Imposta patrimoniale in Italia per ridurre il debito pubblico
di Santolo Cannavale
Molti sostengono che in Italia una terapia antidebito è indifferibile. Sono apprezzabili ma non sufficienti gli interventi tesi a comprimere la spesa pubblica, motore impazzito che ingrossa il bilancio dello Stato ed ingessa l’economia. I ripetuti giudizi negativi delle agenzie di rating, nonostante tutto, spingono nella direzione di decisioni necessarie e non procrastinabili. Immagino che i programmi elettorali “in preparazione” – tutti, nessuno escluso – saranno molto evasivi su questo tema fondamentale per il futuro del nostro Paese. Per porre rimedio all’elevato debito pubblico italiano suggerisco e ripropongo quanto segue:
1) L’Italia decide da subito un’imposta patrimoniale del 5%, escludendo dal calcolo il valore della 1° casa. Con il ricavato di circa 350 miliardi di euro – su un patrimonio di 8.500 miliardi – si abbatte il debito pubblico da 1.970 a 1.600 miliardi di euro. I tassi sui BTP decennali scendono al 2%, al posto dell’attuale 6%. Si risparmiano miliardi di euro per interessi. La borsa moltiplica le quotazioni attualmente in “saldi”. Si restituisce valore alle aziende nazionali, oggi prede facili e poco costose di speculatori internazionali. Si creano le basi per la crescita.
2) La Banca Centrale Europea (BCE), coinvolta attivamente, condivide l’intervento ed “assorbe” titoli italiani per importo pari a quello introitato con l’imposta patrimoniale. Di fatto, quindi, l’effetto positivo sul debito pubblico si moltiplica. Tutti gli Stati europei interessati possono attuare una misura straordinaria simile a quella italiana. E’ ora che la BCE faccia la Banca centrale a 360°, come avviene negli USA.
3) In contemporanea: “replica ed applicazione” tra Italia e Svizzera dell’accordo stipulato il 13 aprile 2012 tra i Governi austriaco e svizzero che prevede: prelievo sui capitali austriaci trasferiti in Svizzera ad una tassazione media del 25% per il passato; per il futuro prelievi annuali alla fonte del 25% sugli interessi maturati.
Qualche “salvatore della Patria già sperimentato” immagina di utilizzare le eventuali entrate derivanti dall’accordo fiscale con la Svizzera – ho tantissimi dubbi sulla sua realizzazione – per compensare l’IMU sulla prima casa, da eliminare a tutti i costi perché “la cosa piace agli italiani e porta consensi”.
4) Attribuzione ai possessori di titoli statali della Grecia di nuove obbligazioni a copertura delle perdite maldestramente imposte nel marzo 2012 con l’avallo di Bruxelles. Trattasi di errore imperdonabile da sanare al più presto.
La consegna di obbligazioni a compensazione del danno ha valore di messaggio tranquillizzante ai risparmiatori circa l’acquisto di titoli emessi in euro dagli Stati dell’Unione europea. In caso contrario non si capisce perché i risparmiatori dovrebbero comprare titoli di Stato italiani, spagnoli, portoghesi, francesi, tedeschi, ecc., con il rischio – già sperimentato ad Atene – di decurtazione selvaggia e non concordata dei capitali prestati.
La mia idea di imposta patrimoniale al 5% vuole essere una scommessa del tipo “ultima spiaggia” per evitare il fallimento del nostro Paese e la disgregazione dell’Unione europea. Non si disconoscono le difficoltà e gli ostacoli, obiettivi e pretestuosi, per un intervento di questa portata.
Questa la scommessa e la sfida: vale la pena mettere in gioco il 5% del proprio patrimonio, escludendo dal calcolo il valore della prima casa, con la possibilità ragionata di salvaguardare il restante 95%?
E’ utile ed opportuno dare una spallata decisa al nostro debito pubblico e quindi un segnale fortissimo per placare la bramosia dei mercati che, giorno dopo giorno, stanno comunque “divorando” le nostre risorse (tassi al 6% sui titoli decennali), riducendo le probabilità di salvezza e sviluppo della nazione? Ricordo a me stesso i circa 90 miliardi di euro pagati dall’Italia sul suo debito a titolo d’interessi che in parte rilevante prendono la strada dell’estero. Quanti investimenti si potrebbero realizzare nel nostro Paese con i circa 40 miliardi di euro che regaliamo annualmente agli investitori stranieri?
E’ possibile in tal modo coinvolgere e convincere le “pigre” autorità di Bruxelles affinchè la BCE acquisti titoli italiani – nonché degli Stati europei per analoghe operazioni – in quantità pari all’incasso dell’imposta patrimoniale?
Dal mio punto di vista, nonostante tutto, nonostante la precarietà del Governo e la sgangherata organizzazione politica e burocratica italiana, metterei in conto il sacrificio del 5%, in aggiunta ai tanti già richiesti, auspicando che la situazione non sfugga di mano e diventi ingestibile. Nella circostanza i portatori di grossi patrimoni avrebbero l’onere ma innanzitutto il merito di poter salvare il nostro Paese, ridandogli dignità e capacità di ripartire: questa è una considerazione importante da evidenziare con forza.
Il Prof. Monti in varie occasioni ha chiarito – non so con quanta convinzione – che la tassa patrimoniale non fa parte del suo programma di governo. Mi auguro sinceramente che abbia in mente soluzioni alternative efficaci e condivisibili, tenendo presente però che il tempo utile a sua disposizione è pressoché scaduto.
Dispiace per l’occasione sciupata, davvero irripetibile, di un Governo “tecnico” in grado di realizzare interventi eccezionali e non convenzionali per rimettere sulla strada della normalità il nostro Paese.