Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia

Governare per cambiare è impresa ardua per le resistenze del sistema!

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Virginia Raggi
Virginia Raggi

Il caso-caos dell’amministrazione-Raggi a Roma è emblematico delle reali difficoltà ad attuare un cambiamento nel governo della cosa pubblica a qualunque livello, soprattutto dopo anni di gestione da parte del sistema che, indifferentemente se di destra o di sinistra, è quasi sempre consociativo tra le due parti. Il perchè delle difficoltà non ci vuole molto ad intuirlo. Il Movimento 5 Stelle, con Virginia Raggi che ha stravinto le elezioni, ha incassato una cambiale di fiducia da parte dell’elettorato romano evidentemente desideroso di una svolta che si lasciasse alle spalle il malgoverno dei decenni pregressi targati indifferentemente centro-destra e centro-sinistra. Malapolitica e malaffare collusi che hanno ridotto praticamente sul lastrico l’amministrazione capitolina in mano a cricche di ogni genere, assolutamente indisponibili a farsi da parte nel momento in cui, per volontà popolare, si sono viste estromesse dal controllo della pubblica amministrazione come è sotto gli occhi di tutti.

La crisi dei 5 Stelle e della Raggi sindaco di Roma era comunque prevedibile, nel senso che un Movimento forte di consenso elettorale, ma slegato dal sistema e soprattutto non accreditato presso le sedi esterne cui inevitabilmente bisogna attingere personalità e professionalità con le quali governare la Municipalità e la rete di società partecipate di riferimento, avrebbe incontrato enormi difficoltà a svolgere il mandato con serenità e produttività. Così permettendo ai tromboni bocciati dagli elettori – alias Giacchetti del PD – e che sono espressione del sistema, di impartire lezioni con la sfacciata e quasi indecente complicità dei media, non solo quelli pubblici, ma anche di quelli privati com SKY che offre agli spettatori paganti un’informazione indecentemente appiattita sulle ragioni di Renzi&Co.

Speriamo che la lezione romana serva al Movimento, oltre che alla Sindaco, perchè in ballo non c’è solo il destino di Roma e di chi oggi la governa, ma anche l’esito referendario costituzionale per vincere il quale il PD e il suo  sistema sono pronti a qualsiasi cosa, anche vendersi l’anima al diavolo se serve a incassare la vittoria dei SI.  Quando ci si candida a qualsiasi cosa è indispendasile essere in possesso, oltre che del consenso, di tutti i requisiti indispensabili per governare la cosa pubblica e quindi anche delle relazioni con le culture e con le professionalità indispensabili per gestire efficacemente ed efficientemente la cosa pubblica. Sevono cioè le competenze non solo per governare, ma anche per contrastare le reazioni del sistema che, ovunque, è deciso e indisponibile a non cedere il passo e di conseguenza i business connessi alla gestione della pubblica amministrazione.

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