Sorrento, Fiorentino e Schisano sulla presidenza del consiglio comunale
SORRENTO – Ancora una volta Rosario Fiorentino affonda il coltello nelle contraddizioni della maggioranza a seguito del fantomatico out-out dell’UdC al sindaco Giuseppe Cuomo, risoltosi in un nulla di fatto insieme alle minacciate dimissioni di Raffaele Apreda che non ha mai pensato di uscire veramente dalla giunta se l’UdC non avesse ottenuto la presidenza del consiglio comunale per l’avv. Stefano Marzuillo. Se ne riparlerà tutto in primavera, dopo le elezioni politiche, (ma noi l’abbiamo scritto già a settembre) quando tutti i nodi, non solo quelli dei rapporti con l’UdC, veranno al pettine, ivi incluse le turbolenze interne al PdL dove c’è chi continua a sgomitare per un turnover in giunta che metterebbe a rischio la poltrona di Giuseppe Stinga…
Spiega Rosario Fiorentino: “…Adesso coerenza vuole che l’assessore Raffaele Apreda rassegni le dimissioni. Dopo l’articolo di stamane sul quotidiano Metropolis , tutto sembra più chiaro. La questione assume carattere istituzionale da affrontare con estrema delicatezza. Non è possibile considerare la più alta carica del Comune di Sorrento alla stregua della più becera lottizzazione dei gruppi di poteri e dei partiti che già hanno occupato sistematicamente tutte le poltrone. Ormai il Comune di Sorrento mentre da un lato si affossa il funzionamento della commissione trasparenza dall’altro sperperano fondi pubblici e risorse economiche in maniera squallida in palese violazione delle norme sulla trasparenza e imparzialità della pubblica amministrazione. In questa situazione il comportamento del gruppo dell’UDC è ai più bassi livelli di confronto politico. La pretesa di bilanciamento dei gruppi consiliari di maggioranza e l’out-out dettato con la lettera presentata al sindaco dichiarando di dar seguito all’uscita dalla maggioranza e l’ennesimo atteggiamento di chi crede che il Comune sia di propria proprietà e non invece la casa di tutti. Le dimissioni richieste e pretese con la forza dell’aggressione verbale nei confronti del Presidente Mario Acampora non può passare come un semplice avvicendamento ed è nostro compito far emergere il tipo di idea che pervade in pezzi di questa amministrazione che non nasconde l’assalto dato ai centri di potere e di spesa presenti nella nostra città. Insomma mentre le dimissioni ufficiali non ci risultano essere depositate c’è invece la convocazione del presidente del Consiglio Comunale Mario Acampora per il 10 dicembre 2012 alle ore 10.00 per stabilire la nuova convocazione del consiglio comunale, si assiste ad una “buttata” di acqua sul fuoco messa in atto dal sindaco per riportare l’accaduto ad una semplice discussione interna alla maggioranza dimenticando che il Consiglio e nel Consiglio si dovrà discutere e ricercare quella auspicata condivisione di una carica istituzionale di equilibrio e in considerazione del buon lavoro svolto appare del tutto difficile e fuori luogo il cambio solo per soddisfare una richiesta larvata e strisciante del gruppo UDC. Ribadisco ciò che è stato già oggetto di scontro e confronto politico già espresso nell’adunanza recente di Consiglio Comunale: “ oltre alla forza dei numeri l’attuale maggioranza deve convincersi che occorre una attività amministrativa rispettosa delle regole e della legge da svolgersi nella trasparenza dei comportamenti e degli atti e nel rispetto dei ruoli”.
Alessandro Schisano, consigliere Pd, sul suo “diario di bordo” spiega che “…le istituzioni non appartengono alle maggioranze di turno… In questi giorni le cronache politiche locali sono state alimentate dal rebus sul cambio della Presidenza del Consiglio Comunale. Qui trovate il comunicato del Sindaco che per il momento sembra chiudere la questione. Ancora una volta questa Amministrazione perde l’occasione per dimostrare che le Istituzioni sono di tutti, e non della maggioranza di turno. Premetto: quando a Maggio 2010 si è votato per l’elezione del Presidente del Consiglio Comunale sono stato l’unico consigliere a non votare Mario Acampora. Non perchè si trattasse di un membro della maggioranza, ma semplicemente perché la “nomina” aveva fatto parte degli accordi sulla suddivisione degli assessorati tra le liste che avevano sostenuto il Sindaco alle elezioni, accordi che ovviamente non possono riguardare l’Istituzione all’interno della quale è rappresentata l’intera Comunità cittadina. E’ proprio per questo che la scelta del Presidente spetta a tutti i rappresentanti dei cittadini, e non al Sindaco e alla sua maggioranza. E’ così complicato capirlo oppure non lo si vuole capire?”.