Imprese e competitività: Mastellone commenta il rapporto Obi Srm 2012
ROMA – E’ stato presentato lo scroso 17 ottobre il “Rapporto 2012 Impresa e Competitività” realizzato congiuntamente da OBI (Osservatorio Banche – Imprese di Economia e Finanza) e SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno). L’evento, organizzato dal Dipartimento del Tesoro – Ministero dell’Economia e delle Finanze, in collaborazione con OBI e SRM, presso la Sala Conferenze della Ragioneria dello Stato, ha visto la partecipazione di economisti, rappresentanti delle istituzioni e del mondo imprenditoriale (molto interessanti gli interventi del dott. Bonomi, Vice Presidente di Confindustria, e del dott. Mennitti Presidente di Harmont & Blain) per discutere dei dati emersi dalla quinta edizione dell’indagine sulla competitività delle imprese meridionali. Il Rapporto propone, come di consueto, un’analisi degli aspetti strutturali dei sistemi produttivi delle 8 regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) appartenenti ai settori del manifatturiero, delle costruzioni, dei servizi ICT e turistico-ricettivi…
I risultati del Rapporto 2012 confermano il momento di crisi che il nostro Paese sta vivendo, sia per quanto riguarda i risultati di mercato registrati dalle imprese sia rispetto al modello competitivo prevalentemente adottato. Per le imprese meridionali le principali ripercussioni sono state: un peggioramento dei conti aziendali (il 32% delle imprese ha dichiarato un peggioramento della situazione finanziaria, contro la media italiana di 21,9%) e una riduzione dell’organico (nel Mezzogiorno si è registrata una riduzione media dell’organico paria a -6,2%; il 14,7% delle imprese ha ridotto il personale e solo il 2,8% lo ha aumentato; in Italia -0,9% la variazione media dell’organico). Abbiamo raccolto la dichiarazione di Gaetano Mastellone, vice presidente dell’OBI, che ha preso parte ai lavori del meeting: “Riprendendo i principali dati del Rapporto posso dire che l’indagine ha individuato gli elementi del sistema sui quali intervenire. I dati proposti evidenziano l’importanza di 5 fattori competitivi (le 5i): Impresa, Imprenditorialità, Investimenti, Innovazione ed Internazionalizzazione. Particolarmente importante, per il Mezzogiorno, appare il fattore “Imprenditorialità”, visto che “i giovani imprenditori” presentano performance migliori sia in termini di andamento del fatturato (-4,2% per le imprese con titolari giovani e -7,1% per quelle guidate dagli over 50) che di fattori competitivi (ad esempio le imprese giovanili che hanno effettuato investimenti in innovazione hanno dedicato ad essa in media il 53% degli investimenti totali, contro il 31,8% relativo agli over50). Non bisogna dimenticare, infine, il ruolo svolto dai fattori esterni nel favorire l’operatività e quindi la competitività delle imprese. A riguardo, le imprese meridionali esprimono una carenza di infrastrutture sia di trasporto che di comunicazione, in particolare nei settori ICT e manifatturiero, che testimonia un problema di un “infrastructure divide” rispetto alle altre aree territoriali. Si avverte, inoltre, nel Mezzogiorno anche l’esigenza di una maggior offerta di servizi a valore aggiunto in grado di supportare le strategie aziendali più complesse quali ad esempio l’internazionalizzazione ed il marketing. I fattori ambientali critici, se sommati al vincolo dimensionale delle imprese, possono costituire un freno rilevante alla competitività del sistema produttivo meridionale ed ampliare il divario esistente con le altre macro-aree. È, principalmente, su tali aspetti che occorre intervenire per un recupero di competitività strutturale dell’economia meridionale che possa, nel tempo, colmare il divario con le altre aree del Paese”.
Un commento
Salvatore Caccaviello
Intanto quest’anno le imprese artigianali meridionali tra le quali quelle sorrentine trovano difficoltà a partecipare, come gli altri anni, alla Fiera del Salone del Mobile di Milano. In quanto, secondo la versione dell’Ente che gestisce l’evento, si ha intenzione di fare una selezione e prediligere le aziende più rappresentative del settore. A quanto pare favorendo di più le aziende settentrionali a discapito di quelle provenienti dal mezzogiorno, magari meno rappresentate anche politicamente, che tuttavia hanno partecipato puntualmente all’evento negli anni scorsi con i soliti enormi sacrifici. Delle “5i” menzionate nell’articolo molto probabilmente la differenza con le imprese del nord sta senz’altro nelle enormi difficoltà che gli imprenditori del meridione trovano nell’accesso al credito agevolato, per il resto i nostri imprenditori nonostante maggiori sacrifici non hanno niente da invidiare ai colleghi settentrionali. In quanto si continuano a trovare, soprattutto in un momento di crisi, le porte sbarrate proprio da parte degli istituti di credito. Fin quando le banche continueranno a chiedere garanzie materiali agli imprenditori e non dare fiducia alle loro potenzialità e alle idee, come si verifica da decenni nei paesi anglosassoni,sarà sempre difficile fare impresa sopratutto nel meridione.Considerando inoltre che viviamo in un paese che importa la maggior parte di materie prime, seppure i nostri artigiani da sempre sono rinomati in tutto il mondo per quell’enorme abilità nel trasformarle in prodotti esemplari, nel frattempo continuiamo a scontrarci con discriminazioni del genere. Infatti la esclusione da un evento di così planetaria importanza, quale la Fiera del Salone del Mobile di Milano,potrebbe senz’altro condizionare il programma di lavoro di tanti artigiani del legno che in un momento del genere potrebbe significare anche il fallimento.Quindi se continuano a sussistere fenomeni del genere, oltre ai continui ostacoli da parte del governo e delle banche, colmare il divario di cui si parla diventa una impresa impossibile. Salvatore Caccaviello.