Ristorazione e fisco: arriva il “tovagliometro”
La più recente invenzione dell’Agenzia delle Entrate per contrastare l’evasione fiscale e scoprire il nero soprattutto nel settore delle ristorazione si chiama “tovagliometro“: in base al numero di tovaglioli consumati e portati in lavanderia dal ristoratore e dall’albergatore si potrà determinare il numero effettivo dei coperti, cioè delle persone che hanno consumato un pasto in un locale.
Ad annunciarlo Attilio Befera, direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, che stamane in audizione parlamentare ha illustrato le ultime novità in materia di lotta all’evasione. Cambierà il redditometro per le famiglie che già sarebbe dovuto andare a regime a giugno, ma alcuni ritocchi necessari a garantirne l’ottimale applicazione hanno provocato lo slittamento di qualche mese di questo nuovo misuratore della coerenza tra redditi dichiarati e tenore di vita delle famiglie. La novità rappresentata dal “tovagliometro” è indice della determinazione del fisco a voler stanare in particolare nel settore della ristorazione fasce di evasione ritenute ancora consistenti col risultato di aggiungere altri grattacapi ai gestori delle aziende che dovranno tenere in assoluta considerazione l’uso dei tavoglioli di pezza da parte della clientela, perchè in base al loro numero si potrà determinare con maggiore precisione il numero dei clienti del locale…
Il dato che scaturisce dal conteggio viene poi confrontato col numero delle ricevute emesse. Un metodo, contestato a suo tempo, ma che è stato avallato dalla Cassazione con una sentenza che risale al 2007. Saranno adottati anche altri indizi per valutare esattamente la corrispondenza tra il numero di tovaglioli lavati e i coperti contabilizzati in ricevuta fiscale. Se poi si decide di usare prevalentemente tovaglioli di carta allora il conteggio potrà risultare più complesso visto che la carta non è sottoposta a lavaggio. Sarà sicuramente interessante capire come effettivamente il tovagliometro può trovare applicazione o se non sia l’ennesima trovata con cui complicare la vita e la gestione corrente dell’impresa alberghiera e ristoratrice. Nella lotta all’evasione, sino ad oggi, non sono mancate idee originali quanto estemporanee per scovare gli evasori che certamente sapranno trovare la strada giusta per contrastare l’accertamente da “tovagliometro”. A questo punto sarebbe più logico “imporre” il pagamento informatizzato obbligatorio del conto con carta di credito o bancomat, circostanza che documenterebbe contemporaneamente la spesa del cliente e l’incasso del gestore consentendo un riscontro incrociato. Anche qui i controlli e le sanzioni possono validare l’efficacia dello strumento di pagamento: i trasgressori verrebbero puniti con una forte ammenda e con la chiusura obbligatoria ad horas dell’esercizio per almeno un mese. Per le attività stagionali la trasgressione accertata verrebbe fatta scontare nel secondo o nel penultimo mese di attività stagionale ordinaria. Scandagliando i nostri finanzieri rigorosamente in borghese nei locali italiani a ora di pranzo e cena con l’obbligo di pagare il conto secondo le modalità previste si potrebbe presto redigere una mappa aggiornata del trasgressore-‘evasore testardo con prove inoppugnabili. A meno che non si ricorra a incentivare il pagamento cash applicando congrui sconti alla cassa o, in modo più originale, invitando i Consumatori a venire al ristorante muniti del proprio tovagliolo per ripulirsi il muso a tavola e riportaselo a casa…per la prossima occasione! Alla faccia del tovagliametro…
Un commento
Salvuccio
Pienamente favorevole!!!! É giusto che paghino per quanto realmente incassano! Bisogna frenare questa diffusissima abitutine di non fare le ricevute e gli scontrini!