Diario Politico©Raffaele Lauro,  Italia

Il gioco al massacro delle nuove “dipendenze” nella società contemporanea

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di Luigi Intoccia*

Nel folle volo

Le caratteristiche della dipendenza consistono in un ricorrente comportamento volto a soddisfare necessità ossessive che nulla hanno a che vedere con il desiderio di appagamento. Quando parliamo di dipendenza naturalmente rievochiamo la classica  figura dell’uomo con la siringa all’angolo della strada o del beone che si aggira barcollante per i vicoli bui per finire stramazzato su di una panchina a smaltire la sbornia. Siamo nel terzo millennio, un’epoca che, oltre a l’euro, ci mette di fronte a nuove dipendenze: forme molto più subdole, meno visibili. Esse si nascondono dietro la normalità, sono all’interno della vita quotidiana e spesso non le riconosciamo. Ma se hanno parvenze di normalità, come divengono patologiche? La chiave di volta è racchiusa in una semplice frase: “la dipendenza nasce dove muore il divertimento, dove si smette di ridere e di giocare”…

La dipendenza è perdita di autocontrollo. Tecnicamente l’individuo è eccessivamente assorbito da un’attività, investendo quantità crescenti di tempo e denaro, cercando ripetutamente e senza successo, di ridurre o interrompere il suo coinvolgimento. Viviamo, purtroppo,  in un mondo ipocrita dove menti scellerate hanno inventato il bingo, il superenalotto, le nuove schedine, tutto per fare leva sulle speranze di una vita più agiata. Ed in questo gioco al massacro nessuno di noi può dichiararsi innocente. Proviamo ad entrare nelle nostre intime realtà, proviamo a guardare nelle nostre case. E’ comodo vedere i nostri figli giocare inchiodati dinnanzi ad una console con i  videogiochi; rimangono a  casa, al sicuro e questo ci tranquillizza. La verità è che la nostra superficialità ci porta ad abdicare al nostro ruolo educativo, lasciando che le parti migliori del nostro futuro si sciolgano le meningi in un campo di battaglia virtuale. Li lasciamo scorazzare su internet, dove la pornografia si affaccia ad ogni link, generando forme incontrollate di pornodipendenza. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: sotto il pelo dell’acqua c’è un mondo di devianze come lo shopping compulsivo, il gioco d’azzardo patologico, le scommesse su internet, i social network, le dipendenze da cellulari e tablet. Siamo coscienti dei rischi, ma continuiamo a ripetere a noi stessi che  il mondo che va così. Se analizziamo il problema da un punto di vista psicologico,   troviamo che i sentimenti alla base della compulsione vanno ricercati nella rabbia, nella frustrazione, nei sogni repressi, nella depressione, per non parlare del senso di onnipotenza che esplode dentro di noi quando vinciamo. Il vero problema non è giocare o stare dinnanzi ad una console per ore. Il vero problema è sottrarre tempo alla parte più bella della nostra vita. Gli esseri umani sono animali di società, fatti di sentimenti, di sorrisi, di sguardi, di contatti fisici. Questo è quello che perdiamo comunicando con gli sms o chattando. In fondo siamo sempre più soli. Abbiamo inventato le macchine per guadagnare tempo e lo usiamo nei modi più stupidi. E gli adolescenti sono quelli più a rischio. I nostri figli devono stare dinnanzi al computer non più di un’ora al giorno, devono socializzare, fare sport, uscire con gli amici. Noi genitori dobbiamo intervenire, parlare con loro, creare un dialogo che sia un’intercapedine comunicativa tra il mondo online e quello reale. Perché solo vivendo la compagnia degli altri aiuteremo noi stessi ed i nostri figli a superare le debolezze, le insicurezze e le ansie sociali. Certo esistono validi interventi come le psicoterapie comportamentali, quelle individuali, i gruppi di self help (di autoaiuto), persino alcuni farmaci possono essere d’ausilio. Ma il vero nodo della questione è che questi comportamenti, nostri e dei nostri figli, vanno presi sul nascere: meglio ancora se si evita del tutto che nascano. Abbiamo il dovere di intervenire adesso. Su noi stessi e sulle persone che amiamo. Prima che sia troppo tardi.

* medico psichiatra Torre del Greco, giornalista

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