Penisola Sorrentina, l’OBI lancia l’allarme: calo del PIL e dell’occupazione
A Piano di Sorrento il 6 dicembre 2014, nell’ambito della presentazione del nuovo organismo Osservatorio sul Lavoro, l’OBI – Osservatorio Banche & Imprese è stato invitato dal Sindaco di Piano di Sorrento per illustrare i dati 2013 e quelli al 2020 del Pil -Valore aggiunto – Occupazione. OBI, che ha sede a Bari e nella sua compagine sociale ha la presenza di Banche, Associazioni, Confindustria e Regioni, è l’unico organismo a produrre, oramai dal 1996, i dati economici a livello di singolo Comune. I dati 2013 sono stati presentati alla stampa nazionale lo scorso luglio a Roma presso la sede del CNEL. Sono intervenuti il vice presidente OBI Gaetano Mastellone e il Direttore Generale Antonio Corvino.
Lo scenario economico illustrato sulla Penisola sorrentina mostra ancora una forte contrazione dei dati economici che sono in diminuzione oramai sin dal 2009. Dati molto preoccupanti che però tracciano sin dal corrente anno uno scenario, pur sempre negativo, ma tendente al miglioramento. L’economia sorrentina in pratica indietreggia di ben 16 anni, cala la ricchezza prodotta dal territorio e diminuisce l’occupazione a livelli preoccupanti. C’è poco ottimismo e clima di forte sfiducia come del resto in tutta la nostra nazione. In particolare i giovani sono in depressione.
L’OCCUPAZIONE
Come ben noto l’occupazione in Italia, e nel mezzogiorno in particolare, è a livelli di vero dramma sociale. Non c’è luce in fondo al tunnel, né politiche adeguate s’intravedono. Nell’anno 2013 l’occupazione della Penisola sorrentina si è contratta del 9,85% passando dai 18.070 occupati del 2012 a 16.289 del 2013. A Sorrento città nel 2013 si è vissuta una vera ecatombe, l’occupazione è diminuita dell’11,14%. Le unità lavorative sono passate da 7.720 del 2012 a 6.860 del 2013, nel 2014 si prevede una diminuzione di ancora l’1,28% per poi passare al 2020 a un + 2,94% con unità lavorative che si attestano a 7.200. Dai numeri dell’occupazione complessiva estrapolando i dati del Comparto del Turismo/Commercio/Servizi la situazione è quasi speculare perché nel 2013 vi è stata una contrazione degli Occupati dell’11,10%, Unità lavorative a 5.979 con una perdita di occupati, sul 2012, di ben 747 unità. Nel 2014 si dovrebbe registrare ancora una perdita di 228 unità. Nel 2020 si ritornerà, più o meno, agli stessi valori del 1995: 6.340 Unità. Ovviamente questi dati certificano che la penisola sorrentina non sia più un’isola felice. Il calo più forte si è registrato a Sorrento e a Sant’Agnello, dove l’occupazione ha subito una flessione intorno all’11%, e a Piano, dove i posti di lavoro sono diminuiti del 10%: un dato tanto più preoccupante se si pensa che Sorrento e Piano rappresentano il cuore pulsante del turismo e del commercio peninsulari.
PIL – VALORE AGGIUNTO
Il 2013 è stato proprio un anno negativo per l’economia sorrentina e peninsulare. Il Pil Valore Aggiunto della Penisola sorrentina nel 2013 si attesta a €. 1.077 milioni di €. con una perdita di ben 58milioni sull’anno 2012, perde il 5,12%. La ricchezza complessiva della penisola sorrentina è diminuita del 5,12 per cento, attestandosi ai livelli del 1998. PIL Valore aggiunto di Sorrento Città: – 6.38% nel 2013 contro il – 5,29% del 2012. Le sofferenze maggiori si registrano ancora una volta a Sorrento, Sant’Agnello e Piano, dove il calo è stato rispettivamente del 6,38, del 6,30 e del 5 per cento. Meglio i dati di Massa Lubrense, – 3,40%, Meta, – 3,94%, e Vico Equense, – 3,65%. Analizzando i dati dei paesi che circondano la penisola sorrentina vien fuori che anch’essi soffrono la profonda crisi che rispecchia il dato nazionale. L’area stabiese, la costiera amalfitana e le isole del golfo di Napoli non ridono. Castellammare e Gragnano fanno segnare un calo della ricchezza rispettivamente del 4,28 e del 2,17 per cento. Positano e Amalfi contengono le perdite e lasciano sul terreno «soltanto» tre milioni di euro ciascuno. Tracollo più evidente per Capri, che nel 2013 perde 24 milioni, e per Ischia, che ne lascia 32. Nonostante i dati impietosi, per la penisola sorrentina la ripresa potrebbe essere dietro l’angolo se si attuano politiche correttive. Dall’anno prossimo ed entro il 2020, secondo le stime dell’OBI, il prodotto interno lordo aumenterà a partire dal 2015 e riuscirà a recuperare 162 milioni di euro sul dato dell’anno 2013. L’analisi finale è questa: nonostante l’incremento delle presenze/arrivi i fatturati delle imprese nell’anno 2013 hanno registrato sofferenze e di conseguenza si sono ridotti gli investimenti e la crisi è stata scaricata sull’occupazione. Stesso discorso vale per le famiglie che, avendo meno reddito a disposizione, tendono a risparmiare anziché a consumare.
