Sorrento, a Marina Grande i Parrocchiani contro il Vescovo Mons. Francesco Alfano
Si racconta che la gente di Marina Grande sia in rivolta per la decisione del Vescovo Mons Francesco Alfano di trasferire il Parroco Don Angelo Castellano a Seiano e di insediare a S.Anna Don Roberto Imparato. Addirittura i parrocchiani avrebbero minacciato di murare l’ingresso della Chiesa commettendo così anche un reato se mettessero in pratica il proposito. Il Vescovo, pur avendo ascoltato le ragioni dei fedeli, è rimasto sulla sua decisione confermando il trasferimento di Don Angelo che, per la cronaca, aveva chiesto lui di essere trasferito dopo circa 18 anni di permanenza nel borgo. Per sgomberare il campo dagli equivoci diciamo subito che Mons. Alfano ha fatto bene a mantenere la propria decisione perchè un eventuale dietro-front sarebbe risultato inspiegabile, ingiustificabile e soprattutto l’avrebbe privato di quella autorità conferitagli dalla Chiesa e alla quale i “servi del Signore” hanno scelto di essere sottomessi… sempre se si ritengono ancora “servi del Signore“.
Allora proviamo a ragionare su questo tema, sicuramente spigoloso, visto che l’andazzo corrente è quello di condannare il Vescovo e di metterne financo in dubbio la titolarità ad assumere certe decisioni. Un po’ come si sta tentando di fare con Papa Francesco che sta cercando di cambiare una Chiesa che rischia di sbandare persa com’è nelle cose e negli interessi terreni piuttosto che nel perseguimento della mission affidatagli da nostro Signore. Si dirà: anche i preti sono uomini! E’ vero, ma nessuno gli ha imposto di indossare la tonaca (si fa per dire) se poi si ritengono autorizzati a non rispettare le regole della Chiesa e, di nascosto, aizzano i fedeli contro la gerarchia. Non sarà il caso di Don Angelo Castellano, ma sempre più frequentemente i rapporti che un Parroco, o un facente funzioni, crea con la Parrocchia e con i Parrocchiani sono causa di disfunzioni più o meno evidenti che soltanto un trasferimento di sede è in grado di risolvere! Esiste un potere consolidato nella Chiesa peninsulare dove ci sono preti intoccabili e che si permettono qualsiasi lusso, non solo in senso metaforico.
Il Vescovo Alfano sin dal suo avvento alla guida della Diocesi ha dovuto prendere atto della situazione ed ha scelto di operare con gradualità e determinazione, forte di un crescente consenso spontaneo e sincero da parte dei fedeli, non certo mediato dai sacerdoti, soprattutto da quelli che non sono disposti a rinunciare alla propria parrocchia e…a ricominciare daccapo. Sono infatti venute a crearsi delle vere e proprie rendite di posizione sia rispetto ai rapporti con i parrocchiani, sia rispetto al territorio nel suo complesso e anche rispetto al potere politico-amministrativo con cui questa Chiesa condivide qualcosa in più del dovuto. Ora non si tratta di mettere sul banco degli imputati i Parroci, ma è pur vero che dovrebbero essere i primi a condannare prese di posizione talebane come quelle dei fedeli di Marina Grande senza lasciar trapelare dubbi sul favore o meno con cui accolgono le decisioni del loro Vescovo. Un vero Parroco deve saper ricominciare, in qualunque comunità, saper riunire i fedeli e recuperare le “pecorelle smarrite“, proprio quelle che invece vengono lasciate al proprio destino da una Chiesa sempre più indifferente alla sua missione originaria.
