Se nella Terra delle Sirene si consumano i prodotti della Terra dei Fuochi…
A proposito della Terra dei Fuochi e dell’immagine compromessa di questo territorio e della Campania più in generale di cui si sono preoccupati soprattutto gli operatori turistici all’indomani della pubblicazione da parte del settimanale “L’Espresso” di una copertina choc su questa gravissima emergenza, è necessario soffermarsi su alcune implicazioni serissime e che riguardano le conseguenze, di ieri e di oggi, sulla salute umana provocate dal consumo dei prodotti dell’agricoltura. In particolare dell’ortofrutta, che finisce sulle nostre tavole a casa, al ristorante e negli alberghi, nelle mense scolastiche e in quelle ospedaliere o nelle case di ricovero. Di ciò sembrano preoccuparsi poco o nulla sia i rappresentanti dell’imprenditoria turistica e ristorativa, sia le autorità locali (amministrative e sanitarie), sia l’intera filiera dalla produzione alla vendita al dettaglio di questi prodotti che, è bene sottolinearlo, continuano ad essere coltivati, raccolti e commercializzati ovunque.
Mentre sulla filiera dell’alimentazione di origine animale (carni, pesce e affini) vigilano, in primis, le Autorità Sanitarie Veterinarie e, a vario titolo, oltre una decina di altre Istituzioni, su quella ortofrutticola i controlli in materia di commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli freschi è disciplinata da Regolamenti comunitari e dal D.lgs. 109/1992 e successive modifiche ed integrazioni (in particolare, con il Regolamento CE 1221/2008, in applicazione dal 1° luglio 2009) cui sono preposte le Autorità Amministrative territoriali fra cui i Comuni, i VV.UU e le Autorità sanitarie. Che cosa entra però nei nostri mercati o che cosa esattamente finisce sui banconi di rivendite o nei supermercati, al di là di generiche indicazioni di provenienza italiana, non è dato saperlo! Ora non si tratta di generare allarmismi, ma possiamo a ragione escludere che prodotti ortofrutticoli provenienti da queste aree gravemente contaminate finiscano sulle nostre tavole a seguito dei nostri acquisti nelle diverse tipologie di punti vendita? Assolutamente no…E questo perchè gran parte di quello che viene commercializzato proviene dalle tradizionali aree produttive dell’ortofrutta campano, cioè dall’alto napoletano e casertano fino al basso Lazio: sono questi prodotti che finiscono quotidianamente sui più importanti mercati italiani e nelle rete del dettaglio, spesso anche per mano di piccoli operatori illegali con consegne dirette ai punti vendita fissi o ambulanti! Sfugge ai controlli gran parte di questa produzione e l’unico problema può essere rappresentato dalla richiesta al dettagliante di turno da parte del consumatore sull’origine del prodotto. Che praticamente è come chiedere all’acquaiuolo se l’acqua è fresca, secondo il noto adagio popolare. Non illudiamoci perciò di acquistare prodotti ortofrutticoli sicuri perchè così non è! Se all’atto di acquisto possiamo almeno chiedere lumi, quando invece li consumiamo direttamente al ristorante non abbiamo alcuna garanzia (se non quella rappresentata dalla fiducia che riponiamo nel ristoratore e che vale non solo per l’ortofrutta ma per tutto quello che trasforma in piatti più o meno prelibati) sul sito di produzione. Su questa emergenza c’è davvero poco da scherzare perchè se i territori della Costiera, tanto per restare nella Penisola Sorrentina, possono essere del tutti immuni dal rischio di contaminazioni ambientali, gli stessi acquistano e consumano prodotti che col territorio hanno poco o nulla a che vedere visto che l’esercizio prevalente degli ultimi 30 anni è stato quello di distruggere sistematicamente l‘economia primaria (quella agricola) a vantaggio del cemento col conseguente dissesto idrogeologico divenuto sempre più evidente e pericoloso anche in Penisola Sorrentina. L’appello che lanciamo ai Sindaci e agli Assessori alla Sanità dei Comuni peninsulari è quello di attivare un sistema di allerta e di controlli sulla rivendita di prodotti ortofrutticoli di concerto con i VV.UU., le Autorità sanitarie locali e provinciali, gli Enti preposti ai controlli e alle ispezioni. Si tratta infatti di verificare e scongiurare che nella Terra delle Sirene si consumino i prodotti delle Terre dei Fuochi! Restando in tema, e questo problema tocca la filiera delle produzioni alimentari di origine animale, è necessario supportare gli operatori del settore ittico, le pescherie, sulle quali vengono svolti controlli anche molto approfonditi e sistematici: Gli operatori lamentano grandi difficoltà a disporre, quando acquistano il pesce nei mercati ittici regionali ed extraregionali, delle prescritte certificazioni e financo delle bolle di accompagnamento che certifichino la provenienza del pescato e tutti i dati annessi e connessi. A finire nelle maglie della repressione sono i rivenditori al dettaglio (per consumatori e per ristoranti-alberghi) i quali hanno difficoltà oggettive a munirsi ab origine di tutto quanto è richiesto dalla legge. Proponiamo un link video sul mercato del pesce di Pozzuoli, forse il solo mercato ittico italiano diretto da un medico-veterinario.