I rischi di uscire dall’Euro…Non facciamoci suggestionare!
di Gaetano Mastellone
Il ministro delle finanze italiane in pectore, se vince, cav. Silvio Berlusconi da qualche mese nel suo dibattito elettorale, ricco di effetti scenici e di promesse che al mille per cento non potrà mantenere, spesso ha affrontato, in maniera dura, uno sconvolgente anti europeismo. Premesso che ancora non ho ben capito se il futuro premier del Pdl sarà il fido scudiero Alfano o, come probabile se vince, il suo Capo gli darà la spallata! Ma questo non importa in quanto sono convinto che gli italiani, me compreso, avendo già sbagliato nel valutare positivamente Berlusconi non ci ricadranno. Almeno lo spero! Noto che sui blog e sui social net work non è solo l’ex premier Silvio Berlusconi a lanciare la proposta, ma anche molti italiani chiedono di staccarsi dall’Europa. Uscire dall’euro, tornare alla lira: quali sarebbero le conseguenze?
La Grecia ha votato a favore dell’euro, ma è ancora lontana dal risolvere i suoi problemi e forse, non li risolverà mai e uscirà comunque dall’euro. E dietro di lei, forse, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia. Io non me lo auguro. E’ proprio per questo, soprattutto sul web ma non solo, si sta cominciando a pensare alle contromisure. Uscire dall’euro e tornare alla lira: cosa significherebbe? Premesso che nella storia economica un fatto del genere non è mai accaduto e quindi fare previsioni può risultare molto rischioso, proprio perché di previsioni si tratta, e nemmeno i vertici della troika hanno pensato a un’eventualità del genere in tempi non sospetti: l’unico modo per cui un Paese possa uscire dall’euro, infatti, sarebbe dichiarare default. Esperti, opinionisti e opinione pubblica si spaccano: sono maggiori i rischi o i vantaggi se l’Italia tornasse alla lira? C’è chi dice che un default ci distruggerebbe, schiacciando letteralmente la competitività del nostro mercato, polverizzando i risparmi dei cittadini e facendoci retrocedere a livello sociale ed economico. C’è chi invece afferma che l’uscita dall’euro rappresenta l’unica salvezza per vari motivi: innanzitutto, da quando siamo entrati nell’euro, per l’Italia non è cambiato molto in termini di Pil e debito pubblico, né le cose sono andate di certo in meglio. La permanenza del nostro Paese nell’euro, insomma, non ha variato in positivo alcunché, quindi quali sarebbero i benefici? Inoltre uscire dall’euro significherebbe anche svincolarsi dai diktat della troika, evitare ulteriori misure di austerity e rigore fiscale e quindi conseguenti aumenti delle tasse. Ed è proprio su quest’aspetto che si scatena la guerra delle cifre: sarebbero più elevati i costi sostenuti per restare in Europa o quelli per uscirne? Nel gioco affascinante del “what if…” immaginiamo cosa accadrebbe se l’Italia uscisse dall’euro e tornasse alla lira, considerando che questo futuro ipotetico, per ora smentito e considerato impossibile e irrealizzabile, dipende molto dal nuovo scenario che si profilerebbe sul panorama economico mondiale (esisterebbe ancora l’Ue?). L’inizio sarebbe bruciante, scoppiettante, con bancomat bloccati e banche chiuse per un certo periodo di tempo, con i cittadini italiani pronti a utilizzare i propri risparmi (nel portafoglio) per acquistare beni di prima necessità, soprattutto se l’uscita dall’euro fosse cosa improvvisa (molto improbabile, a dire il vero). Certo è che servirebbe un bel po’ di tempo per riequilibrare la propria economia, abbandonare l’euro, rapportarci alla nuova moneta, abituarci al nuovo confronto e soprattutto a un nuovo modo di fare spesa: cambierebbero improvvisamente le nostre abitudini. Una volta che il sistema economico si ripristina, gli italiani troverebbero un mondo totalmente cambiato, anche