E se Villa Fondi diventasse sede del Municipio di Piano di Sorrento?
di Vincenzo Califano
E se Villa Fondi diventasse la sede del Municipio di Piano di Sorrento? Trasferire la municipalità dall’attuale Piazza Cota nella struttura ottocentesca immersa nel verde del parco di macchia mediterranea con vista mozzafiato sul golfo di Napoli trasformerebbe il Comune in una location senza eguali, aperta h24, al servizio della città e nella disponibilità dell’Amministrazione che su di essa vigilerebbe costantemente trasformandola in un centro propulsivo di iniziative, incontri, pubbliche relazioni, convegni realizzando un protagonismo a 360 gradi dell’Ente e, con esso, della variegata rappresentanza dell’associazionismo artistico-culturale locale e peninsulare. Questa proposta non è nuova avendola formulata, nell’ordine, a tutti i sindaci che si sono susseguiti dal 1993 ad oggi senza però mai riceverne un serio riscontro. Alla fine ho anche capito perchè, e i fatti di questi giorni me lo confermano. La Villa fu acquistata con il preciso obiettivo di utilizzarla come centro di servizi ristorativi da parte di operatori turistici che, sin dal primo momento, per iniziativa dell’allora sindaco arch. Antonino Gargiulo, furono specificamente compulsati in tal senso.
Purtroppo, come storia dimostra, in questi vent’anni non se ne è riusciti mai a fare gran che di questa privatizzazione perchè chiunque si è cimentato nell’impresa l’ha fatto con finalità esclusivamente speculative e spesso con la complicità di amministratori compiacenti. Il lascito è un contenzioso che grava sulle casse municipali con l’aggravante, oggi, di veder ripetuti gli errori del passato senza che da essi se ne siano tratti i dovuti insegnamenti. Anche oggi alcuni privati, avvalendosi di nuovi strumenti offerti dalla legge, stanno tentando di portare a termine l’operazione, anche loro evidentemente compulsati ancora una volta dall’Amministrazione come traspare dai discorsi che stanno animando il vivace dibattito pubblico di queste settimane. Il Comune si vuole disfare del suo gioiello di famiglia e invita i privati a investire: praticamente si ritorna alpassato, cioè quando la Villa fu acquistata. Ogni serio ragionamento sulla sua vocazione e sulla sua gestione propositiva e produttiva rischia perciò di naufragare perchè ancora oggi chi amministra Piano di Sorrento non riesce a vedere per Villa Fondi un destino diverso da quello di un ristorante e di una location per cerimonie. Proprio perchè si tratta del gioiello di famiglia la Villa Fondi merita invece di trasformarsi nella sede dell’istituzione civica, scelta che risolverebbe tutto d’un colpo i problemi legati ai costi di gestione, in più rilanciando in modo prepotente l’immagine della pubblica amministrazione che in questo modo diventa foriera di molte altre opportunità legate allo svolgimento di eventi ed iniziative di vario genere e di diverso livello. Per il mondo associazionistico si tratterebbe della soluzione ottimale per continuare a svolgere, sulla base di un albo comunale costruito sulla storia e sulle attività prodotte nel corso degli anni, le attività che l’hanno reso protagonista di questa performance civica. Proviamo soltanto a immaginare come d’un colpo un’anonima municipalità (ce ne sono migliaia in Italia) assuma la fisionomia e la denominazione di Villa Fondi, una vera e propria cartolina da spendere in termini di marketing turistico-territoriale, una residenza di prestigio dove accogliere ospiti e dove poter sviluppare un’economia legata al turismo stante la prossimità con l’area di parcheggio e soprattutto con la sottostante Marina di Cassano e il Porto turistico. Per i visitatori e per gli ospiti, oltre che per gli amministratori e i cittadini, ne risulterebbe accresciuta la familiarità stessa con l’istituzione. D’altro canto questa scelta produrrebbe un altro risultato positivo: si libererebbero i locali di Piazza Cota, o almeno la maggioranza di essi, trasformando il palazzo municipale in un piccolo centro commerciale o a un Centro del Gusto in grado di sviluppare un turismo enogastronomico anche in collaborazione con gli operatori locali. Insomma un’attrazione per un Paese che offre davvero poco sul piano turistico. Per il Comune si tratterebbe di incassare mensilmente risorse finanziarie fresche da investire in altri attività e iniziative. Perchè non proporre un project financing su un’ipotesi del genere dove il pubblico interesse ne risulterebbe sicuramente avvantaggiato senza mortificazione dell’iniziativa imprenditoriale? Con un pizzico di fantasia e una dose di coraggio, da questa storia potrebbe nascerne una svolta secondo una vision appropriata del futuro del Paese attorno alla quale realizzare altri interventi e impegnando anche altre strutture pubbliche abbandonate senza scrupolo con grave colpa e responsabilità per chi è investito di pubbliche funzioni! La Piano Futura pensata dal Sindaco e costruita sulla carta potrebbe nascere e concretizzarsi attorno a un progetto che non richiede sacrificio di aree verdi nè stravolgimenti territoriali, ma un uso razionale di beni e risorse per trasformarli in occasione di crescita e di sviluppo. Se il dibattito sul destino di Villa Fondi fosse servito soltanto a stimolare le coscienze e soprattutto le fantasie, il risultato sarebbe di per sè già straordinario e per un Sindaco che si dichiara onesto, innanzitutto sul piano intellettuale, questa sarebbe la più grossa soddisfazione. Forse proprio perché a guadagnarci da questa trasformazione sarebbe l’intera collettività pianese l’operazione non trova consensi e sostegno! Ora intanto aspettiamo di conoscere l’esito della partita che si giocherà in consiglio comunale e dove sarà subito chiaro quale destino attende la Villa. Infatti a esprimere per primi il voto sulla privatizzazione (si o no) saranno nell’ordine Giovanni Ruggiero e Salvatore Cappiello. A seguire Vincenzo Iaccarino….