Meta, in Consiglio l’Opposizione si adegua e fa scena muta sull’inchiesta giudiziaria…
META – Ieri mattina si è svolto il Consiglio Comunale propedeutico a quello dell’approvazione del biliancio di previsione 2017 la cui scadenza è fissata al 31 marzo. Si è trattato della prima adunanza all’indomani della bufera giudiziaria che si è abbattuta sul sindaco Giuseppe Tito, sul comandante dei VV.UU. Rocco Borrell, sull’ing. Paola De Maio e sulla funzionaria Rita Paolotti oltre ad alcuni imprenditori coinvolti a diverso titolo in una serie di brutte storie a partire dal 2012. Riflettori accesi sul primo cittadino dal quale ci si aspettava almeno una comunicazione o un’informativa su quanto accaduto in ossequio a un “galateo istituzionale” di cui invece si è persa ogni traccia.
Silenzio assoluto sull’inchiesta, sull’accusa di aver intascato tangenti, sull’ipoteca del riesame che ha fissato al 28 aprile l’udienza nella quale si deciderà se accogliere o meno la richiesta del PM Silvio Pavia di arrestare Tito e di allontanare da Meta Borrelli, cioè l’applicazione di quelle misure restrittive che in chiusura d’indagine sono state respinte dal Gip. Da questo punto di vista continuare a esercitare, come se nulla fosse accaduto, le rispettive funzioni da parte degli indagati può solo giocare a loro sfavore sotto molteplici punti di vista, è il commento di alcuni addetti ai lavori. E’ un rischio che però hanno deciso di correre e di cui, ovviamente, si assumono la responsabilità evidentemente confortati in tal senso dai propri legali! Nel Consiglo di ieri Sindaco e Maggioranza hanno fatto così buon viso a cattivo gioco, bypassando tutto quanto accaduto come se il problema non fosse il loro!
Ha invece destato stupore, e non poteva accadere diversamente, la scelta operata da tutta l’Opposizione di non fare alcun cenno ai gravssimi fatti accaduti e addebitati agli indagati, Sindaco in testa. Bon ton istituzionale? Assolutamente incomprensibile, anzi si tratta di un comportamento politicamente scorretto e irrispettoso dei Cittadini, perchè l’Opposizione ha il dovere di chiedere conto alla Maggioranza e al suo Capo del proprio operato visto che l’inchiesta non riguarda fatti personali e quindi estranei alle funzioni ricoperte, ma si fonda sulla gestione della pubblica amministrazione. Quindi chi è preposto a vigilare ha il dovere e la responsabilità di fare la parte che gli compete, anche in momenti difficili e su questioni delicate! E, sia chiaro, non si tratta di dover speculare sulle disgrazie altrui, ma di rappresentare l’altra campana che, teoricamente, potrebbe essere alternativa sul piano politico-elettorale al sistema-Tito.
I silenzi sono invece eloquenti ed espressione dell’esistenza di un corto-circuito maggioranza-minoranza: il presunto garantismo dietro cui si nasconde l’ex sindaco Bruno Antonelli in nome della sua passata vicenda giudiziaria (ma siamo lontani anni luce dalle accuse che pesano sul capo di Tito) deve fare i conti con la scelta di Tito di coinvoglere sul piano tecnico della sua amministrazione alcune figure dell’entourage di riferimento di Antonelli, in primis Daniele De Martino (peraltro ex amministratore e strenuo censore della gestione Trapani, la stessa per la quale è oggi indagato Tito, oltre ad essere stato candidato alle ultime amministrative nella lista di Antonelli). Quindi Antonelli non lo si può considerare un oppositore in senso classico, come in effetti lo dimostra il suo impegno amministrativo sin dal giorno dopo le elezioni!
Per quanto riguarda Antonella Viggiano&Co, cioè dell’esponente politico e del suo gruppo che dovrebbero incarnare naturalmente l’alternativa a Tito, siamo di fronte a un caso di inspiegabile rinuncia a giocare la partita politica. Anche qui Tito ha fatto il suo di gioco, con l’abilità politica che lo contraddistingue nel saper depotenziare e neutralizzare l’azione degli avversari: bisogna capire come! Fino a prova contraria là dove le regole del gioco sono trasparenti e i ruoli e gli interessi delle parti alternativi, l’incidente giudiziario di Tito se non uno squillo di trombe, almeno delle valide ragioni le avrebbe suggerite, sul piano politico, all’Opposizione per indurla a chiedere quantomeno al Sindaco di autosospendersi dal ruolo in attesa del giudizio del riesame sulla richiesta di arresto e dell’interrogatorio che deciderà sul rinvio a giudizio degli indagati.
Infine l’ex assessora Susanna Barba eletta nella lista di Tito, ma da questi espulsa dall’esecutivo e messa all’angolo fino al punto da indurla a passare sul fronte dell’Opposizione. Anche lei in Consiglio non ha fatto alcun cenno all’inchiesta, ma almeno ha avuto il pregio di esprimere (attraverso il suo blog) un’opinione politica su quanto accaduto invocando l’assunzione di un senso di responsabilità collettivo, invitando il Sindaco a rassegnare le dimissioni o, in alternativa, il Consiglio ad auto-sciogliersi. Perchè non l’abbia ripetuto in Consiglio questo invito, cioè nella sede istituzionale, non lo si è capito: forse per non offrire il fianco al resto dell’Opposizione che la vede come il fumo negli occhi per le sue contestazioni e battaglie che qualcosa l’hanno svelato del sistema-Tito da cui ha scelto di uscire candidandosi naturalmente a essere non solo l’anti-Tito, ma anche l’anti-Viggiano. A conti fatti, è il pensiero di alcuni osservatori della politica metese, tutti gli attori amminsitrativi e di questa vicenda politico-giudiziaria appaiono morbosamente attaccati alle proprie poltrone, circostanza che meriterebbe anch’essa un’inchiesta…almeno giornalistica!
Un commento
giovanni
Egregio Direttore,
ho molto apprezzato l’articolo sull’Opposizione perchè io alle elezioni ho votato per il Dr. Antonelli e non mi aspettavo che la lista “Meta Ora” si accordava con Tito. Il dottore De Martino, che si è candidato contro Tito, il giorno dopo ha avuto incarichi ed è diventato il primo collaboratore del Sindaco. Non mi sembra corretto nei confronti di chi ha votato la lista di Antonelli. Qui mi sembra che ognuno si sia “chiatato” qualcosa! Povera Meta! Grazie