Claudio D’Esposito (WWF): perchè lo schianto della fitolacca arborea a Sorrento
SORRENTO – Nella mattinata del 28 novembre una forte perturbazione, con pioggia e venti da Sud-Sud-Est con intensità di 50 km/h e raffiche fino a 64 km/h, ha causato il rovinoso schianto di una delle tre branche della grossa Fitolacca arborea (Phytolacca dioica L.) che vegetava da oltre 40 anni in Piazza Lauro a Sorrento nell’aiuola posta al confine con la Deutsche Bank.
Purtroppo per una coincidenza fortuita transitava in quell’istante una cittadina che rimaneva ferita dallo schianto. L’albero nonostante le sue notevoli dimensioni era stato piantato nel 1972 assieme alle altre piante tropicali e non “autoctone” seguendo una discutibile moda del tempo. Sulle cause dell’episodio di seguito il parere del Presidente del WWF Penisola Sorrentina Claudio d’Esposito esperto sul campo di “grandi alberi”.
“Il nostro primo pensiero va alla sfortunata ragazza che si è trovata al posto sbagliato al momento sbagliato…a lei vanno tutti i nostri auguri di pronta guarigione! Lo schianto del grosso ramo non era assolutamente prevedibile. Esso è stato causato da una importante cavità, evidenziata all’interno del tronco solo dopo la caduta, che ha reso il tessuto fibroso della pianta non più resistente alle sollecitazioni delle avverse ed estreme condizioni climatiche…
Questo tipo di pianta infatti ha i suoi tessuti particolarmente ricchi di acqua (oltre l’80 % nei rami e nel fusto) e per questo mostra una notevolissima resistenza al fuoco e mentre le parti verdi non bruciano, quelle secche non sprigionano fiamme. Anche la folta chioma della pianta sempreverde ha contribuito a porre eccessiva resistenza al forte vento. Una cosa però si può azzardare con certezza: la cavità creatasi nel legno è stata causata da un patogeno fungino che ha trovato la via di accesso proprio dalle ferite di taglio delle potature operate maldestramente dall’uomo! La carie porta al disgregamento dei tessuti legnosi e crea cavità nel tronco. Dalle superfici di taglio sui rami, effettuate senza preoccuparsi di apporre alcun mastice e/o fungicida (operate tra l’altro in orizzontale e non oblique da poter permettere all’acqua di defluire) la pioggia penetrando nella pianta ha fatto il resto…“scavando” all’interno della grossa branca.”
La fitolacca non è una pianta autoctona, essa è originaria dell’Argentina, del Perù e della Bolivia. Il termine deriva dal greco ‘phytón’ = pianta e dalla radice araba ‘lakk’ = lacca, in riferimento al succo rosso dei frutti di alcune specie. Esistono individui maschili e femminili. E’ un albero imponente a rapida crescita alto fino a 20 m, la chioma può raggiungere i 15-30 m di diametro, ed è caratterizzato da spettacolari radici nodose affioranti dal terreno in prossimità del fusto e da un tronco breve e tozzo, diviso in più rami larghi fino a 2 m. È una pianta molto rustica e poco esigente per il tipo di substrato, predilige esposizioni soleggiate ed è particolarmente resistente alla salsedine. Si coltiva come albero da ombra per il portamento imponente, la chioma espansa e il fogliame persistente a lungo. Difficilmente viene attaccata da parassiti animali. Si tratta di una specie particolarmente longeva la cui età è difficilmente dimostrabile poichè il legno è privo di cerchie annuali.
Continua D’Esposito: “All’indomani dell’incidente la reazione più emotiva è quella di eliminare tutti gli alberi che ci appaiono pericolosi! Il rischio reale è che la leggenda degli alberi “killer” si faccia strada e il patrimonio arboreo venga inutilmente depauperato. Solo su Positanonews negli ultimi mesi sono apparsi ben due articoli allarmistici che titolavano di pericolosi crolli di alberi ma, a ben vedere, si trattava di un grosso ramo staccatosi da un pino sulla via Meta Amalfi in un caso e, nell’altro, di un ramo di 10cm di diametro sfrangiatosi col vento da una giovane robinia a circa 1mt di altezza dal suolo in via Bagnulo e poggiatosi su di un auto parcheggiata! Gli alberi come tutti gli esseri viventi nascono, crescono, e muoiono. Ma mentre un albero in una foresta ha il diritto di morire e crollare come meglio crede, in ambiti urbani il crollo di un albero è assolutamente da evitare.
