Il futuro di Villa Fondi: la Commissione prenda spunti da Salvatore Cappiello e Anna Iaccarino
LA COMMISSIONE PER IL FUTURO DI VILLA FONDI
Che cosa ci si aspetta dalla speciale Commissione Consiliare per Villa Fondi costituita nel corso dell’ultimo consiglio comunale? Sicuramente che adotti un metodo di lavoro che faccia tesoro dei troppi errori commessi fino a oggi quando si è trattato di ipotizzare un affidamento a terzi del complesso monumentale di proprietà comunale le cui sorti tanto stanno a cuore al Paese e alla stessa Amministrazione. La storia recente insegna che occorre mettere al bando l’idea di preprare un vestito su misura per favorire il progetto o l’interesse specifico di qualcuno. Questo oltre a essere illegale è anche complesso da attuarsi vista l’elevato livello di attenzione pubblica che si concentra sul destino della Villa oltre alle responsabilità che si assumono con determinati atti. In questo senso la forzata rinuncia da parte dell’Amministrazione al project financing presentato da alcuni privati di Piano di Sorrento guidati dal manager Michele Guglielmi deve insegnare parecchio visto che gli errori commessi e che hanno pregiudicato il buon esito dell’operazione vanno ascritti principalmente alla politica.
LINEE-GUIDA FIRMATE DA CAPPIELLO E ANNA IACCARINO
Ricominciamo da zero e prendiamo spunto da due interventi che senza dubbio rappresentano la strada maestra entro la quale la Commissione dovrebbe muoversi. Il primo è quello di Salvatore Cappiello, vice sindaco considerato il deus ex machina della maggioranza e dell’Amministrazione, che in una delle ultime discussioni in Consiglio ha ribadito, proprio sul caso Villa Fondi, che “...è necessario che la politica si riappropri del proprio ruolo“.
Prendiamo questa dichiarazione per quella che è visto che rappresenta un principio sacrosanto che ben si sposa con la seconda dichiarazione, resa l’anno scorsa in un’intervista dalla consigliera di opposizione Anna Iaccarino: “…Il Comune è tenuto a formulare una proposta su quello che vuole diventi Villa Fondi…“. Nessuno può mettere in discussione queste dichiarazioni che diventano due principi su cui fondare il lavoro istruttorio da parte della Commissione se essa intende assolvere alla mission affidatole pur tra mille distinguo e altrettante diffidenze.
SCARSE COMPETENZE LEGALI-FINANZIARIE
Nulla togliendo ai Commissari prescelti, considerato che il tema presenta importanti sfaccettature di tipo legale-finanziario, la Commissione oggettivamente difetta di quelle indispensabili competenze tecnico-professionali che ne avrebbero sicuramente agevolato e qualificato il lavoro. Accontentiamoci, con l’auspicio che i Commissari facciano tesoro delle due dichiarazioni-principio targate Cappiello-Iaccarino. In effetti un’idea vera su che cosa il Comune voglia che diventi la Villa Fondi nell’ambito della programmazione amministrativa non è mai andata oltre la genericità di dichiarazioni di circostanza. Mentre la vera opporunità consiste proprio nella risposta che la politica è in grado di dare a questo problema attraverso un ragionamento che sia correttamente improntato alla salvaguardia del pubblico interesse di questo prezioso patrimonio della comunità per esaltarne le potenzialità sotto molteplici aspetti, ivi incluso quello finanziario.
COL BANDO PUBBLICO GARANTITE TRASPARENZA E CONCORRENZA
Dice bene allora Anna Iaccarino: la politica deve dire che cosa ne vuole fare della Villa. Dopodichè toccherà ai tecnici, cioè alla burocrazia municipale, mettere le gambe all’operazione che, per il suo carattere e per quelle che sono le aspettative, dovrà necessariamente fondarsi su un bando pubblico in grado di garantire la più ampia partecipazione sulla base dei principi, delle finalità e della destinazione che la politica intende dare al gioiello di maggior pregio del suo patrimonio anche capitalizzandone il valore sul piano delle entrate per il Comune. Si tratta quindi di capovolgere l’impostazione di partenza in modo da cogliere dal mercato, quindi anche dall’imprenditoria privata a qualunque livello interessata, le migliori e più proficue proposte coerenti e rispettose degli intenti dell’Amministrazione. Un iter del genere è in grado di garantire trasparenza e di innescare una concorrenza reale tra diverse proposte scegliendo quello che, nell’ambito del bando, è anche la più conveniente sul piano finanziario allegerando in questo modo gli oneri non solo di gestione della struttura, ma anche altri tributi locali.
ASCOLTARE LA COMUNITA’ DEGLI INTERESSI LEGITTIMI
Tipo e qualità della proposta perchè competono al Comune? Perchè si tratta di un bene di proprietà comunale e in quanto tale l’obiettivo da perseguire è quello di far si che esso possa esprimere fino in fondo le proprie potenzialità tenendo presente la naturale vocazione artistico-culturale-turistica del complesso e l’esigenza da tutti rivendicata della garanzia della sua pubblica fruibilità. L’esercizio di fantasia cui è chiamata la politica, secondo quanto asserito da Cappiello, è perciò impegnativo e se non vuole rinunciare a fare la parte che gli compete, questa politica deve sapersi esprimere e deve saper proporre contemplando il rispetto di tutti gli interessi e prospettando, di conseguenza, una soluzione originale in grado di durare nel tempo e di essere produttiva. In questo senso l’ascolto delle rappresentanze artistiche-sociali-culturali-turistiche-economiche di Piano di Sorrento e del territorio peninsulare può rappresentare un utile strumento per ampliare la visione del problema e per ricavarne idee e proposte utili a redigere un bando pubblico capace di risultare attrattivo sul mercato. Allora è questione di metodo? Fondamentalmente si, ma quasi sempre è proprio sul metodo per conseguire gli obiettivi che la politica non riesce ad accordarsi…E quindi fallisce!