Elezioni Europee: pronto anche a candidarmi per spirito di servizio al Paese
di Gaetano Mastellone
L’Università di Atene ha appena chiuso una ricerca secondo cui dal 2009, anno d’inizio della crisi, il numero dei poveri in Grecia sarebbe aumentato di ben sette volte. Un triste dato che dovrebbe far riflettere tutti i Cittadini Italiani ancora “ancorati” a questa classe politica inefficiente, inefficace che, pian piano, ci ha condotto sull’orlo del baratro. Anche in Italia sono sempre di più i poveri. Sono oltre 4 milioni le persone che nel 2013 in Italia sono state costrette a chiedere aiuto per sfamarsi, con un aumento del 10% rispetto allo scorso anno e del 47% rispetto al 2010. Numeri alla mano, sono 1.304.871 le persone che negli ultimi tre anni sono passate dalla sussistenza alla povertà. Tornando alla Grecia la ricerca dell’Università di Atene dimostra che il 22% della popolazione, inoltre, avrebbe un reddito inferiore alla metà di quello medio nazionale. A oggi, esisterebbero in Grecia ben 630 mila disoccupati single e 455 mila nuclei familiari senza alcun lavoratore.
CRISI SENZA AMMORTIZZATORI SOCIALI
Queste cifre sono rese ancor più preoccupanti dal fatto la condizione d’indigenza e povertà estrema di un numero sempre crescente di popolazione greca sarebbe peggiorata dalla mancanza di efficaci ammortizzatori sociali, mancanza dovuta alla fine degli investimenti pubblici nella spesa e nello Stato sociale. Proprio per sfuggire a questa situazione sono sempre di più i cittadini ellenici che pensano a emigrare, come peraltro evidenziato da un sondaggio di Kapa Research. Oltre la metà degli intervistati (il 55,6%) ha risposto che, se si presentasse “l’occasione giusta”, non esiterebbe ad andare all’estero per incominciare una nuova esistenza, mentre il 45,9% ha ammesso di star pensando ad abbandonare la città per trasferirsi in campagna dove il costo della vita è inferiore. Non solo, circa il 68,6% dei greci ha detto di non aver alcuna fiducia nel futuro. Secondo un altro sondaggio condotto dalla Ekrizo in collaborazione con la Facoltà di Economia domestica dell’Università di Atene circa il 93% degli intervistati ha ammesso di aver dovuto diminuire in modo drastico il numero di cene in ristoranti o bar a causa delle ristrettezze economiche.
PRELIEVO DI 81MLD DI EURO ENTRO IL 2017
Questo desolante quadro ci dovrebbe far pensare, e molto. Rilancio, ancora una volta, l’appello agli italiani a non lasciarci distrarre dalle chimere (dichiarazioni dei politici e scritti dei media di potere) e di cercare di ragionare con la testa propria. Chi ragiona e si documenta sa bene che: «Se le cose continuano in questo modo, il 2014 non sarà certo l’anno della ripresa, con il rischio che la crisi economica si trasformi in crisi sociale». La pressione fiscale resterà inchiodata fino al 2016 a quota 44 per cento, mentre nel 2014 si dovrebbe assestare al 44,2 per cento. Ma queste sono “previsioni”! Secondo l’indagine del Cer, tra il 2012 e il 2017 lo Stato preleverà dalle tasche delle famiglie 81 miliardi consentendo un aumento di 50 miliardi della spesa pubblica. Da quest’ultima cifra è facile asserire che: «Un tale carico fiscale è incompatibile con qualsiasi tipo di ripresa». Sia ben chiaro a tutti. Infine desidero evidenziare che nel Rapporto di fine anno 2013 del Csc è evidenziato l’andamento ondivago della crisi e delle sue previsioni di sviluppo.
SCEGLIAMO FACCE NUOVE ALLE EUROPEE
A farne le spese anche il “sentiment” degli imprenditori (fatto negativo perché senza ottimismo non s’investe in innovazione e sul personale da assumere) che vedono raddoppiare la quota di quanti indicano la fine della crisi non prima di un anno e mezzo-due, rispetto al 2010. L’esempio del crollo della Grecia è sotto i nostri occhi, pensiamoci più volte al giorno. Che cosa poter fare? Lo ripeto ancora in qaunto è da un paio di mesi che lo scrivo: dobbiamo non farci incantare, scegliere sin dalle prossime elezioni Europee delle facce nuove, possibilmente giovani. Non mandiamo in Europa i soliti incantatori di serpenti. Per quanto mi riguarda, lo ripeto perché l’ho già scritto la scorsa settimana in un mio articolo, la mia “provocazione” è questa: “Essendo un europeista convinto, data la mia esperienza e dato il fatto di non essere un politico (oggi penso che sia un valore), se un Partito mi lancerebbe un serio programma, potrei addirittura anche prendere in esame di candidarmi alle elezioni europee per fare una politica di servizio alla nazione e perché no alla terra dove vivo e che adoro, cioè la mia penisola sorrentina. Non è meglio votare un locale che uno “che viene da Napoli o Caserta?”