Caso Vincenzo De Luca, cosa ne pensa Eugenio Scalfari
Nel tradizionale editoriale della domenica il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, ha trattato anche il problema della convalida elettorale del neo-governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Di seguito la sua opinione: “…De Luca è stato un buon sindaco di Salerno. Un po’ autoritario, è il suo carattere, ma a suo modo efficiente: un sindaco-sceriffo e forse ci voleva quel requisito. È sotto processo ed è stato condannato in primo grado. I suoi avvocati sostengono che in appello avrà l’assoluzione. È possibile, glielo auguriamo. Ma sulla base della legge Severino un condannato in primo grado per reati di delinquenza corruttiva deve essere immediatamente sospeso per diciotto mesi dalla carica politica che riveste. Nel caso di specie, come ci ricorda l’avvocato Pellegrino, la sospensione deve essere effettuata non appena egli sia stato eletto a una carica politica.
Nel suo caso la carica è quella di governatore della Campania. È già stato eletto a quella carica da pochi giorni insieme alla lista dei consiglieri che hanno ottenuto i voti necessari. Si aspetta di giorno in giorno la proclamazione degli eletti da parte dell’Ufficio elettorale presso la Corte d’appello di Napoli. Sta controllando le schede con l’attenzione dovuta e quando il controllo sarà terminato la proclamazione avverrà.
A quel punto – la Severino è chiarissima – De Luca deve essere sospeso per diciotto mesi. Lasciarlo in carica fino a quando avrà nominato la giunta di governo e il suo vice che per diciotto mesi governerà la Campania, significa non rispettare la legge e come prevede il codice penale, l’autorità che deve sospenderlo (nel nostro caso il presidente del Consiglio) ritarda un atto dovuto per favorire una persona. Scatta in questo caso il reato di abuso d’ufficio per l’autorità che ha ritardato il provvedimento. Questa procedura è estremamente chiara e non lascia nessun margine di autonomia come la stessa ordinanza della Corte di Cassazione a sezioni unite ha esplicitamente detto. Non si tratta in questo caso di corruzione ma in qualche modo un’analogia esiste: si compie un favore per averne il ritorno. Non si chiama corruzione ma gli somiglia terribilmente”.