E’ vero: per un Parroco che ha costruito negli anni un centro di aggregazione, rapporti, attività e in fin dei conti un vero e proprio potere, essere trasferito significa dover ricominciare tutto dall’inizio ingraziandosi le simpatie dei fedeli e persuaderli a partecipare alla vita della comunità, a concorrere con le loro offerte al conseguimento dei progetti…Qui sta lo spirito dell’essere parroco, dell’essere un esploratore dei cuori e delle comunità per insediarvi la passione per Cristo e per la Chiesa. Invece molti di questi Parroci, che si ritengono addirittura intoccabili, non sono per nulla disponibili a ricominciare da zero e vivono come un vero e proprio trauma il trasferimento. Forse inconsciamento diventano essi stessi lo stimolo per i Parrocchiani a ribellarsi al Vescovo e a metterne in discussione l’autorità. Questa è anche una delle ragioni per cui l’elezione diretta del parroco, prevista per 7 parrocchie nella sola Penisola Sorrentina, stenta a diventare prassi: in questi casi il Vescovo avrebbe davvero pochi margini di manovra per decidere un trasferimento, anche nei casi di forza maggiore che dovessero presentarsi e che in qualche caso si sono presentati! E poi c’è il rapporto con la politica e con gli amminsitratori locali i quali, ovviamente, una volta consolidato un certo tipo di relazione mal gradiscono questi trasferimenti che hanno il pregio di “azzerare gli investimenti” e quindi di non risultare redditizi sul piano politico ed elettorale.
Sempre più spesso con la scusa della socialità, della voglia di essere comunità al di fuori dei più stretti canoni, si producono disfunzioni pericolose per una Chiesa che sembra smarrire la sua funzione originaria per diventare tutt’altro piuttosto che per la cura delle anime! E’ ancora fresco il ricordo di un parroco peninsulare che, negli anni passati, addirittura sottoscrisse un appello al segretario nazionale di un partito affinchè scegliesse per le elezioni politiche un determinato candidato! Se guardiamo a come, per esempio, il Comune di Sorrento alimenta il rapporto con il mondo religioso a suon di quattrini ci rendiamo conto del perchè sia più che giusto far ruotare i Parroci e smuovere acque che possono diventare stagnanti e foriere di altri problemi. Piuttosto si tratta di capire perchè esistono alcune realtà in Penisola Sorrentina dove il Vescovo non è stato ancora in grado di intervenire stante l’evidente commistione di interessi e di rapporti tra potere ecclesiastico e potere politico locale. Egr. Mons. Alfano, vada avanti e soprattutto non si lasci intimidire da chicchessia perchè qua in ballo ci sono gli interessi reali delle nostre comunità sempre più messe a mal partito da una politica pericolosa e connivente anche con una certa chiesa!
Un commento
Carmelina la bizzoca
Il mio è un soprannome che mi affibbiano le amiche in modo affettuoso, ma mi sento di parlare a nome di chi crede veramente nella Chiesa del Vangelo e tutte le domeniche va a essa e se necessario confessa i propri peccati. Alla mia età quasi settant’anni ne ho viste di cotte e di crude non solo nella mia parrocchia. Spesso i parroci sono diventati collusi coi politici e di scandali la chiesa locale ne ha sofferti tanti negli ultimi cinquant’anni. Ben fa il vescovo Alfano ad andare sulla sua strada, c’è ancora tanto da fare. Un tempo c’era un partito chiamato Democrazia Cristiana, sarebbe dovuto essere la sintesi delle cose più belle che una credente come me potesse aspirare: la democrazia calata nei principi del Vangelo di Cristo N.S. ed invece ho visto parroci fare propaganda per un sindaco, un assessore senza alcun pudore, e mi fermo qui. Molti così votavano quel partito di corrotti e corruttori. Ora i vecchi partiti non ci sono più ma restano i politici che usano la chiesa per prendere voti e parte della chiesa che ha piacere di stare al servizio della politica, in uno scambio di favori che avrebbe fatto inorridire persino Nostro Signore che cacciò i mercanti dal tempio. Mi auguro che Monsignore Alfano cacci tutti i mercanti dal tempio, che la Chiesa sia a fianco dei poveri e non dei ricchi, che la politica faccia un passo indietro lasciando libertà di coscienza a noi elettori. Grazie Direttore se riterrà opportuno pubblicare questa mia lettera, sua attenta lettrice Carmelina da Meta