Come e perchè si vincono o si perdono le elezioni
Siamo ancora in clima elettorale perchè oggi in parecchie città italiane si disputano i ballottaggi per scegliere i sindaci. E’ lo spunto per una riflessione sulle ultime tornate elettorali a Sorrento e a Massa Lubrense che meritano di essere più attentamente analizzate perchè dal loro esito è possibile comprendere alcune dinamiche politico-elettorali utili a correttamente inquadrare analoghe competizioni in programma l’anno venturo a Piano di Sorrento e a Vico Equense. Come è avvenuto quest’anno, anche nel 2016 i due Comuni che dovranno rieleggere sindaco e consiglio comunale votano con due sistemi differenti per il diverso numero di abitanti. Quindi voto secco al primo turno a Piano (gli abitanti censiti 13179) e possibilità di ballottaggio a Vico Equense (gli abitanti censiti 21011) con la conseguenza che nel primo caso a ogni candidato sindaco corrisponde una sola lista (com’è avvenuto a Massa Lubrense) mentre nel secondo il candidato sindaco può essere sostenuto da più liste (com’è avvenuto a Sorrento).
La differenza non è di poco conto perchè le elezioni con opzione ballottaggio (a Sorrento e a Vico Eq.) comportano un proliferare di liste e di candidati, il che rende sicuramente più complicata la competizione elettorale. Il 31 maggio 2015 hanno votato (sempre in termini di popolazione residente) il secondo (Sorrento) e il terzo (Massa) Comune della Penisola, mentre l’anno venturo voteranno il primo (Vico) e il quarto (Piano). Su tutti questi Comuni, eccezion fatta per quello di Vico Equense, i sindaci dei due Comuni più piccoli, Meta (Giuseppe Tito) e Sant’Agnello (Piergiorgio Sagristani), riescono ad esercitare una specie di leadership politica per la qual cosa hanno ingaggiato un braccio di ferro finalizzato, attraverso vere o presunte influenze personali, ad accrescere il proprio peso politico fuori dai confini peninsulari. E’ quindi probabile che nel 2016 entrambi tenteranno di disputarsi un nuovo round a Piano di Sorrento, mentre a Vico Equense hanno davvero poche chance anche solo di mettervi piede (politicamente parlando) per la storia politica di Vico e per il calibro dei personaggi in campo che sono del tutto indifferenti ai giochi di Tito e Sagristani.
Entrambi, comunque, sono personaggi molto scaltri e che hanno messo la politica e l’amministrazione al primo posto dei loro interessi, come lo dimostrano le loro storie personali. Hanno quindi consuetudine, familiarità e disinvoltura nella gestione dei processi elettorali, nel condizionare scelte e nel funzionalizzare il governo della cosa pubblica al perseguimento dei propri obiettivi. Fanno testo in tal senso la longevità politica di entrambi e il sistema con il quale hanno vinto le loro ultime elezioni: Tito mettendo praticamente fuori gioco il sindaco uscente Paolo Trapani dopo averlo sfiancato nei cinque anni di amministrazione condivisa, ma creandogli intorno il vuoto, grazie anche alle eterne divisioni del PD metese; Sagristani esercitando il controllo assoluto sugli amministratori locali e sulla municipalità santanellese e riuscendo a far commissariare il suo Comune allo scopo di togliere frecce all’arco del suo rivale Gian Michele Orlando, privarlo cioè della gestione del Comune sapendo qual è il peso e quanto conta ai fini del risultato confrontarsi con un avversario che è nel pieno possesso dei suoi poteri e delle sue facoltà (proprio com’è avvenuto a Sorrento, tanto per intendersi), piuttosto che con un avversario depotenziato.
Questo è sicuramente l’aspetto da non sottovalutare quando si parla di elezioni amministrative perchè il peso del “clientelismo politico-elettorale” risulta spesso decisivo, se non addirittura determinante, ai fini del risultato, come ben sanno tutti quanti hanno partecipato a elezioni comunali. Tanto di più per un sindaco che si ricandida per un secondo mandato e che ha tutte le mani in pasta; molto di meno quando si corre più o meno tutti ad armi pari e non c’è un uscente con cui confrontarsi. Chiaramente l’elettorato si sente svincolato dal condizionamento nel caso in cui il sindaco uscente è fuori dai giochi, cioè non è ricandidato e quindi ne risulta attutito, nonostante tutto, l’impatto che può esercitare al sua azione sul corpo elettorale. Il quale, anzi, avverte addirittura il bisogno (e lo dimostra il caso di Massa Lubrense) di chiudere col passato (e quindi anche coi propri debiti elettorali) per partecipare al risiko della nuova partita nella quale l’elettore ha sicuramente più margini di valutazione e di scelta rispetto a differenti concorrenti che non nell’altro caso quando, volente o nolente, è costretto a dar conto a un sindaco uscente che corre per la riconferma (com’è avvenuto a Sorrento) potendo esercitare tutto il peso del suo potere rimanendo in carica senza interruzione e utilizzando fino in fondo la potente macchina comunale nella competizione elettorale, marcando così uno straordinario vantaggio competitivo rispetto a qualunque avversario.
