Curiosità a proposito delle “Case dell’Acqua” che si stanno installando in Costiera…
La curiosità del lettore che ci ha scritto a proposito dell’installazione nei Comuni della Penisola Sorrentina delle “Case dell’Acqua” ci ha spinto a un approfondimento sull’operazione che, ricordiamolo, risale al 2013 e di cui all’epoca abbiamo scritto annunciando l’iniziativa promossa dall’ex Amministrazione Provinciale di Napoli con capofila il Comune di Vico Equense per installare 17 di questi impianti nei sei Comuni per ridurre lo smaltimento delle bottiglie di acqua. Fu impegnata una risorsa finanziaria di 128.498 Euro per realizzare l’intervento che avrebbe consentito ai Consumatori di ridurre il consumo di acqua imbottigliata approviggionandosene direttamente presso queste case sia del tipo “naturale“, sia di quella “gasata” cioè frizzante per l’aggiunta di CO2. Va detto che non si tratta di acqua minerale comunemente intesa, cioè con la presenza di oligominerali ed altri elementi che conferiscono peculiarità salutistiche alle diverse acque in commercio. Si tratta infatti della stessa acqua che fuoriesce dai rubinetti delle nostre case, soltanto che a differenza di quest’ultima è microfiltrata (eliminazione del cloro) ed è inodore, insapore e incolore: caratteristiche che non sono evidentemente garantite all’acqua di rubinetto. L’intero progetto finanziato dall’Amministrazione Provinciale ha un costo di circa 748mila euro. Passiamo ora alla questione urbanistica, anch’essa sollevata dal nostro lettore: è naturale che l’installazione degli impianti su suolo pubblico debba essere supportato da una preventiva autorizzazione da parte del Comune nelle forme previste dalla legge, ancorchè trattasi di un progetto scaturente da un partenariato pubblico che affida a privati l’installazione di tali impianti con relativi oneri di gestione e connessi proventi. In primis occorre sottolineare che il progetto per i Comuni peninsulari prevedeva l’installazione di una tipologia di case dell’acqua uniforme, circostanza che sembra essere stata disattesa stante gli impianti sin qui installati.
In secondo luogo la ditta che si è aggiudicata l’appalto, com’è avvenuto in altre realtà (ed è documentato) deve conseguire il titolo paesaggistico conforme secondo le prerogative in capo ai diversi Enti interessati, come un qualunque privato. Se l’intervento è assimilato a OO.PP. potrebbe essere sufficiente una delibera da parte della Giunta di cui, allo stato, non sembra esserci traccia negli albi pretori dei Comuni interessati. Insomma, secondo qualche tecnico, potrebbe trattarsi di installazioni abusive o non conformi alla disciplina urbanistica territoriale. Dopo la “curiosità della prima volta” è inevitabile che questi gazebo resteranno prevalentemente inutilizzati dalla popolazione residente (cioè dal target di riferimento cui è destinato il progetto) per l’assoluta impraticabilità del rifornimento in modo ordinario e abituale. Bisognerà inoltre verificare in che misura si ridurrà lo scarto di bottiglie di plastica nei rifiuti. Ultima, ma non secondaria, la considerazione salutistica evidenziata dalle Associazioni consumeristiche: occorre evitare di fare grandi scorte di questa acqua perché i contenitori che vengono utilizzati non sono sterili e l’acqua potrebbe deteriorarsi nel tempo. Inoltre è meglio consumare questa acqua nel giro di 1-2 giorni cosnervandola in frigorifero utlizzando preferibilmente bottiglie di vetro, da preferire a quelle di plastica usa-e-getta per diverse ragioni, avendo cura di lavarle periodicamente con acqua calda e sapone.
Insomma, a conti fatti, un’operazione a perdere dell’ex Provincia di Napoli, dei Comuni e di Gori…tanto per cambiare!