Lo dimostrano i dati Bankitalia sulla Raccolta diretta e sugli Impieghi totali. Nel 2013, presso gli sportelli bancari di Sorrento, l’ammontare dello stock in essere degli Impieghi bancari (i prestiti) sono diminuiti dell’11% per un totale di 56 milioni e si attestano a 453 milioni, contro i 509 dell’anno 2012. Nello stesso tempo, però, le banche hanno incrementato i depositi di 60 milioni in più segnando una crescita del 17%. Segno che, dopo anni di «vacche grasse», il rischio di indebitarsi è avvertito dai sorrentini in modo assai forte e segno che le famiglie, assai preoccupate del futuro, cercano di risparmiare. Flash sulla Raccolta e Impieghi bancari 2013 su Città di Piano di Sorrento: gli Impieghi diminuiscono del 9% mentre la Raccolta diretta cresce del 6%.
«La crisi mondiale e la recessione hanno colpito pesantemente anche la penisola – spiega a Il Mattino Gaetano Mastellone, vicepresidente dell’OBI – Le cause esterne, però, non devono distogliere l’attenzione dagli errori commessi dall’intero comprensorio negli ultimi vent’anni, a cominciare dalla mancanza di una strategia condivisa per lo sviluppo del turismo e del commercio». A fare da traino dovrebbe essere il turismo che, a dispetto della crisi, resta il settore che offre più posti di lavoro: «Il brand di Sorrento è un anticorpo molto potente – conclude Gaetano Mastellone – Bisogna puntare su turismo di qualità, riscoperta dell’artigianato e delle eccellenze locali, tutela del mare e del territorio, miglioramento della viabilità e sviluppo delle infrastrutture pubbliche: così l’obiettivo di previsione per il 2020 è alla portata dei sei Comuni della penisola sorrentina».
Il vice presidente dell’OBI, Gaetano Mastellone, a margine del suo intervento ha dichiarato.
«Oggi, purtroppo, abbiamo visto tanti numeri negativi con tante sofferenze che si sono abbattute anche in questo bel territorio della Penisola sorrentina. Partendo da queste sofferenze, e non facendo finta di ignorarle o peggio di dimenticarle, ma facendone tesoro bisognerebbe focalizzarsi da subito, e sugli anni a venire, con un diverso atteggiamento strategico e affrontando con determinazione i tanti problemi e i nodi del territorio che sono irrisolti da almeno un ventennio. Ripeto ciò che ho già dichiarato nel settembre del 2011 durante la presentazione dei dati economici 2010. Come base di partenza occorre unità d’intenti fra i vari Comuni, occorre una gestione collegiale del territorio per il benessere complessivo del territorio stesso. Il territorio peninsulare è “stretto”, da Meta a Massa Lubrense in appena 10 km circa vi sono 5 comuni. Quindi va gestito diversamente dall’attuale modo di gestione che definisco a “macchia di leopardo”. Tornando ai dati presentati, alla fotografia dell’anno 2013 passiamo alla breve analisi dei dati. Sorrento e la Penisola sorrentina, nell’ambito dell’economia turistica della Campania, occupano una posizione di assoluta leadership in termini di arrivi e presenze. Di contro i dati del Pil Valore Aggiunto registrano sofferenze così come l’Occupazione.
