Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia

Perchè oggi si ruba a più non posso nella Pubblica Amministrazione?

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bassottiPerchè oggi si ruba a più non posso nella PA? La ragione è molto semplice: non ci sono più i controlli sull’operato degli Enti (Comuni, Province, Sanità, etc…) in virtù delle modifiche costituzionali che, tra l’altro, ha portato all’abolizione dei CO.RE.CO., i Comitati Regionali di Controllo che erano preposti alle veririche sugli atti. Una semplificazione giustificata dall’intento di attuare il federalismo eliminando quella dimensione di subordinazione istituzionale tra diversi Enti, ovvero la Regione cui competeva la nomina dei Commissari CoreCo. Senza più controlli e con la prospettiva molto remota che solo l’intervento dell’Autorità Giudiziaria potesse effettuare controlli, migliaia di Amministratori locali hanno costruito carriere formidabili e realizzato business a 6 zeri considerandosi al di sopra della legge, confidano nell’impunità e quindi operano in totale dispregio della legge spalancando le porte anche alla criminalità organizzata divenuta parte integrante della gestione della cosa pubblica e ancora prima del momento elettorale.

Prima la legge 142/1990 aveva abolito il controllo di merito sugli atti per sottoporli al solo controllo di legittimità rendendolo obbligatorio solo per le deliberazioni riservate alla competenza del Consiglio. Il colpo finale al sisetma dei controlli fu inferto dalla Legge Bassannini-bis che riduesse ulteriormente i controlli di legittimità fino al d.lgs 267/2000 che limitò il controllo agli statuti, ai regolamenti di competenza del Consiglio, Bilanci e Rendiconti. Più pacchia di così si muore! Così la pubblica amministrazione italiana è diventata tra le più corrotte d’Europa dove i controlli esistono e vengono esercitati. Senza parlare dei poteri affidati a funzionari e dirigenti nelle cui mani si materializza il controllo assoluta sulla PA, sulla spesa a maglie sempre più larghe che tanto fa comodo alla politica. La quale distribuendo incarichi, promozioni e incentivi determina le carriere dirigenziali ritrovando a proprio servizio un personale sempre più spregiudicato e infedele. Del resto è storia ormai quotidiana quella che i media ci propongono in tutte le salse.

Per chi ne ha intersse e voglia pubblichiamo sul tema l’opinione di un esperto, l’avv. Alfredo Lonoce, che ci aiuta a capire quanto sia grave la situazione e quali sono i rimedi da adottarsi per scongiurare il collasso economico-finanziario dei Comuni (e degli altri enti) dove la spesa è assolutamente fuori controllo.

Chi amministra e gestisce risorse pubbliche va sottoposto al controllo di legittimità, efficacia, efficienza ed economicità da parte di un organo terzo ed imparziale.

Avv. Alfredo Lonoce
Avv. Alfredo Lonoce

La legge costituzionale n.3 del 2001, modificando il titolo V della parte seconda della Costituzione ha introdotto profonde innovazioni nel nostro ordinamento, nella direzione di incrementare il potere legislativo regionale. Una delle principali conseguenze di tale riforma, a seguito della abrogazione dell’art 130, è stata l’eliminazione tout-court del sistema dei controlli negli Enti locali, in particolare i controlli di legittimità, prima affidati ai Coreco. Le prime regioni che hanno abolito i controlli sono state, nell’estate del 2002, la Lombardia e la Puglia, guidate rispettivamente da Formigoni e Fitto. Fino al 2002 gli Enti locali erano sottoposti al controllo delle regioni attraverso organi neutrali (Coreco).

Quello che nel bene e nel male era stato un sistema che aveva assicurato il buon funzionamento degli enti locali e l’oculato utilizzo delle risorse pubbliche è apparso all’improvviso in contrasto con il sistema costituzionale delle autonomie locali. Con l’attuazione del federalismo si è introdotto il concetto della “pari soggettività” o “pari dignità” costituzionale fra Stato, Regioni, Comuni, Province e Città Metropolitane, enti autonomi tutti costituenti l’organizzazione dei pubblici poteri, per cui l’assetto della repubblica non è più piramidale ma orizzontale. Secondo questa singolare visione di federalismo il controllo di legittimità sugli atti, esercitato da un organo che emana da un’altra amministrazione (statale o regionale), comporterebbe una subordinazione dell’ente destinatario del controllo.

Eppure nel resto d’Europa, anche negli stati federali, esistono controlli successivi che riguardano la legittimità degli atti, la loro efficacia, economicità e la regolarità dei bilanci. In Spagna e Germania, caratterizzati da forti autonomie, i controlli sono su base regionale, mentre nella realtà anglosassone sono di competenza dello stato centrale. Addirittura in Irlanda e Svizzera agli organi regionali di controllo sono conferiti veri e propri poteri giurisdizionali. Obiettivamente non crediamo che le regioni autonome spagnole o quelle tedesche si sentano subordinate o menomate nella loro autonomia per il fatto di essere soggette a controlli esterni. Ecco quindi che non viene minimamente lesa l’autonomia degli Enti locali ex art. 114 della Costituzione.

Peraltro l’art. 41 terzo comma della nostra costituzione prevede che “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Una volta abrogati i Coreco, come è avvenuto dal 2002 è sostanzialmente rimasta priva di controllo l’attività economica delle amministrazioni locali, in continua espansione. In mancanza di organi di controllo tale funzione è stata di fatto delegata all’autorità giudiziaria penale che potrà perseguire gli eventuali reati, ma difficilmente potrà bloccare la continua emorragia di risorse economiche degli enti pubblici. L’autonomia non può essere interpretata quale assenza di ogni forma di controllo e di verifica della legalità. In ogni sistema democratico non vi è alcun potere senza controllo. Chi amministra deve sottoporre le proprie scelte e decisioni, oltre che al giudizio politico di chi lo ha eletto, anche alle verifiche della legalità, della efficacia, efficienza ed economicità.

Un ripensamento dei controlli amministrativi appare oggi quanto mai urgente e necessario ed in tal senso un ampio dibattito è già in corso, anche in considerazione dell’esponenziale indebitamento di tutti gli enti locali. Certamente non è utile alla collettività gestire le diffuse illegalità nell’attività amministrativa con l’ausilio del magistrato penale o del giudice amministrativo che finirebbero con lo svolgere un ruolo di supplenza, senza alcun risultato pratico. La portata dei dissesti amministrativi dei vari enti locali da quando è stato soppresso ogni sistema di controllo esterno deve ancora esplodere nella sua drammaticità, ma per avere un’idea di cosa ci attende nei prossimi anni è sufficiente considerare quello che è avvenuto per il settore della sanità che, dopo essere stato svincolato dai controlli esterni dei Coreco ed affidata all’autonomia dei direttori generali di nomina regionale, ha dato dimostrazione di gravissima inefficienza nella gestione delle risorse pubbliche.

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