Referendum Costituzionale…il senso di un NO per salvare il Paese!
Provate a chiedere a qualcuno che cosa è accaduto l’8 dicembre 2013: il 99% degli interpellati ricorderà soltanto che ricorreva, come ogni anno, la Festa dell’Immacolata Concezione, caduta per di più di domenica. Ma non è stata una domenica come tutte le altre, perché circa 3 milioni di cittadini si sono recati ai seggi allestiti dal PD in tutt’Italia per eleggere il nuovo segretario del partito con il sistema delle primarie. Un sistema ideato e regolamentato dal PD che appena un anno prima, il 2 dicembre 2012, aveva eletto segretario del partito Pierluigi Bersani col 60,9% dei voti sullo sfidante Matteo Renzi, all’epoca sindaco di Firenze, che ottenne il 39,1% dei voti.
Per il PD bersaniano quella del 2 dicembre è stata la più classica delle “vittorie di pirro” che la storia politica italiana dal dopoguerra ricordi, visto che ha segnato l’inizio tumultuoso dell’ascesa politica di Renzi. Il quale, neanche un quarto d’ora dopo l’esito dello spoglio, ha riconosciuto la sconfitta pronunciando parole cavalleresche all’indirizzo di Bersani. Tanto che, ascoltandolo, induceva quasi a rimpiangere di non averlo votato. Il ragazzo infatti si è presentato bene ispirando buoni sentimenti, ben conditi di sani principi e altrettanti valori di solida appartenenza al mondo della sinistra italiana che conoscevamo, apprezzavamo e avevamo sostenuto nello scontro col centro-destra berlusconiano e leghista.
Quella vittoria è stata invece l’inizio della fine per Bersani e per quel PD che, dopo l’estenuante battaglia ventennale al sistema berlusconiano, vedeva finalmente la luce candidandosi a diventare partito di governo con la mission di cancellare la stagione berlusconiana, i conflitti e le indecenze istituzionalizzate, attuando finalmente quella democrazia fatta di competenza, trasparenza e rispetto dei valori costituzionali di cui era infarcito il programma Pd.
Un programma che gli elettori delle primarie hanno sottoscritto versando anche l’obolo di 2 Euro a sostegno delle spese organizzative per queste “speciali elezioni” concepite però con un peccato originale: quello di essere aperte a chiunque, anche a chi non aveva mai testimoniato interesse e sostegno al mondo e alle battaglie della classica sinistra italiana, ma decidesse comunque di avere un peso nella partita interna al PD.
Il “patto del Nazareno” affonda quindi le sue radici nelle primarie del 2013 vinte da Renzi e alle quali, come tanti, ho partecipato da cittadino-elettore con l’illusione di consolidare una novità utile al Paese in un panorama politico desolante, asfittico e corrotto. Per questo l’avvento di Renzi si prospettava come una bella novità, ben altrro di quello che poi ha svelato di essere rinnegando in toto l’idea originaria a suon di bugie colossali sostenute dai media tutti proni al suo cospetto. Una “rottamazione usus sui” questo è stato ed è il renzismo! Parole o promesse sante per le orecchie dei tanti stremati dalle troppe occasioni perdute dal centro-sinistra e dei delusi dal ventennio berlusconiano che lasciava sulla scena squallidi personaggi sempre pronti a vendersi a destra e a manca pur di continuare a giocare la propria partita e di godere dei privilegi della Casta. Privilegi grazie ai quali non hanno mai svolto un solo giorno di lavoro, Napolitano docet, trascorrendo invece la vita intera nel sistema, protetti da esso, beneficiando di tutto quanto il sistema garantisce alla politica.
Che anche il giovanissimo Matteo appartenesse alla Casta dei Politici di professione non ce lo inventiamo, ma è scritto nella sua pur breve biografia dalla quale si apprende che è nato l’11 gennaio del 1975 (è un capricorno che, secondo l’astrologia, è molto abile e determinato e condanna tutto ciò che non è conforme alle proprie convinzioni, incentiva antagonismi e ribellioni riuscendo ad essere cocciuto, testardo; pensa che conti solo la propria opinione e non vede altra possibilità che quella decisa da lui per cui è difficile discutere con persone di questo tipo), dal 2004 al 2009 è stato Presidente della Provincia di Firenze e dal 2009 al 2014 Sindaco di Firenze diventando poi a soli 39 anni e 1 mese, il 22 febbraio 2014, il più giovane presidente del Consiglio della storia repubblicana.
Se avessi immaginato che esprimendo quel voto a Renzi alle primarie del PD (da non iscritto al partito) ne sarebbe scaturito tutto quanto stiamo vivendo dal giorno che è diventato Presidente del Consiglio-Padrone dell’Italia, probabilmente, anzi certamente, non l’avrei votato visto che si trattava pur sempre di un’elezione privata e gestita al di fuori anche dei crismi di trasparenza che caratterizzano una consultazione elettorale.
La prospettiva dichiarata da Renzi di voler diventare Premier solo attraverso il passaggio elettorale e quindi col consenso dei Cittadini rappresentava una garanzia, anche per voler rispettare la sentenza della Corte Costituzionale sull’illegittimità dell’attuale Parlamento eletto col Porcellum. Quella di Renzi appariva quindi la prova di una superlativa onestà intellettuale ancor prima che politica: quindi garanzia di affidabilità. Perché candidandosi alle elezioni (vale per Renzi ma anche per chiunque altro), avrebbe sostenuto la propria candidatura (e ambizione) con argomentazioni programmatiche su cui qualunque cittadino avrebbe potuto fare le proprie legittime valutazioni su quello che il nuovo Parlamento e Governo avrebbero fatto per il Paese e regolarsi di conseguenza!