E’ un fatto sistemico oppure c’è da attuare dei correttivi? Il successo del territorio peninsulare, a mio parere, è da ricondurre a 5 fattori d’importanza strategica: il brand Sorrento, le bellezze della costa, la qualità delle strutture alberghiere, la capacità di fare accoglienza qualitativa da parte degli imprenditori e dei lavoratori addetti, la posizione strategica del territorio che è al centro di siti storici, culturali e turistici. La crisi mondiale e la recessione nazionale hanno colpito pesantemente anche il territorio sorrentino, però queste cause esterne non possono farci spostare l’indice dagli errori commessi da tutto l’apparato peninsulare negli ultimi vent’anni. In penisola sorrentina, fra le tante negatività strutturali e non, è evidente la profonda crisi del commercio con fatturati che addirittura diminuiscono mediamente di oltre il 50/60%, e di più in taluni casi. Tutto ciò ha portato a una chiusura di numerose attività. Di contro abbiamo un enorme quantitativo di arrivi e presenze turistiche che, come dato a sé stante, non porta da solo ricchezza e benessere. Solo con le quantità non si cresce, infatti, si nota che i fatturati diminuiscono e così il Pil. Abbiamo visto anche i dati bancari sui depositi e gli impieghi, è evidente una fase di stagnazione nella richiesta di credito (non si fanno investimenti) e un aumento dei depositi (non si consuma). Siamo tornati indietro al 1998! Si evidenzia una forte sofferenza nell’occupazione, nel 2013 fa registrare una punta di meno 9,85%.
Avverto tutti che senza una precisa strategia di cambiamento (condivisa e innovativa) non si va da nessuna parte, anzi si rischia di andare ancora peggio nonostante le previsioni OBI siano positive già a partire dal 2015. Come già detto, non bastano gli incrementi a due cifre su arrivi e su presenze turistiche quando i fatturati restano fermi o crescono poco, quando la struttura della tassazione e dei costi aziendali elevati aggrediscono le imprese; altro fatto che preoccupa è che la crisi è stata scaricata sull’occupazione. Senza occupazione non c’è spesa, e senza spesa non ci sono i consumi. Per sua fortuna la penisola sorrentina è ancora un “territorio” con un elevato “valore aggiunto pro capite” nonostante che i dati, negli anni, sono in diminuzione; il territorio però si sta mangiando tutto “il grasso” accumulato negli ultimi vent’anni. Pertanto si consiglia, al fine di mantenere questo importante zoccolo duro, l’attivazione di una “policy” che abbia per focus un efficace cambiamento di rotta. Bisogna fare una programmazione ben strutturata, condivisa fra pubblico e privato, e bisogna immettere diverse professionalità in cabina di regia. Questi dati dimostrano, ovviamente, l’importanza assoluta per il territorio di salvaguardare l’economia derivante dai flussi del turismo attraverso meccanismi di tutela e miglioramento del territorio e di sistemi di analisi e pianificazione dei flussi turistici.
Ci si augura anche che il Governo nazionale comprenda l’importanza che ha il PIL nel “turismo”, occorre un forte rilancio che oggi assume una priorità nelle priorità. Nel turismo, così come nel commercio, si nota da anni che manca una “politica di settore”, nazionale e locale. Sono croniche le assenze di programmazione dei territori, come la mancanza di un piano strategico innovativo e la mancanza, a supporto del settore, di un piano per le infrastrutture e per i trasporti. Si ha l’impressione che si navighi a vista. Si ha l’impressione che non ci siano idee a supporto del business imprenditoriale. Si ha la sensazione che sul “Turismo & Servizi” non ci siano “timoni manageriali e professionali” in grado di svolgere analisi, di proporre innovazione e di formulare proposte concrete al governo locale e agli stessi imprenditori. Il settore tiene ancora per la capacità degli imprenditori e soprattutto delle risorse umane addette. L’economia della penisola sorrentina per “riprendersi” e per “riposizionarsi”, in un mercato assai fluttuante e incerto oltre che sempre più concorrenziale, ha l’assoluta necessità di avere il forte e costante aiuto della località (il paese turistico) che deve supportare, creare e soprattutto saper attrarre. Da ultimo lancio il messaggio di allungare (da tempo se ne parla ma a vuoto) la stagionalità del Turismo perché abbiamo le potenzialità per farlo. Questo farà del bene al Pil e all’Occupazione.
