Caso Cesaro, sempre e solo tifo invece di apprezzare l’operato della giustizia
La decisione del “Tribunale del Riesame” di Napoli di revocare l’ordinanza di arresto formulata dalla Procura a carico dell’On. Luigi Cesaro (F.I.) è stata giustamente accolta con gioia e soddisfazione dall’interessato che, a differenza di tanti politici non solo del suo schieramento, nelle scarne dichiarazioni che rilascia (non solo in questa circostanza) ripete come un mantra: “Ho fiducia nella giustizia“. Sentirla, questa frase, dalla bocca di un esponente di Forza Italia del calibro di Cesaro qualche stupore lo suscita. Invece tutt’intorno a lui si è sollevata la canea degli accusatori a prescindere della Magistratura ai quali non pare vero di aver incassato a stretto giro, dopo l’assoluzione in appello di Silvio Berlusconi per il caso Ruby, anche la revoca dell’ordinanza cautelare a carico di Cesaro che, comunque, resta indagato nell’inchiesta sui presunti rapporti con i clan camorristici casalesi. La prima ragione di soddisfazione (che nessuno ha interesse a evidenziare) dovrebbe invece consistere proprio nel sistema che, a garanzia dell’indagato-imputato, prevede un riesame frutto di un controllo esterno di legittimità e di merito, in materia di provvedimenti restrittivi della libertà personale.
E questo riesame ha ritenuto insufficienti le prove e le argomentazioni addotte dalla Procura per procedere all’arresto di Cesaro. Il sistema ha funzionato e di questo dovremmo essere tutti soddisfatti perchè vuol dire che qualcuno ha letto le carte, ha verificato le accuse ed ha avuto valide ragioni per ritenerle insufficienti ai fini della convalida di una richiesta di arresto. Da qui a cogliere al volo l’opportunità per promuvoere l’ennesima crociata anti-giudici ce ne dovrebbe correre in un Paese normale e serio. Invece la canea serve alla politica per autoassolversi in toto, per far dimenticare che quasi tutto l’establishment di F.I.-PDL è stato travolto dalle inchieste della magistratura impegnata a dipanare le collusioni tra politica e crimine organizzato.
Come cittadini non si può che essere soddisfatti se un politico riesce a dimostrare la propria estraneità a qualsiasi tipo di accusa (non solo quella comarristica) visto che trattandosi di personaggi investiti di funzioni e poteri pubblici, qualche obbligo in più di trasparenza rispetto alle persone comuni devono averlo. Nel caso di Cesaro (diversamente da Cosentino per il quale lo stesso tribunale non ha trovato elementi sufficienti per sottrarlo al carcere), visti anche gli antichi e solidi legami che Egli vanta con la politica peninsulare, abbiamo una ragione in più per essere soddifatti: almeno fino a questo momento, per la decisione del giudice del riesame, auspicando che in sede processuale emergano quelle verità necessarie a smentire fatti, dichiarazioni, intercettazioni, testimonianze su cui è stato costruito l’impianto accusatorio. Cominceremo ad essere un Paese normale quando sapremo inquadrare nel modo corretto le questioni, a prescindere dalla convenienza di circostanza.