Per la D.I.A. la Camorra c’è anche in Penisola Sorrentina
In questa estate calda, caldissima e infuocata come non mai è esploso il dibattito sulla presenza o meno della Camorra in Penisola Sorrentina partendo dai fatti di cronaca nera che hanno interessato la Marina di Vico Equense l’altra settimana. Un dibattito sicuramente utile perchè costringe la politica, ma non solo questa, a riflettere e a confrontarsi su un tema troppo serio per essere liquidato con approssimazione o superficialità, dando per scontato quello che invece assolutamente non lo è. Lasciando da parte la percezione che ciascuno di noi può avere del fenomeno camorristico comunemente inteso, quel che ci sembra utile richiamare all’attenzione generale è uno stralcio della voluminosissima relazione che la DIA ha presentato sull’argomento qualche settimana fa e che già abbiamo evidenziato su questo blog.
Ebbene gli esperti, quelli cioè che si confrontano in prima linea col crimine organizzato hanno decretato che la Camorra in Penisola Sorrentina c’è…E come che c’è se a esercitare il controllo sull’area è addirittura un cartello criminale egemone su una vasta area di territorio. Ad ogni buon fine e per rinfrescare la memoria ai protagonisti del dibattito riproponiamo questo passaggio della relazione della DIA: “…Nella città di Castellammare di Stabia, l’attuale struttura apicale del clan D’ALESSANDRO risulta essere gestita da Vincenzo D’ALESSANDRO (terzogenito di Michele D’ALESSANDRO ed allo stato detenuto sottoposto al regime detentivo del 41 bis O.P.), cugino di primo grado di Salvatore BELVISO – tra gli esecutori materiali dell’omicidio del Consigliere Comunale Luigi TOMMASINO – unitamente a CAROLEI Paolo ; quest’ultimo, si ricorda, fautore dell’attuale alleanza con il clan DI MARTINO-AFELTRA insistente sulla zona dei Monti Lattari e del Monte Faito. Si tratta di un cartello criminale egemone su una amplissima fetta di territorio a sud della città di Napoli che comprende l’intero circondario che abbraccia i Comuni di Gragnano, Castellammare di Stabia fino ai Monti Lattari ed ad un’ampia fetta della stessa Penisola Sorrentina, nato proprio in conseguenza di un patto federativo stretto tra il gruppo camorristico dei DI MARTINO ed i D’ALESSANDRO per il tramite di CAROLEI Paolo ed ampiamente delibato da attività investigative, corroborate dal contributo dichiarativo di collaboratori di giustizia. La figura del CAROLEI si è distinta gradulamente come la vera mente economica e finanziaria del sodalizio, al quale sono stati conferiti diretti poteri gestionali in particolar modo in relazione al riciclaggio e reinvestimento dei proventi illeciti acquisiti dal clan D’ALESSANDRO. Le indagini condotte nell’ambito delle operazioni “Golden Goal” e “Golden Goal 2” hanno dimostrato come il clan D’ALESSANDRO, attraverso la figura di CAROLEI Paolo e dei soggetti allo stesso direttamente collegati, abbia acquisito – tramite prestanome – la gestione ed il controllo di punti scommesse del circuito INTRALOT ubicati nel territorio di Castellammare di Stabia.
L’agguato alla Marina di Vico Equense rientra perciò nel novero degli eventi che possono verificarsi in aree dove il crimine organizzato agisce più o meno evidentemente. E poi: dove sta scritto che se la camorra decide di ammazzare qualcuno che si “rifugia” per la festa in Costiera non lo fa in nome di una speciale premura di rispetto o di porto franco per questo territorio? Piuttosto la morfologia dei luoghi sorrentini è poco idonea alle fughe e ai nascondigli: tant’è che i killer a Vico sono venuti dal mare e nel mare si sono dileguati! L’accaduto non ci può e non ci deve scandalizzare più di tanto, preoccuparci si perchè conferma che cadono quei tabù che rendevano off-limits quest’area a certe azioni, non a certi personaggi che in Costiera se ne vanno tranquillamente in giro per vacanze e per cene, ogni tanto beccati e allontanati con qualche foglio di via o con l’arresto. Ricordiamo addirittura l’azione degli agenti dell’FBI ai Colli di Fontanelle qualche anno fa dove un pericoloso killer della mafia soggiornava in B&B. Ora la politica una cosa la può fare, se vuole: attivare le sentinelle amministrative affinchè quegli interessi criminosi travestiti legalmente non attecchiscano alimentando i business dei malavitosi con la cravatta che comunque li girano i nostri Municipi! Un’altra è quella di vigilare sulle attività considerate naturalmente a rischio: giochi e compro oro e affini, ma soprattutto l’edilizia e l’immobiliare. Infine salvaguardare il territorio perchè la camorra imprenditrice in Costiera ne ha fatti di affari e ne continuerà a fare in modo più o meno legittimo e con la compiacenza di una politica assente o incapace di contrastarla efficacemente. Chi poi vuole spacciare la Costiera alla stregua di un’oasi per sentirsi a posto con la coscienza e per non pregiudciare gli interessi della principale impresa, quella turistica, commette un gravissimo errore, forse anche in malafede, su cui bisogna agire in modo tempestivo e concreto. Sicuramente è anche questione di sensibilità e di percezione del problema visto che da mesi se ne discute proprio in riferimento a precisi atti amministrativi nelle assemblee civiche sorrentine. Se politici nazionali incalzano gli Amministratori locali a mantenere elevato il livello di guardia su questo tema, se gli addetti ai lavori ne parlano e ci indicano, come ha fatto recenemente proprio il Procuratore Cafiero De Raho a Sorrento, dove esercitare il controllo per contrastare il crimine organizzato, se pure il nuovo Vescovo di Sorrento-Castellammare avverte l’esigenza di fare sentire la propria voce e di compiere gesti significativi per contrastare la cultura e la mentalità camorristica, allora l’interrogativo sul “c’è o non c’è la camorra in penisola sorrentina” è assolutamente fuori luogo. Anche perchè ci sono tante forme di camorra intendendo col termine quella mentalità che “…fa della prepotenza, della sopraffazione e dell’omertà i suoi principali punti di forza. Il confine tra l’appartenenza ad un clan camorristico e il vivere in una mentalità camorristica diffusa, il più delle volte è labile ed etereo e, in alcuni particolari ambienti sociali, una divisione netta tra le due cose potrebbe risultare non facilmente rilevabile. In molti casi gli atteggiamenti di continuità con comportamenti camorristici riguardano anche professionisti, imprenditori e politici, fino a generare, in diversi casi, contiguità e collaborazione continuata tra intere amministrazioni locali, imprenditorialità e la criminalità organizzata. Questo tipo di commistione viene definito recentemente sistema, termine gergale degli ambienti criminali campani” (wikipedia). Per coloro che vogliano approfondire il tema della camorra come prepotenza suggeriamo questo link.
Un commento
Raffaele Sorrentino
Noooo ma che dice la DIA, hanno ragione i vari Sindaci Cinque e company, non si tratta di camorra, la camorra non c’è mai stata in penisola!
Grazie al direttore per questo documento che sbugiarda in modo palese affermazioni infondate e propagandistiche. La camorra c’è, non spara perché non conviene sparare in un territorio turistico dove hanno investito milioni di euro, tutto qui.