Se la “privatizzazione” di Villa Fondi diventa un caso nazionale…
Il caso della privatizzazione di “Villa Fondi“, già attenzionato all’opinione pubblica nazionale per l’iniziativa di sensibilizzazione svolta (e ancora in corso) dal Comitato Civico, approda in Parlamento grazie all‘interrogazione presentata da un giovane deputato del M5 Stelle, l’On. Luigi Di Maio, vice presidente della Camera dei Deputati.
L’iniziativa eleva al rango di tema d’interesse nazionale una diatriba territoriale fra il governo cittadino e una larga rappresentanza popolare che contesta al Sindaco e alla sua maggioranza la bontà di un’iniziativa che inerisce la futura, piena e reale disponibilità di un bene pubblico qualora l’Amministrazione decidesse di concederlo in gestione ad aziende private sulla base di un project financing cui peraltro andrebbe riconosciuto il “pubblico interesse” da parte del Consiglio comunale. Che sulla stampa il Sindaco di Piano di Sorrento accolga positivamente l’iniziativa parlamentare affermando che servirà a fare chiarezza, è assolutamente uno dei tanti non senso, politicamente e amministrativamente parlando, di tutta questa storia.
Questo perchè il senso e le implicazioni di un’interrogazione parlamentare sono di carattere ispettivo ai fini dell’accertamento di atti, di procedure e di tutto quanto altro inerisce la vicenda denunciata. L‘interrogazione, tra l’altro, impone alle diverse e numerose Autorità coinvolte di dover esaminare ciascuna la situazione di stretta competenza e di doverne rendere formalmente conto ai fini di “soddisfare” l’interrogante. E’ chiaro quindi che tutte le parti in causa dovranno mettere nero su bianco, cioè “certificare” i presupposti su cui si fonda l’ipotesi, inquadrando il tutto nella complessità dell’operazione rispetto a molteplici fattori, ivi inclusi quelli di carattere urbanistico-ambientale, di cambio della destinazione d’uso del bene, di gestione finanziaria presente e passata della Villa, sin dal suo acquisto fino alla ricostruzione e con l’aggiunta i due mutui sin qui assunti a carido del Comune per ristrutturarla. Quei “numeri” che tutti invocano, ma che nessuno fornisce e che forse, in questo modo, potranno saltar fuori. In primis dovranno esprimersi gli uffici comunali che ne hanno competenza, così come l’obbligo di salvaguardare il bene affinchè con omissioni non se ne determini il depauperamento con l’intento di suffragare la tesi della maggiore convenienza alla cessione (sarebbe come lasciare ulteriormente decadere l’ex Asilo Infantile di Via Carlo Amalfi in modo che possa risultare al Comune più conveniente cederlo a un prviato che avesse un’idea imprenditoriale e un affare da realizzare piuttosto che metterlo a frutto in proprio per il bene e i bisogni comuni).
Sul presunto “pubblico interesse” da riconoscersi all’eventuale privatizzazione, si è ampiamente disquisito ed è stato ampiamente dimostrato che esso non esiste per quanto concerne la tipologia degli interventi proposti dai privati e inoltre bisognerà far luce anche su quella che può essere considerata una specie di “sovrapposizione di lavori” di ristrutturazione da parte del Comune (e che sono in corso) e quelli proposti dai privati di cui da più parti si è parlato. Non ci vogliamo dilungare sulle questioni tecniche perchè sono altre le sedi e le autorità che saranno chiamate a esprimersi e ciascuno lo farà, siamo certi, con piena cognizione di causa!
Per tutte queste ragioni e per altre che non possono sfuggire a chi mastica di politica, un’interrogazione parlamentare non è perciò destinata a trasformarsi nell’assegnazione di una “medaglia al valore“: nel caso, all’operato dell’Amministrazione di Piano di Sorrento che, se alla fine non varerà questa privatizzazione, lo avrà fatto solo per la forte opposizione al progetto da parte del Paese, dell’intera minoranza consiliare (basta leggere anche l’ultimo comunicato stampa) e addirittura di alcuni esponenti della stessa maggioranza che condividono nel merito le contestazioni mosse al Sindaco e al resto del loro stesso gruppo. Ora non è possibile, nè corretto, cambiare le carte in tavola, soprattutto quando le parole pronunciate e ascoltate oltre che scritte e pubblicate sulla stampa e sui siti o blog (più o meno odiati) e sui social stanno a dimostrare senza ombra di dubbio quale conflitto si stia consumando sulla questione e come la maggioranza di governo del Paese non stia brillando quanto a coerenza e capacità di governo politico della vicenda che anzi ne ha messo a nudo tutti i limiti e, ci sia consentito, anche l’inesperienza di governo politico di situazioni che si consumano fra la gente e non nelle stanze del potere!
Come hanno commentato autorevoli rappresentanti del Comitato e anche esponenti dell’opposizione, il tentativo del Sindaco di attaccare il Comitato con argomentazioni destituite di fondamento è maldestro quanto inutile, politicamente sbagliato…Perchè è evidente a tutti che mentre dalla privatizzazione della Villa sarebbero in pochi a guadagnarci (altrimenti non avrebbero proposto il progetto!), invece dalla sua mancata privatizzazione e quindi dalla conservazione in capo all’Amministrazione comunale (quella cioè che presiede il Sindaco) con la piena disponibilità del bene, ha da guadagnarci la collettività intera. La quale, in aggiunta, si è pure dichiarata pronta a supportare l’Amministrazione nell’individuare e attuare la soluzione ottimale per valorizzare e per rendere addirittura produttivo questo bene comune. Per questo non c’è persona o gruppo che dall’affermazione della “municipalità della Villa Fondi” ne trarrà utili personali!
Piuttosto se questa maggioranza non sa come gestire questo bene, ci si deve preoccupare ancora di più perchè vuol dire che evidentemente non è in grado di gestire neanche il resto del proprio patrimonio che perciò diventa tutto a “rischio svendita“. L’esercizio di voler trasformare (e di additare) coloro che si oppongono a un progetto (o a un’iniziativa) del Comune in modo civile e democratico in veri e propri nemici (degli amministratori), appartiene a persone intellettualmente disoneste e che si sentono “scoperte” e quindi “ostacolate” nel portare avanti il proprio di interesse. Il quale, evidentemente, non coindice con quello pubblico (come lo dimostrano anche le migliaia di firme che si stanno raccogliendo da parte del Comitato). Il consenso che si ottiene alle elezioni non autorizza qualcuno a fare qualunque cosa solo in virtù del potere che gli deriva dai voti, sentendosi come padroni del Paese che si amministra! La filosofia, piaccia o no, è un’altra. Un bagno di umiltà che ne rinnovi il ricordo è salutare…sempre! In questi casi una “resa onorevole al pubblico interesse“, può addirittura trasformarsi in un rinnovo di fiducia e con essa di stima…Sempre però che di fiducia e di stima da parte dei cittadini se ne senta ancora il bisogno da chi fa politica!