Meta, l’avv. Susanna Barba spiega in consiglio perchè Tito l’ha revocata da assessore
Pubblichiamo l’intervento integrale dell’Avv. Susanna Barba svolto in apertura dei lavori del Consiglio Comunale di Meta (il 21 dicembre 2015) con cui replica al Sindaco Giuseppe Tito in merito all’avvenuta revoca della carica di assessore. La Barba entra nel merito di alcune questioni che, senza dubbio, meriterebbero di essere approfondite anche alla luce delle scarse indicazioni fornite in sede di dibattito. In particolare risalta la questione della circolare firmata dal Sindaco che subordina il rilascio della documentazione ai Consiglieri alla sua autorizzazione, così come la mancata nomina di un assessore donna per rispetto della legge sulle parità di genere che appare disattesa col rischio di inficiare l’operato dell’esecutivo.
di Susanna Barba
Egregio Presidente, Sindaco e Colleghi Consiglieri,
ho l’obbligo di intervenire sulla comunicazione del Sindaco Tito relativa alla sua decisione di revocarmi la nomina di assessore trattandosi di fatto personale e perché avverto l’esigenza di spiegare quelle che, a mio avviso, sono state le reali motivazioni di tale decisione.
Ciò senza spirito polemico, perché è evidente che compete al Sindaco nominare e revocare gli Assessori. Il rispetto dovuto alla verità dei fatti, ai Cittadini-Elettori oltre che a me stessa mi obbligano a certe precisazioni perché giudico mortificanti le ragioni addotte dal Sindaco per motivare la sua decisione.
Sin dall’atto della mia nomina e fino all’ultimo ho sempre pensato di esercitare tale ruolo nel rispetto della fiducia accordatami dal Sindaco, in coerenza con il programma amministrativo che è stato premiato dagli elettori e che si concretizza nelle linee d’azione condivise con tutta la maggioranza ed approvate.
Oltre ad essere un Amministratore eletto in questo Consiglio ho però l’obbligo di rammentare prima a me stessa e poi all’Assemblea, che sono anche un professionista che operain materia legale e che pertanto ho un approccio tecnico con la materia amministrativa che dovrebbe costituire una maggiore garanzia per tutti, Sindaco in testa.
Per quanto accaduto credo che non sia stato così e il mio modo di lavorare si è trasformato in una crescente insofferenza da parte del Sindaco, ma non solo che mi ha chiuso progressivamente ogni spazio e ridotto il campo d’azione con l’intento di ostacolare il mio impegno amministrativo forse perché troppo diverso dalla sua concezione della politica e della pubblica amministrazione… Piuttosto tale differenza d’impostazione doveva essere intesa come un valore aggiunto per la nostra amministrazione, ma così non è stato e la revoca della delega assessoriale ne è la conferma.
A riprova di quanto affermo esiste anche corrispondenza intercorsa in questi mesi con lo stesso Sindaco per cui l’epilogo del nostro rapporto sembrava quasi segnato. Teniamo presente che ripetutamente ho dovuto rivendicare il diritto ad occuparmi dei miei settori oltre a evidenziare sperequazioni da parte del Sindaco nell’attribuzione delle deleghe stesse e del loro valore politico. Senza considerare la mancanza di coerenza tra le competenze individuali degli assessori e l’attribuzione delle stesse.
Insomma un’impostazione politica e amministrativa personalizzata su cui non è stato possibile animare un confronto costruttivo. Ne fa prova un altro episodio che definire sgradevole e poca cosa visto che è anche lesivo dei diritti di qualunque Consigliere, figurarsi di un assessore in carica.
Mi riferisco alla circolare con cui il Sindaco ha disposto di non rilasciare atti e documenti ad Assessori per materia diversa dalle proprie deleghe e comunque subordinatamente alla sua preventiva autorizzazione.
Un atto di una gravità amministrativa e politica inaudita perché in contrasto con la norma che dà libero e immediato accesso a qualunque atto della pubblica amministrazione ai Consiglieri che ne fanno richiesta senza alcuna formalità. Una circolare contro legge e che mortifica la trasparenza nella pubblica amministrazione firmata dal nostro Sindaco che pure vanta una pluridecennale esperienza politica e amministrativa per la quale giammai avrebbe dovuto firmare un atto del genere che sfido chiunque a trovare in altre amministrazioni.
La stessa decisione del Sindaco di nominare al mio posto il collega Starita nonostante la legge gli imponga di rispettare le cosiddette quote-rosa, ovvero l’obbligo di garantire la parità di genere in seno all’esecutivo, costituisce la prova dell’interpretazione tutto personale della legge da parte del Sindaco e lo scarso rispetto su una materia che anche politicamente ha rappresentato un cavallo di battaglia del suo partito.
Se tale nomina, come già rappresentato, è in contrasto con la legge mi chiedo e vi chiedo: allora è possibile disattendere apertamente alle prescrizioni di legge e decidere a proprio piacimento?
Ci sarà pure qualcuno che, preso atto dell’errore o del mancato rispetto della legge, ha l’obbligo di intervenire e di permettere all’organo in questione di essere correttamente composto e legittimamente operativo?
La stessa delegata alle pari opportunità, se vogliamo dare un senso a certe deleghe, avrebbe già dovuto assumere l’iniziativa per garantire la presenza femminile come prescritto dalla legge.
Non mi dilungo ulteriormente e mi auguro che il Sindaco in primis voglia correggere certi suoi comportamenti che possono pregiudicare l’operato dell’amministrazione. In secondo luogo confermo il mio impegno con l’auspicio che il mio contributo possa essere altrettanto utile al Consiglio e al Paese per la soluzione dei problemi e per elevare la qualità della vita a Meta nell’interesse di tutti i cittadini.
Prego il Segretario di assumere a verbale della seduta odierna questa mia integrale dichiarazione.