Meta alle urne, Stefania Astarita: “Meta Comune: fatti non parole”!
di Stefania Astarita*
Siamo in campagna elettorale e a Meta i cittadini sono sempre più interessati a conoscere i programmi e l’affidabilità delle squadre. Capisco che la lista “Meta Comune” rappresenti per qualcuno una seria minaccia, visto che su temi come il rilancio dei servizi sociali a Meta e il potenziamento del Poliambulatorio, o la concezione partecipata del governo della città, siamo molto più avanti e credibili di altri.
Ho seguito personalmente, come tutti ricorderanno, la drammatica vicenda dello sgombero di alcuni ambulatori del presidio sanitario di via del Lauro, poi trasformati in uffici comunali. Se oggi a Meta manca il servizio prelievi per gli anziani, che crea non pochi disagi, ed è a rischio la guardia medica, lo dobbiamo a chi era assessore alla sanità all’epoca dei fatti e si guardò bene, pur avendo la tessera del Pd in tasca, dal rispondere al partito delle gravissime responsabilità che aveva.
LE COLPE SONO DI PEPPE TITO
Sto parlando del candidato sindaco Tito, ma anche degli altri assessori del Pd che all’epoca dello sfratto fecero spallucce (Castellano e Starita) mentre il Pd locale, rappresentato dalla sottoscritta, insieme a quello provinciale, regionale e nazionale portavano avanti una battaglia di civiltà nell’interesse esclusivo dei cittadini.
Non ci si può certo dimenticare di questo oggi. ”Fatti non parole”, appunto. Nella lista di Tito sono presenti ex assessori del Pd che si sono sottratti persino al confronto, disertando ogni riunione in cui fosse al centro il tema poliambulatorio, incluso quello pubblico col consigliere regionale Amato, che venne a Meta a perorare la causa del partito. Fatti, non parole, anche questi. Quale credibilità pensano di avere oggi costoro? Credono davvero che chi segue un po’ di politica locale possa considerarli affidabili?
E allora la strategia è chiara. Si punta a delegittimare gli esponenti del partito che si trovano nella lista “Meta Comune”, alzando continuamente polveroni mediatici, nella speranza che questo possa bastare a coprire la verità. Anche quella che riguarda la vicenda del sindaco uscente. Infatti chi ha buttato a mare Paolo Trapani da molti mesi, annunciando la sua candidatura a sindaco? Tito. E anche questi i sono fatti. Trapani si sarebbe potuto tranquillamente ripresentare con la sua squadra, se Tito non avesse pensato di scalzarlo da tempo.
È quindi pretestuoso e surreale addebitare ad altri questa responsabilità.
A Pinp, che conosce da tempo l’attività politica del Pd locale e sa bene chi sta nel partito per fare battaglie sul territorio e chi ha solo una tessera in tasca, ricordo che a Meta la faccia ce la stiamo mettendo tutti, in una competizione elettorale che vede schierate civiche senza simboli di partito. Preciso però che le nostre facce testimoniano storie politiche diverse. All’opposizione con Antonella Viggiano sono stati presenti per cinque anni esponenti del partito (Marialaura Gargiulo e Gianfranco d’Alessio, prima, e Antonio Russo, poi) che mai hanno rinunciato alla tessera, come invece è accaduto per gli esponenti di maggioranza (Tito Castellano e Starita), che, in rotta di collisione col circolo locale, hanno preferito abbandonare il Pd pur di non rispondere delle loro gravi responsabilità.
Fatti, non parole, che ho ricordato anche nel corso del direttivo di ieri, in cui è stato presentato un documento pieno di contraddizioni e di errori formali e sostanziali, che risulteranno evidenti a chi mastichi un po’ di politica. Si parla a chiacchiere della tutela dell’immagine del partito, dopo averla calpestata nei fatti, come ho già evidenziato sopra. Si dimentica che il responsabile Enti locali provinciale ha dato il via libera alla collocazione di esponenti del Pd in due liste, nessuna delle quali contiene il simbolo del partito. Ci si riferisce alla riunione del 23 aprile, senza ricordare che mancava il numero legale per il suo corretto svolgimento. E, soprattutto, parla di unità chi ha abbandonato per primo un sindaco iscritto al Pd per un’altra strada…
Si potrebbe continuare, smontando punto per punto il testo, come ho già fatto ieri (facendo notare anche che non è il direttivo a eleggere il segretario, per cui la richiesta formulata è del tutto irricevibile). Ma non credo che interessi a molti.
Concludo precisando che il documento presentato costituisce solo l’ennesimo tentativo di strumentalizzazione da parte di chi evidentemente cerca oggi di ingraziarsi a parole Trapani, dopo averlo però estromesso nei fatti dalla competizione elettorale. Ma questo risulta ben chiaro sia al sindaco uscente, persona di grande esperienza politica, sia a quanti seguono la politica locale e non si fanno certo ingannare dalle bufere mediatiche organizzate ad arte.
* Portavoce PD Pen. Sorrentina – Candidata nella Lista “Meta Comune”