfortunato paese. Un interrogativo che dovrà porsi soprattutto il PD in sede provinciale, almeno si spera.

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