Invece tutto questo abbiamo scoperto essere soltanto una bella favola raccontata da Renzi ad uso e consumo del suo progetto politico che non prevedeva alcun passaggio elettorale diretto con relativa proposta programmatica: tant’è che a farne le spese in modo cinico e baro fu l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta (classe ’6) “spodestato” da Matteo con la famosa frase “Enrico stai sereno…” e subentrandogli, con l’accorta regia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla guida del Governo che ha partorito la Riforma Costituzionale su cui, domenica 4 dicembre 2016, sembrano giocarsi i destini dell’Italia e di ognuno di noi.
Il NO a Renzi e alla sua Riforma è quindi un NO all’assoluta inaffidabilità dimostrata da quest’uomo in questo spazio di tempo che l’ha visto assurgere ai vertici dello Stato e, non dimentichiamolo, per 6 mesi alla guida di quell’Unione Europea che, per convenienza elettorale, oggi attacca. Quando ne è stato presidente invece non è stato capace di combinare granchè per affermare la propria visione sui grandi temi comunitari (ma la stessa classe politica europea che oggi fa endorsement per lui non gli ha permesso di muovere un dito pur essendo il presidente di turno dell’Unione) e conferire spessore e prospettiva alle politiche europee del nostro Paese.
Combinata con l’assoluta spregiudicatezza che lo contraddistingue, l’inaffidabilità dell’uomo e il potere che detiene, forte anche di sostegni non tutti chiari e trasparenti, fanno di lui un personaggio da prendere con le pinze da parte di qualunque persona dotata di buon senso e di attaccamento al proprio Paese!
E’ infatti la storia di questi due anni che impedisce di rinnovare la fiducia a Renzi nel momento in cui trasforma la Costituzione senza che il corpo elettorale abbia mai votato un programma del PD che proponesse questo tipo di riforma costituzionale (come tutte le altre leggi varate in questi due anni e che hanno avuto effetti devastanti sul mondo del lavoro e della previdenza, della scuola e della sanità, della finanza e delle relazioni internazionali). E’ perciò evidente che Egli sta operando in un modo tanto scorretto e con la connivenza degli organi di garanzia da non potersi dare alcun credito alla bontà della “sua riforma”.
Disinvoltura e spregiudicatezza in tutta questa campagna referendaria l’hanno fatta da padroni assoluti, insieme all’arroganza e al terrorismo mediatico diretto e indiretto utilizzato a piene mani per condizionare un’opinione pubblica fondamentalmente ignorante sulla questione tecnica e quindi manipolabile, tanto più con la forza di uno schieramento informativo senza precedenti nella storia repubblicane e che rappresenta una minaccia ancor più grave per la prospettiva di una vittoria del SI.
Qualche giorno fa a “Porta a Porta” Renzi è giunto al punto di mostrare una specie di fac-simile di scheda elettorale per il futuro Senato che non arriverà mai tra le mani dei cittadini visto che il Senato se lo eleggeranno i Consigli Regionali e le Province Autonome senza alcuna regola chiara nel momento in cui gli viene conferita questa prerogativa. Ci vuole tanto a comprendere che gioca con tre mazzi di carte?
L’importante per Renzi è che i Cittadini rinuncino con questo referendum a un altro pezzo della propria sovranità, perchè Egli vuol ridurre al minimo i luoghi nei quali dar conto del proprio operato in un sistema istituzionale pensato dai Costituenti a garanzia del popolo e non della politica che vuole, anzi pretende, avere mani libere su tutto. Con i risultati che ben conosciamo e sopportiamo.
Ecco perché il NO a questa riforma costituzionale è la sola risposta da dare a un ceto politico famelico come nessun altro e pericoloso per quello che è in grado di fare in un sistema istituzionale senza reali pesi e contrappesi, con un’informazione addomesticata e incapace di fare il proprio mestiere se non quello dell’adulazione invece che la vigilanza e la denuncia sugli abusi e i soprusi della politica e del governo.
Quando la mafia, anzi le mafie tacciono da troppo tempo, allora vuol dire che gli affari vanno per il verso giusto: ce l’insegnano Falcone e Borsellino, non lo dimentichiamo. Renzi è il ventriloquo di poteri forti interessati a marginalizzare il potere del popolo, un popolo che oggi può dar prova di una raggiunta maturità culturale e democratica affermando con il NO a Renzi il primato dei propri interessi su quelli della Casta.
Basta leggerli gli articoli riformati per rendersi conto del cumulo di bugie sparse da Renzi&Co in questa campagna referendaria assolutamente impari tra gli opposti fronti e giocata con la forza di un Governo dispensatore di prebende e denaro per vincere le resistenze, per comprare il voto. “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”: non si può ripetere l’errore delle primarie del 2013 a meno di non essere masochisti o dei renziani per convenienza!
Preserviamoci la chance di cambiare in meglio l’Italia dopo la riforma elettorale che conduca il Paese alle urne dove si confronteranno partiti e programmi: chiunque sarà il vincitore avrà diritto di attuare quello che ha proposto perchè frutto di un consenso espresso dal corpo elettorale, qualunque esso sia. Chi oggi ragiona vota NO, gli altri facciano pure quello che credono! (ViC)