E’ pur vero che è pazzesco pensare di poter sottoporre ad analisi tutti gli alberi del nostro territorio…e neppure dobbiamo temere di passare sotto tutti gli ombrosi alberi “non periziati” per paura di essere schiacciati!!! Se così fosse dovremmo avere lo stesso timore a transitare sotto balconi, pali della luce, insegne stradali, ponteggi, lamiere, luminarie e quant’altro possa “volare o crollare” sulla nostra testa?
La realtà è che non è assolutamente facile stabilire se una pianta cadrà o meno. Il fatto che essa sia storta, alta o inclinata non vuol dire affatto che debba cadere, come pure può accadere che un albero dritto e rigoglioso all’improvviso cada, magari per una marciscenza delle radici assolutamente invisibile ad un esame esterno. Un albero non cade solo perchè ha un fungo, una carie o è storto. Per una seria e approfondita perizia vanno considerati tutta una serie di fattori: vitalità della pianta, substrato del terreno, venti dominanti, consistenza meccanica, momento angolare e di torsione, ecc.
Esistono metodi e strumentazioni scientifiche per studiare la stabilità di una pianta: oltre al VTA può rendersi necessaria una tomografia, eventualmente delle prove densitometriche, o di trazione per stabilire la reale tenuta dell’apparato radicale. Con un VTA si rilevano i difetti visibili della parte epigea ma non della parte ipogea: un indebolimento dell’apparato radicale può portare in alcuni casi la pianta a diventare rischiosa. La valutazione di questi fattori dovrebbe essere affidata a valutatori di stabilità di comprovata serietà e professionalità e non al primo agronomo che passa.
In alcuni casi l’ancoraggio di un albero a rischio o di alcune sue branche può essere una soluzione valida soprattutto nel caso di esemplari storici o particolarmente importanti da conservare.
Quello che il WWF sta cercando di fare da anni è di condurre la problematica ad un approccio che sia realmente scientifico. Ma spesso non c’è una reale intenzione di affrontare il problema senza pregiudizi, emotività o, peggio, interessi di parte!!! Purtroppo di perizie fatte con superficialità (spesso col “copia e incolla”) e di condanne a morte “spicciole” se ne contano fin troppe…anche perché, poi, “se cade un albero chi se la piglia la responsabilità?”
In questa ottica l’amministrazione di Sorrento ha investito ingenti cifre per commissionare decine di perizie che spesso forzano la mano per ottenere l’elimininazione di importanti alberi che a ben vedere non presentano alcun serio problema. Contemporaneamente accade che alberi giudicati sani all’improvviso si schiantino senza apparente motivo!!!
Ma più spesso accade il contrario. Tanti alberi giudicati “pericolosi” sono ancora in piedi solo perché, sollecitati dai cittadini, ci siamo “intromessi” nella vicende pubbliche o private, e i nostri agronomi hanno saputo dimostrare le lacune, la superficialità e la scarsa attendibilità delle perizie precedenti. Poi taluni di questi alberi da noi salvati sono stati misteriosamente attaccati da “strane patologie” (vedi il Pioppo del Bar del Capo) quali fori di siringhe con sostanze chimiche nel legno, decorticazioni e tagli profondi sotto la corteccia, taglio di radici, capitozzature radicali, ecc… e qualche albero alla fine, dopo anni e anni di reiterati sabotaggi, è morto! Ma di ciò nessuno ne parla.
L’albero rimasto in piedi grazie (o per colpa) al WWF, dopo anni di impuniti atti vandalici, pericolosi per la salute e la stabilità stessa della pianta, stranamente non suscita più nessuna preoccupazione e allarmismo in quegli stessi agronomi che con tanta solerzia l’avevano giudicato, quando era sano, pronto a cadere!!!
Il sospetto fondato è che forse più che di “alberi pericolosi” si tratti spesso di “alberi fastidiosi”!!!
In quanto agli alberi ripiantati il bilancio è assolutamente negativo. E’ sufficiente farsi un giro anche solo nelle aree pubbliche e ai margini delle strade per osservare, laddove non sono state repentinamente tappate dal cemento, le tante aiuole “vuote” che aspettano una sostituzione ordinaria degli alberi morti da decenni. Abbiamo perso centinaia di esemplari di Palme a causa del famigerato Punteruolo rosso e l’unico comune dell’intera costiera sorrentino-amalfitana che ha sostituito tali piante con altri alberi è, al momento, quello di Meta!!!
E’ giunto il momento di cambiare il nostro rapporto con “gli alberi” e di prenderci realmente cura del nostro prezioso patrimonio arboreo. Se torniamo ad amare e “curare” i nostri amici alberi oltre ad evitare schianti e crolli pericolosi avremo, di sicuro, città più a misura d’uomo e un mondo più sano e bello dove vivere!!!