Diario Politico©Raffaele Lauro,  Sorrento

A proposito di restyling del Campo Italia a Sorrento…

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di Giuseppe Damiano*

Giuseppe DamianoPotete stare sereni: nessuno di noi è così scollato dalla realtà da definire “priorità” il restyling del campo Italia. Ogni giorno, infatti, viviamo sulla nostra pelle di cittadini e di lavoratori, la difficoltà del contesto recessivo, le bollette da pagare, l’affitto da onorare e quella dannatissima sensazione di sentirci estranei nella nostra terra (a Sorrento non c’è uno straccio di agevolazione per i residenti… strisce blu, parcheggi etc etc, le case per i sorrentini diventano Bed and breakfast, e così via…).

Sì, sono d’accordo: le priorità riguardano occupazione (turismo e commercio), scuola, cultura, qualità della vita, servizi, fasce deboli. Tutte tematiche ampiamente condivisibili, che dovrebbero rappresentare i cardini sui quali si basa ogni buona amministrazione pubblica.

Campo Italia
Campo Italia

Ma una riflessione è d’obbligo. Qui non si tratta semplicemente di mantenere un impegno o di realizzare il sogno esoso e proibito di qualche “tifoso”. E non si tratta nemmeno di restituire decoro ad una struttura che resta un insulto alle velleità di confermarci tra i centri internazionali di maggior prestigio.
Qui non si tratta di sostituirci agli esperti di Bilanci pubblici, capaci di affermare tutto e il contrario di tutto, di ammettere – a seconda degli interlocutori – che c’è un deficit o una situazione “fiorente”.

Qui si tratta semplicemente di installare un software virtuoso nella classe dirigente e in noi cittadini, affinché possa trovare cittadinanza anche il principio secondo il quale una infrastruttura sportiva non è un “avanzo” di programma di amministrazione, ma una possibilità concreta di sviluppo, un’opportunità di crescita e di elevazione sociale.

Ricordo ancora gli anni della mia esperienza in Azione cattolica, dove l’impiantistica era un mezzo essenziale per arrivare all’obiettivo. Senza voler scomodare grandi realtà dove lo sport eleva gli standard sociali e culturali, oggi, tutte le grandi scuole educative (parrocchie, istituti scolastici, associazioni di volontariato, oratori…) si dotano di propri impianti, perché considerano lo sport un elemento reale di crescita e di aggregazione. Loro fessi e noi buoni? Macché.

Poi si sa, sono comprensibili tutti i discorsi sul mantenimento dei conti e sull’opportunità di preferire, nell’immediato, un’opera all’altra. Ma una volta incardinato il principio “virtuoso”, non dovrebbe più esistere la parola “Impossibile”, perché le soluzioni politiche si possono tranquillamente trovare.

La storia è piena di sprechi pubblici per opere e iniziative inutili, o per consulenze “utili” solo a fini elettorali. Iniziamo a sforbiciare quelli…

*pubblicata su FB – giornalista de “Il Mattino”

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