a causa della svalutazione (dal 30% al 50%) della nuova lira: addio alla moda dei 2-3 cellulari, soprattutto di quelli a prezzo elevato, costi della benzina raddoppiati, risparmi volatilizzati, aumento dei prezzi dei prodotti di consumo, nazionalizzazione delle banche, piccole imprese verso il fallimento, senza considerare le varie tensioni sociali che esploderebbero nelle città. Questo è il panorama peggiore, ma un fattore positivo c’è: a gioire di questo scenario, infatti, sarebbero le imprese esportatrici, poiché venderebbero i loro beni a un prezzo dimezzato e guadagnerebbero valuta estera più forte della propria moneta. La nostra economia, dunque, potrebbe rilanciarsi su questo fronte e, lentamente, ricominciare a crescere, fino a stabilizzarsi. Mi domando e Vi domando: perché rischiare? Allora non è meglio uscire compatti dal voto, abbracciare l’ Europa e cercare, tutti insieme, di cambiare questa nostra “benedetta testa”? Al cav. Berlusconi mando a dire che questo suo populismo ci può portare alla distruzione. Le sue tante, troppe, promesse di campagna elettorale mi auguro che non si tramutino in voti. La sua “tattica” è stata quella di creare la paura e poi, come un pricipe azzurro, ecco arriva lui e, con le tante promesse, cerca di comprare i voti. Io credo che tutti questi allarmismi sono veramente tattici, noi Italia siamo l’ottavo paese al mondo per Pil generato e credo che con soluzioni logiche e prospettiche potremmo risolvere i nostri problemi. Cari italiani noi siamo un popolo che ha paura del futuro, viviamo, con gli occhi, chiusi nel presente. E’ errato. Guardiamo avanti e non stacchiamo la spina dall’Euro perché, oltre ai danni già evidenziati, sono certo che avremo quasi subito il raddoppio, rispetto al dato di oggi, del 14% delle Famiglie in stato di povertà (reddito di due persone a mille euro al mese, che sono ben otto milioni di italiani) ed il raddoppio dei tre milioni di italiani in assoluta povertà. Per concludere vi faccio notare, e pensare, che con l’uscita ipotetica dall’Euro anche gli equilibri del sistema economico come lo conosciamo oggi muterebbero radicalmente, e forse è proprio per questo motivo che gli Stati Uniti esprimono ogni giorno la propria preoccupazione sulla crisi europea. Se andate a votare, questa volta, pensate bene a chi dare fiducia; non è un voto di destra, sinistra o centro che tanto, come s’è visto non c’entra nulla perché questi politici nel novembre del 2011, quando non avevamo i soldi per pagare stipendi e pensioni pensarono bene, per loro, di non sporcarsi la faccia invitando il prof. Monti, oggi Senatore, a fare il lavoro sporco! Queste sono le vere verità, carissimi amici. Pensateci.
Un commento
Domenico
Egregio Sig. Mastellone
Più di quanto devastante stia accadendo ed oltre, non potrei presagire per il futuro del nostro paese. Credo che siamo tutti stanchi di repressioni economiche indotte a bilanciare sgravi di altri paesi di risorse ben più inferiori alle nostre. Nella storia dei nostri emigrati si sono create roccaforti di cultura e economia, partendo dal nulla. Le giovani leve, le insegnano a far risorsa con le proprie forze per aiutare se stessi,costruire,inventare e rendersi autosufficienti. Mi racconta della paura del declino, dello scambio economico con altri paesi, ma le chiedo di ricordare la memoria dei nostri inventori, dei produttori che Chiusi nelle mura del nostro confine, hanno sollevato edifici, ove probabilmente lei staziona. Dico, ritorniamo alla lira e chiudiamo le porte, fuori i non assegnati alla nostra cittadinanza e produciamo, costruiamo, inventiamo. DOC,IGCP,ecc. Devono essere di rigore per far che gli altri ci paghino ciò che attualmente copiano sfacciatamente. Dobbiamo ritornare a costruire e lavorare per Noi.