Di questo se ne deve convincere prima la classe politica e poi gli stessi imprenditori. Seguire sempre la chimera dei “Sussidi di disoccupazione invernale” non serve, valgono poco per rilanciare economia e consumi. Certamente con un’occupazione di almeno di 11 mesi su 12 gli scenari saranno diversi. Per tutti. Ripeto, il Territorio per clima e strutture ne ha le potenzialità, basta capire che questa è una delle “strade da seguire”. La cooperazione fra Cittadini, Imprese e Politica rappresenta uno dei più fruttuosi percorsi per lo sviluppo, e quindi per la crescita, dei Territori. Fare SISTEMA, è la chiave per la ripresa. Il PUNTO sta proprio nell’innovarsi e fare sistema. Il turismo sorrentino ha ancora ampi margini di crescita. Abbiamo asset unici al mondo, che nessuno può imitare. Oggi, in un mercato sempre più globalizzato e organizzato, non possiamo più andare in ordine sparso confidando sul solito modo di dire, e di pensare, “tanto i turisti vengono lo stesso”. Se perseguiamo un cambiamento l’obiettivo 2020 di previsione OBI è assolutamente alla nostra portata, anzi lo si può migliorare. Dobbiamo puntare, considerando anche la bellezza delle nostre strutture alberghiere, sull’incrementare la fascia alta del Turismo, sulla Qualità del Territorio, dobbiamo puntare a disciplinare l’arrembaggio del traffico, dobbiamo migliorare le infrastrutture, dobbiamo migliorare la qualità dell’aria e del mare. Il “brand Sorrento e la Penisola sorrentina” sono ancora un “anticorpo” molto potente.
Il direttore generale dell’OBI, Antonio Corvino, ha dichiarato.
Al pari dell’economia nazionale l’economia campana soffre di uno straordinario squilibrio tra domanda e offerta sul mercato interno. Il PIL Valore Aggiunto nel 2013 è diminuito del 6,05% e si posiziona allo stesso valore del 1997. Gli occupati poi diminuiscono del 7,16%. E’ da qui che bisognerà cominciare se si vuole guardare con qualche prospettiva positiva il futuro di questa regione. La domanda estera che pure sta trovando buone capacità d’intercettazione da parte delle imprese italiane e campane, infatti, non è sufficiente a invertire la situazione attuale che vede purtroppo bloccata la capacità di produrre ricchezza e occupazione nel prossimo futuro, ed anche nel futuro più lontano. I dati del PIL/V.A. della Campania evidenziano l’esistenza di un tale blocco. Per tornare alla situazione ante 2008 bisognerà attendere, sia per il PIL/V.A. che per l’occupazione, ben oltre il 2020, anno a cui si spingono le previsioni OBI. La preoccupazione per tali risultati diventa ancor più pressante se si pensa che il blocco della crescita avverrà nonostante le risorse europee che, tra il 2014 e il 2020, saranno messe a disposizione. L’OBI ha fatto un esercizio statistico proiettato al 2020 dal quale risulta che per invertire la tendenza sul fronte occupazionale e dello sviluppo sarebbe necessaria una crescita superiore al 2/2.5% a fronte di una crescita che purtroppo non va oltre qualche punto percentuale.
In questa situazione tuttavia è possibile notare come i territori presentino risultati differenziati a seconda della loro capacità di operare in direzione del riequilibrio tra domanda e offerta locale. Analizzando i dati è possibile, infatti, riscontrare l’esistenza anche in Campania di “sentieri virtuosi di sviluppo economico ed occupazionale” ancora gracili e puntiformi ma sicuramente interessanti per tracciare una strada suscettibile di performance positive per il futuro. Questi sentieri virtuosi che sono possibili individuare sulla fascia costiera a sud di Napoli e nel Cilento salernitano con propaggini anche tra Avellino e Benevento, sono caratterizzati dalla diffusione di attività legate al territorio sul versante di un’agricoltura di qualità di tipo “familiare”, biologico, a chilometro zero, sullo sviluppo di attività artigianali, turistiche, culturali legate al recupero dell’identità territoriale e alla valorizzazione della stessa in chiave di offerta economica multipla e differenziata. E’ evidente che tutto questo non basta a invertire la situazione di generale sofferenza in cui versa l’intero Mezzogiorno e l’intera Nazione insieme alla Campania.
L’inversione di tendenza potrà avvenire solo, se le politiche nazionali si orienteranno verso scelte di sostegno della domanda interna. Questo ovviamente significa metter mano a politiche fiscali e di maggiore liquidità che necessitano del benestare europeo, posto che le decisioni in queste materie sono state spostate a Bruxelles. Sarà quindi fondamentale aprire finalmente un fronte deciso, se necessario conflittuale, con Bruxelles finalizzato a bloccare la deriva deflazionistica in atto, l’allentamento delle cosiddette politiche di rigore che in realtà sono funzionali solo all’economia tedesca, il deciso potenziamento delle politiche d’immissione di liquidità nei sistemi dell’Europa Mediterranea, magari ricercando finalmente un’alleanza seria e convinta con i Paesi del fronte Sud che includono anche la Francia oltre alla Spagna, al Portogallo, alla Grecia, ai Balcani e ai Paesi dell’Africa settentrionale che pur non essendo parte integrante dell’U.E. ne sono comunque partner indispensabili.