Se ne è reso conto Marco Fiorentino a Sorrento che pure non era uno alle prime armi della politica e delle elezioni! C’è inoltre da considerare quale può essere l’impatto sull’esito elettorale di cosiddetti fattori esterni che, in una qualche misura, possono avvantaggiare o meno i contendenti. Come dimostra la storia più o meno recente, tali fattori risultano sempre meno decisivi fino a diventare quasi ininfluenti rispetto al voto. Colpa anche dei Cittadini, per la verità, sempre più refrattari a riconoscere meriti e valore al buongoverno e alla politica trasparente! Tanto per intendersi ancora meglio, non è l’azione sempre meno efficace in termini di prevenzione, controlli e contrasto alla malapolitica da parte delle Autorità preposte l’elemento sufficiente a ribaltare un esito elettorale (com’è invece avvenuto per il passato) e il caso-Sorrento in questo senso è emblematico. Questa però è una colpa che pesa tutta sul cittadino-elettore che sembra aver rimosso questo parametro di valutazione dal proprio metro di giudizio sulla qualità del personale politico e sull’efficacia ed efficienza dell’azione politica e amministrativa svolta. Nella rielezione di Cuomo a Sorrento si ritrovano tutti questi elementi che ci consentono di comprendere le ragioni della sua vittoria e quelle della sconfitta di Marco Fiorentino.
Man mano che si avvicinano le elezioni, i Cittadini, nei riguardi degli Amministratori, avvertono la sensazione di riappropriarsi del proprio potere di negoziazione, si sentono sempre più giudici e quindi artefici dell’esito elettorale e lo mettono sempre di più sulla bilancia Ora se questa negoziazione si svolge sui temi di interesse generale per una comunità, hanno un peso le idee, le proposte, i programmi e la qualità del personale politico che si candida per governare. Se invece questa negoziazione elettorale avviene su interessi particolari, specifici e personali tutti gli altri ragionamenti si svuotano di significato e il risultato elettorale è subordinato alla forza che questi interessi sono in grado di esprimere e di sprigionare contagiando il resto della comunità.
A Massa Lubrense il clima elettorale era pesante per l’Amministrazione uscente del sindaco Leone Gargiulo che non ha percepito gli umori reali del Paese convinto che l’esercizio del potere fosse di per sè condizione sufficiente a perpetuare un sistema venuto a scadenza e che pertanto offriva ai cittadini-elettori l’opportunità di svincolarsi da esso dopo 15 anni. Il secondo errore di Gargiulo è stato quello di voler imporre il candidato, Lello Staiano, invece di mettersi dignitosamente in disparte accompagnando fino al termine la consiliatura (come ha fatto l’anno scorso a Meta l’ex sindaco Paolo Trapani) e lasciare che la politica e i suoi diversi protagonisti giocassero in proprio la partita, dimostrando di averne le qualità e di potersi affrancare dalla sua gestione e dalla sua persona. Terzo e fatale errore è stato quello di candidarsi consigliere nella lista di Staiano, confermando così al Paese la debolezza del candidato sindaco, la sua mancanza di autonomia e anche di personalità, la sua determinazione a voler continuare a gestire Palazzo e Potere a prescindere dal ruolo ricoperto, senza rendersi conto di essere una presenza ingombrante.
La Città ha capito e ha risposto senza lasciar spazio a equivoci e soprattutto riuscendo a ben mascherare la propria reale intenzione di voto. Il trionfo di Lorenzo Balduccelli è stato perciò una risposta di liberazione del corpo elettorale che riappropiandosi del proprio potere ne ha affermato il primato affidandosi a una persona e a una squadra che dovrà sicuramente far tesoro di questa lezione. Innanzitutto dando un taglio netto e immediato a un certo modo di governare la cosa pubblica in modo che ce ne sia pubblica percezione per i Massesi che questo hanno chiesto col voto a Balduccelli. Sicuramente quando l’hanno scelto sindaco i Massesi non si sono lasciati influenzare dalla “sponsorizzazione” di Sagristani che, come sempre accecato dalla rivalità che incessantemente nutre e alimenta contro chiunque osa soltanto opporglisi o contrastarne la politica, oggi canta vittoria. Per Balduccelli questo però potrebbe rivelarsi il primo errore, quello di una subalternità politica. In questo senso ha già compiuto un atto di appartenenza al sistema sostenendo con Sagristani e Cuomo all’ASL il trasferimento del Centro di Raccolta Sangue da Sorrento a Sant’Agnello. Un’invasione di campo cui i Sindaci dovrebbero astenersi visto che inerisce un servizio sanitario territoriale su cui non hanno alcuna competenza nè interesse.