Destagionalizzazione: ripensiamo la città
di Lucia Gargiulo*
Il processo di destagionalizzazione dell’offerta turistica è un processo complesso che deve essere innanzitutto pensato da tutti quei soggetti che, a diverso titolo, partecipano alla vita della comunità sul piano politico-amministrativo, economico-finanziario, socio-culturale, etc… Questo perché si tratta di proporre un modello di città ripensato in funzione di un diverso target turistico che non può nascere all’improvviso: anzi dev’essere preliminarmente individuato al fine di rivolgergli successivamente l’offerta. Quindi il primo passaggio da compiersi è quello di “ripensare” la città nel periodo di bassa stagione, quello invernale-primaverile, attraverso uno sforzo di fantasia collettiva finalizzato a far nascere un’emozione in grado di tradursi in un’offerta.
Una volta individuato il fattore di attrazione su cui si ritiene di poter sviluppare la nuova offerta turistica (che necessariamente deve differenziarsi rispetto a quella estiva) si può passare alla fase della sua progettazione e promozione. Dopodiché sulla base di un progetto esecutivo è possibile rianimare le strutture ricettive che anche solo in parte possono essere coinvolte nel programma, almeno nella fase di start up. In mancanza di questa programmazione difficilmente un operatore economico azzarda l’apertura annuale. Ogni anno ci si trova davanti al quesito della chiusura–non chiusura delle strutture. Molti albergatori si trovano a non saper dare una soluzione a questo quesito. Si trovano in possesso di stagioni brevi per la mancata convenienza all’apertura nei mesi invernali e che non permettono loro di ripartire i costi fissi, anzi ci si spinge verso l’incremento delle tariffe in alta stagione.
Bisogna tener presente che le strutture stagionali causano rilevanti spese di chiusura e riapertura (lo stabile, gli impianti, gli arredi e gli spazi esterni subiscono sensibili deterioramenti e necessitano di una manutenzione accurata). Inoltre non bisogna dimenticare che esistono una serie di imposte e di spese correnti, oltre agli ammortamenti ed oneri finanziari, che sono costi da sostenere anche ad esercizio chiuso. Quindi bisogna fare una scelta fondamentale, tra tenere chiuso e sopportare tali costi fissi, o aprire e rischiare che le entrate non coprano la somma dei costi fissi e di quelli aggiunti legati all’apertura. Un’altra cosa da tener presente è che nei periodi di bassa stagione ci sono pochi turisti e per questo motivo la maggior parte dei servizi e delle attività commerciali restano chiusi. Davanti ad uno scenario deserto e disfunzionale, non si può sperare che arrivino i turisti!
Bisogna costruire gli eventi grazie anche a politiche economiche incentivanti verso gli stessi durante la bassa stagione, costruire una diversa fruizione delle risorse, poi si può passare alla promozione. Un buon punto di partenza potrebbe essere il sito web della destinazione turistica. Un sito web istituzionale (dell’amministrazione o di chi ha specifiche deleghe) in cui i contenuti interessanti, originali ed utili diventino l’essenza stessa della comunicazione. I social network in questo contesto diventano gli amplificatori dei nostri contenuti e la socializzazione della nostra comunità all’interno di uno spazio geografico teoricamente infinito. Occorrono professionisti in grado di facilitare il processo grazie al trasferimento di conoscenze. I risultati di un percorso del genere si potranno vedere sul medio e lungo periodo. Ma se non si inizia le persone continueranno ad arrivare in alta stagione.
Alle specificità del turismo (ricettività, ospitalità, ristorazione, organizzazione degli itinerari), bisogna affiancare il turismo enogastronomico alla valorizzazione del territorio e dei prodotti tipici. Un contributo concreto alla destagionalizzazione potrà essere fornito anche dalla contrattazione. Anche il sistema contrattuale può fare molto, cercando ad esempio di allungare i rapporti di lavoro con i periodi di ferie, i permessi ed i recuperi in costanza di rapporto di lavoro e riequilibrando le prestazioni nei periodi di alta e bassa stagione. Ma non può certo da solo risolvere il problema della destagionalizzazione, che richiede una volontà congiunta dei diversi attori del comparto turistico, che dia priorità a questo tema. Negli ultimi mesi il datore di lavoro dovrebbe beneficiare di bonus occupazionali, vale a dire quando assume un lavoratore a tempo determinato per 8 mesi, naturalmente rispettando il diritto di precedenza, il 7 e l’ottavo mese lo Stato, la Regione dovrebbe andargli incontro offrendogli dei bonus o lo si deve far trovare di fronte a una diminuzione della pressione fiscale e contributiva. Così facendo il lavoratore potrà far fronte anche al problema della nuova indennità di disoccupazione (N.A.S.p.I.), lavorando 8 mesi e facendosi 4 mesi di disoccupazione (N.A.S.p.I.) Per concludere, la Città dovrebbe iscriversi per esempio, nel periodo invernale nel novero delle cosiddette “città creative” di cui l’industria culturale in tutte le sue diverse espressioni è il perno.
* Consulente del Lavoro e Componente ANCL Napoli-Campania – Segretario PD Sant’Agnello – Articolo tratto dalla rivista dell’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro (ANCL) della Campania del 19 febbraio 2016.